IMMAGINIAMO UNA CHIACCHIERATA TRA AMICI

E' esagerato pensare che ormai la funzione storica dei valori  della rappresentanza democratica sia giunta a un punto di non ritorno, e che  un  consorzio di consorterie eversive e spregiudicate lobby affaristiche con il loro codazzo di zombi e anime morte, massoneria piduista, organizzazioni malavitose sia penetrato ai vertici dei dispositivi di comando? E che nella penisola siano almeno venti i milioni di persone coinvolte – volenti o nolenti – nel grande business delle tre  mafie  e che queste abbiano il controllo di una parte importante del territorio?  Esagerato domandarsi se non sia il caso – sempre che queste ed altre consimili ipotesi e congetture siano fondate – di prepararsi ad affrontare un'incombente e drammatica emergenza democratica?  Forse sì. Ma se ne può discutere, almeno tra amici.
Conversazione di Gian Carlo Marchesini e Carlo Alberto Rinolfi


G.C.M.  Immaginiamo che sia tutto vero. Immaginiamo anche per un solo istante che forze e logiche che nulla hanno a che spartire con la vita democratica, il bene pubblico e l’interesse collettivo, si siano saldamente impossessate del funzionamento del Governo e dello Stato. Ipotizziamo che un  consorzio di entità varie aduso da sempre a delinquere (consorterie eversive e spregiudicate lobbies affaristiche con il loro codazzo di zombies e anime morte, massoneria piduista, antiche e nuove organizzazioni malavitose), sia penetrato ai vertici dei dispositivi di comando di questo nostro fragile e prezioso Stato, del nostro Paese antico, glorioso e bello.

C.A.R.  Immaginiamo che la Politica  scaturita dalla rivoluzione liberale abbia esaurito il suo grande compito di inverare gli ideali dell’Ottocento e che sia tornata alla stagione pratica della pura Amministrazione. Supponiamo che i partiti, privi ormai della maschera  dell’ideologia, si manifestino per quello che sono: gruppi di pressione a vocazione territoriale e/o professionale  retti da burocrazie più o meno rinnovate. Supponiamo anche che il potere  che è sempre stato in mano non al gregge ma  a chi lo sa  accudire e conservare, sia oggi , già per la legge elettorale, più monocratico che democratico. Ammettiamo per un momento che questa sia una realtà condivisa da tutti coloro che si occupano di politica.

G.C.M.  Mettiamo che – per semplice e giocosa inclinazione al dubbio e per puro scrupolo – avesse ragione chi sostiene che chi ci governa costituisce corpo organico con la mafia, è stato ed è ancora saldo in cabina di regia nel premeditare e organizzare, o quantomeno lasciar compiere,  omicidi politici e stragi  che negli ultimi decenni hanno insanguinato l’Italia.

C.A.R.  Mettiamo che nella penisola siano almeno venti i milioni di persone interessate in qualche modo al grande business delle tre  mafie  e che queste abbiano il controllo di una parte importante del territorio.  E le bombe siano servita a fermare il cambiamento degli  antichi blocchi di potere dominanti e ad arrestare l’alleanza  tra lavoro e  il capitale industriale. Mettiamo anche  che questa sia storia  compiuta e impossibile da cambiare.

G.C.M.  Accettiamo, sempre per puro amor di congettura, l’ipotesi che a dirigere, o controllare, o inquinare e deviare dai loro costituzionali compiti e fini i gangli istituzionali più delicati di questo Paese – i servizi segreti, i gran consigli della magistratura, i vertici delle forze armate, ecc.  – si siano pesantemente insediati uomini espressione di un intreccio di interessi opaco e scarsissimamente sensibile, anzi idiosincraticamente ostile, ai valori democratici.

C.A.R.  E ipotizziamo che la funzione storica dei valori  della rappresentanza democratica sia giunta al capolinea, un punto di non ritorno che la condanna come  ormai statica e  inefficiente.

G.C.M.  E che nel governo, a dirigere dicasteri importanti per la vita economica, sociale e culturale di questo Paese, ci siano personaggi non all’altezza, non competenti, non giunti a quel ruolo dopo percorsi specchiati di esperienza, rigore e merito.

C.A.R.  E che questa sia un’antica abitudine di un sistema generale da sempre basato sulla cooptazione e non sul merito, sia esso di  governo o di opposizione. In un sistema monocratico aziendale con gli uomini decisivi eletti dall’alto, non i solisti  si mandano nei luoghi di combattimento più a rischio, e non servono i liberi pensatori.
Alla lunga l’esercizio della decisione porta sempre un vantaggio di competenze e informazione.  Quando poi la strategia è vincente anche i colonnelli non preparati hanno il tempo per formarsi. La crisi di mancanza di formazione è più evidente nell’esercito dell’opposizione e durerà sino a quando la una strategia non sarà  idonea alle nuove e attuali necessità.  Quest’ultimo, d’altra parte,  sembra essersi  specializzato nel distruggere al suo interno i solisti e l’innovazione. Come il governo usa i dossier per bloccare il dottor Marino e Rai Tre per incoronare Bersani come l’unico vincente. Vincerà di certo il “migliore” più radicato nei Ds   in un lotta già scontata   senza un  congresso fondativo di un nuovo partito.

G.C.M.  E proviamo ad assumere come fondata l’ipotesi che chi è arrivato dove è arrivato senza essersi fermato davanti a nulla, senza averci risparmiato nessun delitto, colpo e insulto – se volete, li trovate tutti puntualmente  nominati e raffigurati nel libro Patria di Enrico Deaglio – ora si sentisse in pericolo per la sostituzione di Bush con Obama, orfano quindi della protezione del Grande Fratello;  in difficoltà crescente ad appoggiarsi su compari astuti, imprevedibili e inaffidabili  come Putin e Gheddafi; sempre più screditato e malvisto all’interno dell’Unione europea – anche se a questo risultato ha contribuito molto poco, o quasi nulla, una ferma e dura opposizione politica interna.

C.A.R.  E assumiamo anche che sia ancora alto  il credito acquisito presso il popolo italiano per aver innovato la sacra televisione in chiave anti culturale e anticlericale, aver  aperto le porte agli esclusi della Lega di An  e di fatto creato un  nuovo “sistema politico monocratico ” che decide senza estenuanti mediazioni. E’ una versione italiana dello stesso  sistema monocratico e oligarchico che si nasconde dietro a tutti i personaggi succitati,  e insidia anche  Obama .

G.C.M.  E immaginate anche che tutti noi, oltre a trovarci nella situazione da incubo  astrattamente sopra ipotizzata, ci trovassimo anche ad affrontare la peggiore crisi economica e sociale mai capitata al mondo moderno dopo quella degli anni Trenta del secolo scorso.

C.A.R.  E che sia in corso il più rapido cambiamento antropologico della storia che sancisce ovunque la vittoria della tecno economia, l’unica ideologia assoluta  e globale nata in Occidente, e dilagata con profitto anche in Oriente.

G.C.M.  E magari aggiungete, come pennellata horror aggiuntiva, che la parte principale dei mezzi di comunicazione di massa – televisioni e giornali in primis – fosse nelle mani di simile agglomerato malavitoso, e che il modello Putin applicato ai giornalisti dissidenti si annunciasse anche qui sempre più probabile ed evidente. E osate perfino supporre che quelli abbiano conquistato tali posizioni di controllo del sistema dei media da potersi permettere la più sistematica e colossale delle manipolazioni: il che, per orientare il voto, risulta essere determinante e decisivo. (Dice, ma c’è sempre Internet… Sì, certo: ma in Italia a saperlo usare è meno del 50%… ).

C.A.R.  L’informazione di un sistema monocratico che si fonda sul consenso popolare può solo essere allineata col governo, è per questo che Giordano, l’ex direttore di Libero, in un barlume di affezione professionale rifiuta di obbedire e si dimette, arriva Feltri il gran picchiatore  che attacca l’avversario giornalistico principale, l’editore  rimasto libero, le tarantine collusioni dell’opposizione  e la famiglia della possibile alleanza tra lavoro e capitale industriale. Poi attacca anche la Chiesa che subito tratta col potere, ma che sa ricordare e molto bene aspettare prima di riconquistare le sue posizioni. L’ultima vittima è il delfino che ha l’ardire di essere primo, poi passerà al nuovo centro per chiudere il suo cerchio.
Perché tace l’opposizione? Ci sono forse troppi scheletri negli armadi?
E se, oltre a questa vicenda da signoria medioevale, anche i linguaggi fossero già stati spezzati? Se cioè la lingua davvero in uso non fosse più fondata sulla gerarchia di valori che produceva il confronto? Gli insulti e i dossier che riempiono le pagine dei giornali sarebbero solo esempio esplicito del fatto che i restanti argomenti del discorso sono inutili o finiti.
E se le poche  parole  espresse timidamente dall’opposizione non fossero altro che conati di morale  obsoleta , che perpetuano la trappola dell’incapacità di comprensione, discussione vera e costruzione di credibili soluzioni ?

G.C.M.  Ecco, se tutto questo avesse una qualche concreta possibilità di essere fondato, reale e vero, voi, che fareste?
E se qui – quando ci si lascia prendere dal gioco delle supposizioni e congetture l’appetito viene proprio mangiando… –  fosse in stato di avanzata espansione una malattia sociale, culturale e politica che ricorda sinistramente certe patologie psichiatriche  individuali: il delirio di onnipotenza, la paranoia persecutoria, la compulsione ossessiva, la demenza senile, la perdita di contatto con la realtà, o anzi addirittura la sua negazione e rimozione sistematica, l’autismo distruttivo e autodistruttivo?   

C.A.R.  E se con la perdita del vecchio “noi” fosse entrata già da tempo in crisi la vecchia identità dell’Io? Senza Dio e senza Politica, l’homo sapiens è ammalato e turbato. Ma lo è in tutto il mondo e per questo è attirato da Michael Jackson. Non riesce ancora ad adattarsi alla potenza della nuova tecno economia che è già penetrata nella sua mente.
Qui da noi, alla politica che  ha molto male amministrato  si chiede oggi di puntare all’efficienza e di togliersi rapidamente ogni costo di assistenza su cui peraltro tanti e forse  troppi cittadini e organizzazioni popolari  hanno indebitamente contato.
La malattia è però più profonda ed è lei la causa di questa particolare contingenza.
E’ l’interpretazione  della malattia epocale che consente oggi di governare .

G.C.M.  Siamo sicuri che a questo punto – fosse vera l’ipotesi su cui stiamo ragionando –  il problema prioritario sia quello di dibattere democraticamente se sia preferibile avere come segretario il callido Bersani, o il candido Franceschini, o l’ottimo bifronte credente laico Marino, o piuttosto se non sia il caso – sempre che le nostre ipotesi e congetture fossero fondate – di prepararsi ad affrontare una incombente e drammatica emergenza democratica,  adottando misure e soluzioni capaci di mettere coloro nell’impossibilità di nuocere?

C.A.R.  E perché non incominciare decretare l’impossibilità di discutere all’interno dell’opposizione e smetterla di  farsi così facilmente  intrappolare dall’angoscia e dal vomito che il reale può suscitare?

G.C.M.  E allora – sempre disinvoltamente affabulando e congetturando –  che si dovrebbe a questo punto fare:   un quotidiano e permanente presidio nelle piazze? Manifestazioni diffuse e capillari sfocianti in uno sciopero generale a oltranza? Fosse disgraziatamente vera l’ipotesi fino qui raffigurata, pensate che tali mezzi e misure sarebbero esagerati? Ma non è così, con un moto di sollevazione popolare, che nella storia un po’ dovunque problemi analoghi sono stati affrontati e a volte persino efficacemente risolti? Un analogo leader miliardario/televisivo non è stato di recente cacciato anche dalle Filippine (o era la Thailandia, o qualche stato dell’Africa?)

C.A.R.  Questa crisi  è comune anche alla religione  ed è crisi di un’epoca che giunge a compimento. Se ci fosse ancora il tempo per sopravvivere  nel pianeta, questo stallo epocale potrebbe durare ancora un millennio. Un boccone di simile portata  lo si affronta se si riesce abbandonare  il pensiero negativo del perdente e affrontare quello ancora più disperante del vincente. E’ in gioco l’invenzione di un nuovo linguaggio  che  determina e  sovrasta  di gran lunga  qualsiasi prossima  elezione.

G.C.M.  E siamo poi così sicuri che i respingimenti fino a qui attuati nei confronti dei clandestini extracomunitari non siano le prove generali per una loro attuazione brutale e drastica anche per chi all’interno si oppone, dà fastidio, si dissocia e dà fastidiosamente  battaglia? Le sempre più numerose spedizioni squadriste verso i diversi – omosessuali o zingari o romeni o albanesi che siano – e la formazione generalizzata di squadre di parapolizia politica,  siamo sicuri che non siano di questo passaggio generalizzato anticipazione e prodromo?   Perché, guardate, se la diagnosi è minimamente fondata o, dio non voglia,  del tutto veritiera, e le forze politiche messe in campo dall’opposizione continuano a mostrarsi così inadeguate e parolaie, così in cronico ritardo permanente, o ci si attrezza per affrontare  e neutralizzare la tempesta distruttiva che ci minaccia, e si prende atto che loro si stanno organizzando per un ricorso a un uso socialmente generalizzato e diffuso della forza (ma nella sua fase di insorgenza iniziale manifesta, non si è comportato così anche un a noi famigliare vecchio regime?), o si abbozza e (impavidamente, sordidamente) partecipa.

C.A.R.  Prima di pensare alla pulizia interna di avversari inesistenti può purtroppo  arrivare la guerra asimmetrica con i dieci o venti milioni di migranti che stanno per invadere lo stivale e sedersi sulla parte più bassa della curva dei redditi del Paese. Sono molto più preoccupato dall’immagine della corazzata e del gommone. Sia perché mi è arrivata sul televisore, sia, ancor di più, perché potrebbe esserci ma non arrivarmi più perché oscurata.  
 La guerra mi sembra già essere stata dichiarata e come sempre è il risultato di una politica  mancante e ormai incapace di  creare un nuovo ordine mediterraneo e mondiale. Ma la percezione della guerra è creata dall’informazione, è questo che sapevano gli inglesi quando a Cipro installarono le loro televisioni.

G.C.M.  Insomma, o qui si riesce a costringere qualcuno a far le valigie ed espatriare (e qualche precedente illustre al proposito soccorre) e si procede a una solerte e ampia pulizia democratica generalizzata, o si fa noi valigia e si espatria. Nel quale ultimo caso – ma tanto sappiamo che si tratta di  ipotesi e supposizioni del tutto  infondate, perché qui nessuno ha in animo niente che non sia democraticamente e costituzionalmente corretto  – si potrà sempre, successivamente, fare parte delle brigate internazionali di liberazione,  tipo quelle contro il fascismo in Spagna.

C.A.R.  Il passato  di tutte le  vite e ideologie è il “già fu” nei confronto del quale l’uomo superiore “nulla può”, dice il filosofo. E’ questo che rende impotente  la Volontà di Potenza e gli toglie la capacità di Creare . Dunque per questa via   è irraggiungibile il nuovo  fondamento del valore che  sta cercando adesso questa  umanità . Il suo agire può  distruggere i fondamenti del valore che si sono espressi  nel  Dio e nella Società, ma appare  privo del linguaggio necessario per creare il nuovo mondo consapevole che occorre  al sistema umano “technologicus et naturalis”.
E’ pur vero che il tempo  della storia prima o poi ritorna,  ma  lo fa sempre in forma nuova. In  questa nostra contingenza storica  per ottenere  il consenso necessario è sufficiente creare l’esclusione immateriale  e informativa dell’avversario. L’esclusione si ottiene tanto più facilmente quanto più   lo stesso avversario si autoesclude dal gioco  smettendo di “pensare” per dedicarsi al solo “reagire”,  tutto avvolto nelle sue interne  mitologie e categorie del passato.

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