In vista di un possibile cambio di governo dopo le elezioni, discussioni nel centro-sinistra sul “che fare” dei dirigenti nominati per meriti “politici” dal centro destra. Bassanini, possibilista, vorrebbe tenerli se hanno lavorato bene. Il sindacato, più diffidente, si chiede: lavorato bene “per chi”?
Articolo di Andrea Scaglione
Nel centro-sinistra si dibatte su spoil system, clientelismo e valutazione dei dirigenti. Semplificando e colorando, l’interrogativo che ci si pone è: “Qualora l’Unione vinca le prossime elezioni politiche, dovrà o non dovrà fare prigionieri?”
L’interrogativo è emerso nel corso del convegno: “Il lavoro che cambia nella Pubblica Amministrazione” organizzato dalla Direzione nazionale DS, lo scorso 17 novembre, presso la sede della Camera di Palazzo Marini.
L’interrogativo è emerso nel corso del convegno: “Il lavoro che cambia nella Pubblica Amministrazione” organizzato dalla Direzione nazionale DS, lo scorso 17 novembre, presso la sede della Camera di Palazzo Marini.
Secondo l’autorevole senatore Franco Bassanini, “nella prossima legislatura l’Unione non dovrà mettere in pratica lo spoil system. Daremo l’esempio valutando i dirigenti pubblici per quello che hanno fatto”.
Il lavoro dei dirigenti pubblici, ha spiegato l’ex ministro della Funzione Pubblica, deve essere misurato attraverso indicatori quantitativi e qualitativi. Dovranno essere valutate le prestazioni e non le appartenenze. Se andrà al governo nella prossima legislatura, l’Unione non cercherà clientele nella pubblica amministrazione ma promuoverà un serio controllo di gestione.
Il lavoro dei dirigenti pubblici, ha spiegato l’ex ministro della Funzione Pubblica, deve essere misurato attraverso indicatori quantitativi e qualitativi. Dovranno essere valutate le prestazioni e non le appartenenze. Se andrà al governo nella prossima legislatura, l’Unione non cercherà clientele nella pubblica amministrazione ma promuoverà un serio controllo di gestione.
Le perplessità
Il “buonismo” efficientista di Bassanini non convince Salvatore Bosco, Segretario Generale della UIL pubblica amministrazione, che riaccende la discussione domandando: “Gli ultimi cinque dirigenti nominati dal Ministro delle comunicazioni provengono tutti dall’esterno anziché da ruoli interni, tutti e cinque hanno una ben nota appartenenza politica, questi dirigenti dovranno essere riconfermati da un eventuale ministro di centro-sinistra?”. Che tradotto significa: ammesso e non concesso che questi personaggi abbiano lavorato bene, un ministro di centro-sinistra potrà fidarsi di loro e affidargli l’esecuzione delle azioni di governo?
Carlo Podda, Segretario Generale della CGIL-Funzione Pubblica, rincara la dose: “Da diverso tempo, troppo tempo, i contratti di lavoro di alcuni settori del pubblico impiego, già sottoscritti dalle parti, attendono di diventare operativi e giacciono per la firma sulla scrivania di un certo dirigente del Ministero dell’Economia. Come giudicare l’operato di questo personaggio? Certamente il suo ruolo dovrebbe essere garantito dalle ingerenze politiche ma la sua azione dovrebbe essere valutata anche rispetto a questi comportamenti. Ciò detto, il nuovo Governo che verrà, se verrà, non potrà che valutare in modo complessivo l’operato di quel dirigente, tanto più se questi ha accettato, se non addirittura ricercato, collocazioni burocratiche per meriti di appartenenza politica. E tanto più se nella sua carriera ha cambiato casacca due o tre volte”.
La conversione
La cosa più interessante da notare, in tutto il dibattito, è l’improvvisa (e apprezzabile) “conversione” di Bassanini, storicamente proprio il padre dello spoil system, il sistema con il quale – imitando gli americani – è stato dato un primo duro colpo al principio, solennemente affermato dalla Costituzione, dell’imparzialità della pubblica amministrazione. Sistema che il ministro del centrodestra Frattini, ovviamente alla “cicero pro domo sua”, ha poi avuto buon gioco a perfezionare.
Il “buonismo” efficientista di Bassanini non convince Salvatore Bosco, Segretario Generale della UIL pubblica amministrazione, che riaccende la discussione domandando: “Gli ultimi cinque dirigenti nominati dal Ministro delle comunicazioni provengono tutti dall’esterno anziché da ruoli interni, tutti e cinque hanno una ben nota appartenenza politica, questi dirigenti dovranno essere riconfermati da un eventuale ministro di centro-sinistra?”. Che tradotto significa: ammesso e non concesso che questi personaggi abbiano lavorato bene, un ministro di centro-sinistra potrà fidarsi di loro e affidargli l’esecuzione delle azioni di governo?
Carlo Podda, Segretario Generale della CGIL-Funzione Pubblica, rincara la dose: “Da diverso tempo, troppo tempo, i contratti di lavoro di alcuni settori del pubblico impiego, già sottoscritti dalle parti, attendono di diventare operativi e giacciono per la firma sulla scrivania di un certo dirigente del Ministero dell’Economia. Come giudicare l’operato di questo personaggio? Certamente il suo ruolo dovrebbe essere garantito dalle ingerenze politiche ma la sua azione dovrebbe essere valutata anche rispetto a questi comportamenti. Ciò detto, il nuovo Governo che verrà, se verrà, non potrà che valutare in modo complessivo l’operato di quel dirigente, tanto più se questi ha accettato, se non addirittura ricercato, collocazioni burocratiche per meriti di appartenenza politica. E tanto più se nella sua carriera ha cambiato casacca due o tre volte”.
La conversione
La cosa più interessante da notare, in tutto il dibattito, è l’improvvisa (e apprezzabile) “conversione” di Bassanini, storicamente proprio il padre dello spoil system, il sistema con il quale – imitando gli americani – è stato dato un primo duro colpo al principio, solennemente affermato dalla Costituzione, dell’imparzialità della pubblica amministrazione. Sistema che il ministro del centrodestra Frattini, ovviamente alla “cicero pro domo sua”, ha poi avuto buon gioco a perfezionare.