Riconosciuto il ruolo che Lei svolge come direttore, devo dire che mentre accetto che il suo sia il giornale della destra, così come Repubblica è (era?) quello della sinistra, accetto meno volentieri che sia sempre più il giornale dei Vescovi: quasi, si direbbe, una specie di House organ della Cei, tanto è lo zelo, al limite del bigottismo, che sfoggia nelle crociate che intraprende per mostrare sempre e solo in positivo le posizioni delle gerarchie vaticane e sempre e solo in negativo quelle dei laici.
Tanto per dire, ancora due settimane fa Lei è stato l'unico a censurare la notizia, che il Corriere – non certo un giornale “laicista” – aveva dato con grande risalto addirittura in prima pagina, delle clamorose dimissioni dovute dare dal vescovo irlandese Magee, segretario di tre Papi, per via di un grave scandalo di pedofilia. Come se voi riteneste che le sane convinzioni religiose dei vostri lettori debbano essere tenute al riparo da certe brutte notizie. Mi lasci dire che questo non è un bel modo di fare giornalismo.
Ma censurare è una cosa, falsificare è un'altra. Con grande stupore ho letto l'altro ieri un trafiletto in cui Michele Brambilla, volendo sfatare la disinformacja anticattolica circolante, a suo dire, sul processo di Galileo, sostiene una tesi che è poco definire umoristica, e cioè che anche la Chiesa era perfettamente convinta, come lui e come Copernico – polacco e quindi, va da sé, “cattolicissimo” – che fosse la terra a girare intorno al sole e non viceversa. La colpa di Galileo sarebbe stata aver abbracciato questa tesi (ma non l'aveva abbracciata anche la Chiesa?) quando non era ancora stata provata sperimentalmente. Di qui la sua condanna. Emessa quindi dai cardinali – se ne deduce – in nome della scienza; per onorarla, e non per comprimerla.
Mi domando dove abbia letto queste cose il Brambilla, forse sul bollettino della parrocchia? Gliele ha raccontate il professore di religione ai tempi del liceo? Perché non ha pensato di perdere due minuti per documentarsi prima di propinarle ai lettori? Non dico di arrivare alle altitudini della Treccani (invisa, capisco, oggi che la presiede Amato) ma almeno uno sguardo a Wikipedia poteva darlo. O meglio ancora poteva fare ricorso alla snella enciclopedia “L'Universale”, pubblicata guarda caso proprio da "Il Giornale", dove a pag. 605, voce "Galilei Galileo", avrebbe potuto leggere la frase seguente: "Nel 1623 delineò ne Il Saggiatore il metodo della scienza moderna. Sostenitore del sistema eliocentrico copernicano, entrò in conflitto con la Chiesa, che sosteneva la teoria geocentrica; dopo la pubblicazione del Dialogo sopra i massimi sistemi fu chiamato a Roma per essere processato per eresia. Di età avanzata e malfermo di salute, abiurò le sue tesi; riconosciuto colpevole, fu condannato al confino ad Arcetri".
Altro che insegnamento libero e “ospitalità in ville lussuose” a spese del Vaticano, figuriamoci. I santi cardinali, dopo un breve periodo di soggiorni abbastanza liberi lo misero agli arresti domiciliari “perpetui” nella sua villa ad Arcetri, con proibizione assoluta di ricevere: solo i familiari, dietro preventiva autorizzazione, potevano fargli visita. In tarda età gli concessero, bontà loro, l'assistenza di due discepoli. Il grande scienziato dovette rimanere chiuso in casa senza mai potersi muovere fino alla morte. Quanto al cattolicissimo Copernico, la sua opera era stata sospesa il 5 marzo 1616 dalla Santa Congregazione dell'Indice "usque corrigatur".
Le colpe di Galileo, che nel dialogo “Sopra i due massimi sistemi” aveva osato teorizzare la prevalenza, nella ricerca delle verità naturali, della scienza sulle Scritture, erano effettivamente gravi. Per non finire al rogo, la giusta punizione prevista in questi casi, dovette scrivere sotto dettatura dei Cardinali e leggere in ginocchio davanti a loro un'abiura che è il documento più infame che uno scienziato abbia mai dovuto sottoscrivere. Gliel'allego insieme alla sentenza di condanna in cui ho fatto diverse sottolineature, così il Brambilla se le dà una rapida letta potrebbe chiarirsi le idee.
Dopo quasi quattrocento anni siamo tornati ai tempi del Cardinal Bellarmino. Con i vari Brambilla che fanno da tamburini della Reconquista. Mi permetto di suggerire alcuni spunti che l'omonimo della nostra prossima ministra del turismo con autoreggenti potrebbe sviluppare per primi in una nuova, istruttiva rubrica intitolata “Contro la disinformacja ai danni della Santa Chiesa Cattolica":
– La vera storia dei Catari, colpevoli della strage di duemila suore nei conventi del Roussillon
– Gli efferati pogrom degli ebrei nei ghetti dei cattolici polacchi
– L'invasione degli Atzechi a bordo di tre caravelle nella cattolicissima Spagna. Cacciati grazie all'aiuto miracoloso di Santiago di Compostela.
Giancarlo Fornari