Care Amiche e cari Amici,
vi indirizziamo questo appello nella convinzione che sia urgente mobilitarsi per contrastare la deriva che sta portando la nostra Repubblica a trasformarsi in uno Stato confessionale, con le encicliche papali al posto della Costituzione. Uno Stato in cui l'invadenza del Vaticano, i suoi diktat e i suoi niet non solo condizionano sempre più gli orientamenti delle forze politiche e l'attività legislativa ma arrivano anche ad incidere sulla formazione e sopravvivenza delle compagini di governo.
L'ingerenza nella crisi
La fine anticipata della XV legislatura non è ovviamente dovuta all'ingerenza vaticana. Ma non è casuale che la spallata dell'ultrà cattolico Mastella sia arrivata dopo un crescendo di attacchi al governo Prodi ad opera delle gerarchie di oltre Tevere: a partire dall'accusa (non si sa se vera o inventata) di avere scoraggiato il Papa dal presenziare all'inaugurazione dell'anno accademico alla Sapienza fino all'analisi distruttiva fatta dal cardinale Bagnasco nella sua prolusione alla Conferenza episcopale. Lo ha confermato il commento “a caldo” di due autorevoli cardinali di curia, Giovanni Cheli e José Saraiva Martins – “La crisi del governo Prodi è dipesa da una mancanza di dialogo che ha penalizzato in modo particolare i valori cattolici” – che tradisce, nonostante la smentita ufficiale del Vaticano, i motivi reali per cui il plurindagato ex ministro della giustizia, che non a caso il 21 gennaio aveva avuto un contatto diretto con Bagnasco durante l'Angelus trasformato in manifestazione politica, ha fatto precipitare la crisi due giorni dopo aver assicurato a Prodi l'appoggio esterno.
Un'avvertenza a futura memoria
Prodi non era stato abbastanza allineato ed è stato punito, questa la lezione che si legge neppure tanto controluce nella crisi del centrosinistra, e che deve servire da monito per qualunque futuro governo. I due alti prelati hanno criticato la mancanza di dialogo ma è evidente che non di dialogo parlavano realmente – perché di quello ce n'è stato sin troppo nel governo e in Parlamento a proposito di famiglia e degli altri valori bioetici – ma di “obbedienza”. Dovevano essere sanzionati – colpiscine uno per educarne cento – un governo e una maggioranza per molti versi ossequienti, che hanno aumentato i finanziamenti a scuole e ospedali cattolici, confermato l'esenzione dall'Ici degli immobili speculativi del Vaticano e dato numerose altre prove di fedeltà ma che avevano osato patrocinare, anche se in una versione via via più edulcorata, i progetti di legge sulle unioni civili, potevano indursi a rivedere, sotto la spinta della magistratura, le direttive oscurantiste della legge sulla fecondazione assistita, mettere in approvazione al Senato un disegno di legge sul testamento biologico. Così come l'8 dicembre erano stati fatti oggetto a sorpresa di brutali richiami all'ordine da parte del Pontefice in persona, nonostante nelle settimane precedenti avessero approvato lauti finanziamenti per gli oratori e si fossero opposti all'istituzione dei registri civili per le coppie di fatto, i dirigenti politici di Roma e del Lazio recatisi alla cerimonia dell'Immacolata per esprimere la loro devozione. Anche qui l'obiettivo dell'attacco era preciso: prevenire qualunque velleità potesse in futuro manifestarsi sulle unioni civili e respingere la minaccia di una stretta ai finanziamenti agli ospedali vaticani da parte della regione Lazio, attanagliata da gravi problemi finanziari.
Ma dopo l'ingerenza nella crisi si registra oggi un'ancora più macroscopica ingerenza nel dopo crisi, se è vero che dopo il burrascoso colloquio telefonico di Casini con Gianni Letta che gli riferisce la decisione di Berlusconi di unirsi con Fini in un nuovo partito, “la prima persona a cui il preoccupatissimo leader dell'Udc telefona per chiedere aiuto una volta giunto a Bologna” – riferiscono le cronache – “è il cardinale Ruini”. Il quale nei giorni successivi non mancherà di svolgere appropriati interventi perché “non scompaia dalla scena politica italiana il partito che si richiama ai valori cattolici”. Stiamo parlando del partito che vanta tra i propri vertici il pregiudicato Cuffaro e i deputati che organizzano festini a luci rosse negli alberghi romani.
Un'invadenza a tutto campo
Non siamo certo nuovi alle invasioni di campo della gerarchia cattolica, da sempre intenzionata a piegare le leggi dello Stato ai propri diktat: boicottando la partecipazione al referendum sulla fecondazione assistita, organizzando manifestazioni contro i patti civili di convivenza, opponendosi alla possibilità (consentita da una convenzione internazionale cui ha aderito l'Italia) di sottoscrivere il testamento biologico, demonizzando la pillola del giorno dopo, sostenendo la revisione della legge sull'aborto, avversando il “divorzio breve”, vietando l'uso dei profilattici a tutto vantaggio dell'Aids e della diffusione delle malattie sessuali ma anche pronunciandosi su questioni che nulla hanno a che fare con la bioetica come l'ammissione della Turchia nella UE (il prezzo pagato per aver consentito la visita di papa Ratzinger), i contenuti delle leggi finanziarie, le intercettazioni telefoniche. Per non parlare di azioni autenticamente eversive come invitare i farmacisti a non dispensare medicine e i magistrati a non applicare leggi ritenute contrarie alla morale cattolica.
Tutto ciò mentre la Chiesa continua ad incassare dallo Stato i congrui contributi dell'8 per mille anche da parte dei contribuenti che non hanno effettuato alcuna scelta, partecipa sostanzialmente alla ripartizione del 5 per mille, fa finanziare dalla Presidenza del consiglio i suoi giornali, riceve da Stato, regioni, province e comuni congrui contributi per ammodernare il suo vastissimo patrimonio immobiliare, pretende l'esonero dall'ICI anche per gli edifici destinati ad attività commerciali, decide l'assunzione degli insegnanti di religione e si oppone all'insegnamento dell'evoluzionismo.
Particolari significativi, spesso poco conosciuti, fanno capire che nonostante l'avvento della Costituzione repubblicana, quella cattolica è in realtà ancora la religione di Stato come ai tempi della monarchia fascista dei Savoia. Lo dimostra il fatto che non sia possibile eliminare dalle aule dei Tribunali – che dovrebbero essere ideologicamente super partes – l'emblema del crocefisso, o che l’Italia non possa modificare di sua iniziativa il sistema dell’8 per mille, contenente la nota gherminella a favore della Chiesa cattolica, perché è consacrato negli allegati ai “nuovi patti lateranensi” lasciatici in eredità da Bettino Craxi. E pochi sanno che il nostro Stato non può neanche modificare le festività civili coincidenti con quelle religiose perché anche queste sono incorporate in quel trattato. Una situazione di pressoché totale sudditanza, scalfita soltanto da coraggiose sentenze della magistratura come quelle che si sono pronunciate sul caso Welby, hanno stabilito la legalità del testamento biologico o dichiarato illegittime le direttive ministeriali sulla legge 40.
Una Presidenza che asseconda la deriva confessionale anziché contrastarla
In occasione dell'ultima crisi di governo, l'intromissione nella nostra dialettica politica ha però raggiunto limiti che mettono in discussione la stessa sovranità dello Stato. Di fronte a questa situazione è grave rilevare la mancanza di reazioni appropriate, non solo nei grandi media ma anche da parte delle nostre Autorità, a cominciare da colui che dovrebbe essere il più convinto custode della laicità dello Stato e della sua autonomia e indipendenza, e cioè il Presidente della Repubblica. Che non solo non si è mai levato a protestare contro le incredibili ingerenze del Vaticano – ad esempio quando ha dato ufficialmente delle assassine alle donne che praticavano l'aborto in applicazione di una legge dello Stato, creando una vera psicosi antiabortiva alla base di allucinanti episodi di caccia alle streghe come l'intervento di polizia all'ospedale di Napoli – ma anzi non ha perso occasione per invitare il Parlamento a legiferare, sui temi eticamente sensibili, in accordo con la Chiesa cattolica. Ben sapendo che poiché la Chiesa pretende di essere portatrice di valori “non negoziabili”, legiferare in accordo con essa significa o legiferare sotto sua dettatura o non legiferare affatto. Ciò che appunto è accaduto nelle ultime due legislature. E' una fortuna che i nostri Presidenti e i principali uomini di governo del tempo fossero di ben diversa tempra, altrimenti saremmo ancora al divorzio della Sacra Rota e al pronto soccorso delle mammane.
Addirittura il nostro Presidente – che all'indomani della protesta dei docenti della Sapienza si era affrettato a mandare una lettera di scuse al Santo Padre – in una intervista a Repubblica del 17 gennaio è arrivato ad affermare che l'art. 7 della Costituzione sancisce “la collaborazione” tra Stato e Chiesa, manipolandone totalmente il significato. Come se già non bastasse l'ossequio riverente dei cattofascisti, l'obbedienza prona dei nove decimi dei partiti di governo o di opposizione, l'attenzione spasmodica data dai media cartacei e televisivi a qualunque esternazione degli atei devoti che danno un supporto multiculturale alla voglia delle gerarchie cattoliche di fare i conti una volta per tutte, in nome del pensiero unico – con spallate sempre più arroganti allo spirito della Costituzione e dello stesso concordato – con la modernità, la secolarizzazione, i valori dell'illuminismo e del pluralismo e – a ben guardare – con le stesse ispirazioni più autentiche della cristianità.
Non unirsi sarebbe un delitto
In questo panorama davvero tragico è indispensabile riuscire a creare un'aggregazione tra tutte le centinaia di associazioni che formano in Italia la galassia del laicismo, ciascuna dedita a obiettivi particolari ma tutte ispirate a principi comuni di opposizione a qualunque tipo di fondamentalismo. Purtroppo, l'individualismo e il soggettivismo che caratterizzano la coscienza laica sono sempre stati di ostacolo a un’azione comune, e questa frammentazione non ci dà modo di fare valere le nostre istanze in modo efficace di fronte a partiti che prendono in considerazione solo i numeri dei potenziali elettori.
Ma almeno in questa fase di emergenza per la laicità delle istituzioni dovremmo cercare di cambiare per essere uniti il più possibile. E’ ormai diventato fondamentale, a nostro avviso, lavorare per la creazione di un nuovo soggetto laico, che senza nulla togliere all'autonomia e all'indipendenza delle nostre organizzazioni possa operare in modo unitario per opporsi alla deriva apparentemente inarrestabile verso uno Stato confessionale.
Noi facciamo appello a tutte queste forze disgregate ma ci rivolgiamo anche ai seguaci di altre chiese, come i valdesi, agli adepti di molte confessioni protestanti e di altre religioni come i buddisti come anche ai gruppi cattolici “dissidenti” che mostrano grande apertura verso le tematiche bioetiche. Tra noi ci sono persone di convinzioni atee ma anche persone religiose, cattoliche e non cattoliche: tutte convinte, però, che i principi della religiosità debbano essere vissuti nel foro della propria coscienza e non possano essere imposti agli altri con la forza della legge.
Per questi fini, per la difesa dello Stato laico, che in ultima analisi significa difesa della libertà delle nostre coscienze, riteniamo indispensabile organizzarci per tenere entro breve un grande raduno nazionale – quelli che potremmo chiamare gli Stati generali del mondo laico – con l’obiettivo di dare vita a una federazione laica, coordinata e rappresentata da personalità di forte spessore culturale, in grado di inserirsi nel dibattito politico del nostro paese. Non pensiamo certo ad una organizzazione simil-partitica ma ad una lobby laica, che possa far sentire la propria voce fuori dal coro dei prelati, dei politici ginocchioni al mattino e attivi a luci rosse la sera, dei campioni della fede che hanno fondato sul sottogoverno il loro impero politico, degli ex confidenti della Cia inginocchiati sempre dalla parte da cui tira il vento e ora addirittura assurti a maestri di morale pubblica.
Non pensiamo certo che costoro debbano essere ridotti al silenzio: hanno tutto dalla loro parte, soldi, giornali, televisioni, partiti. Non si dica, come è stato fatto con i professori della Sapienza, che vogliamo imporre la censura al Papa, figuriamoci. Semmai quelli che nei secoli hanno subito bavagli, censure, messe all'indice, torture, sono i laici e gli eretici di qualunque confessione. Essere lieti di ogni possibilità di dialogare fa parte del nostro Dna. Però non siamo affatto lieti quando il dialogo diventa un monologo da ascoltare in ginocchio e la cui verità è data a priori. E soprattutto non siamo lieti quando si pretende a tutti i costi che questa presunta verità diventi legge dello Stato in grado di coartare tutti, credenti e non credenti.
E' per questo, care Amiche ed Amici delle diverse associazioni, gruppi, comunità che credono nei principi della libertà di coscienza e della laicità delle istituzioni, che proponiamo di unire le nostre forze in una qualche forma di aggregazione, da costruire insieme. Per far sì che un domani non ci tocchi di dire che potevamo fare qualcosa e non l'abbiamo fatto. Le adesioni che potrà raccogliere questo documento ci aiuteranno a capire se la strada che proponiamo è realmente percorribile.
Edoardo Semmola – Giulio Cesare Vallocchia