Questo libro può essere considerato una specie di «antologia ragionata» della comunicazione politica nel periodo che va da metà agosto del 2005 a metà settembre del 2006. Un instant book in cui abbiamo raccolto le più significative, almeno dal nostro punto di vista, tra le innumerevoli esternazioni della nostra classe politica in questo periodo, cercando di verificarne il senso, spesso nascosto, e di inquadrarle in uno schema che avesse un minimo di significato.
Si tratta, come sappiamo, di uno dei periodi più conflittuali della nostra storia politica, che si apre poco dopo la pubblicazione delle prime intercettazioni telefoniche dei protagonisti della scalata alla Rcs, vede la caduta di un ministro (il secondo) ad opera del governatore della banca centrale e poi la caduta del governatore ad opera della magistratura, il coinvolgimento in controverse vicende finanziarie di diversi personaggi del centrodestra ma anche di un’impor-tante componente del centrosinistra e poi in crescendo i rissosi sviluppi della campagna elettorale più tormentata della nostra storia fino ai primi mesi di vita del Governo Prodi, movimentati da conflitti quasi altrettanto accesi tra le sue componenti: alla continua ricerca – specie quelle minori – di comunicare la loro identità anche a costo di un’implosione della nuova maggioranza.
Della classe politica abbiamo utilizzato nel libro un concetto allargato, includendovi anche soggetti che non appartengono in senso stretto al suo mondo ma che con questo si incrociano, cercando di condizionarne il potere o di utilizzarlo. Abbiamo quindi tenuto conto, quando era il caso, delle esternazioni dei protagonisti dei «salotti» dell’economia e della finanza, sia quelli in grisaglia (i furbi) che quelli in canottiera (i furbetti). Come pure degli interventi sempre più frequenti delle gerarchie vaticane, che ormai tendono a «dettare la linea» alla politica attribuendosi il potere di stabilire non solo ciò che è morale ma perfino ciò che è legittimo in base alla «nostra» Costituzione ed esercitando questo potere su tutto ciò che fa parte della nostra vita politica e civile, dalle intercettazioni telefoniche alla devolution (l’unica cosa su cui non hanno ancora dato indicazioni – ma possiamo sbagliare, potrebbero esserci stati contatti sotterranei – è la formazione della Nazionale).
Accanto ad alcuni concetti non diremo nuovi ma quanto meno poco usati nello studio della comunicazione politica e dei suoi linguaggi (come gli archetipi intesi come paradigmi delle identità politiche o la distinzione tra comunicazione esterna e interna, con particolare attenzione per quest’ultima) abbiamo utilizzato, semplificandole, nozioni trattate in modo approfondito negli studi degli specialisti di queste materie citati nelle note, ai quali rimandiamo.
Un’ultima avvertenza riguarda il sottotitolo, contenente il riferimento a un’era Prodi successiva a quella Berlusconi. Un azzardo, se si considera l’entusiasmo con il quale alcune componenti del centrosinistra e a volte lo stesso Prodi sembrano fare a gara per interromperla prematuramente. Ci auguriamo non ci riescano prima che questo libro vada in distribuzione.
Si tratta, come sappiamo, di uno dei periodi più conflittuali della nostra storia politica, che si apre poco dopo la pubblicazione delle prime intercettazioni telefoniche dei protagonisti della scalata alla Rcs, vede la caduta di un ministro (il secondo) ad opera del governatore della banca centrale e poi la caduta del governatore ad opera della magistratura, il coinvolgimento in controverse vicende finanziarie di diversi personaggi del centrodestra ma anche di un’impor-tante componente del centrosinistra e poi in crescendo i rissosi sviluppi della campagna elettorale più tormentata della nostra storia fino ai primi mesi di vita del Governo Prodi, movimentati da conflitti quasi altrettanto accesi tra le sue componenti: alla continua ricerca – specie quelle minori – di comunicare la loro identità anche a costo di un’implosione della nuova maggioranza.
Della classe politica abbiamo utilizzato nel libro un concetto allargato, includendovi anche soggetti che non appartengono in senso stretto al suo mondo ma che con questo si incrociano, cercando di condizionarne il potere o di utilizzarlo. Abbiamo quindi tenuto conto, quando era il caso, delle esternazioni dei protagonisti dei «salotti» dell’economia e della finanza, sia quelli in grisaglia (i furbi) che quelli in canottiera (i furbetti). Come pure degli interventi sempre più frequenti delle gerarchie vaticane, che ormai tendono a «dettare la linea» alla politica attribuendosi il potere di stabilire non solo ciò che è morale ma perfino ciò che è legittimo in base alla «nostra» Costituzione ed esercitando questo potere su tutto ciò che fa parte della nostra vita politica e civile, dalle intercettazioni telefoniche alla devolution (l’unica cosa su cui non hanno ancora dato indicazioni – ma possiamo sbagliare, potrebbero esserci stati contatti sotterranei – è la formazione della Nazionale).
Accanto ad alcuni concetti non diremo nuovi ma quanto meno poco usati nello studio della comunicazione politica e dei suoi linguaggi (come gli archetipi intesi come paradigmi delle identità politiche o la distinzione tra comunicazione esterna e interna, con particolare attenzione per quest’ultima) abbiamo utilizzato, semplificandole, nozioni trattate in modo approfondito negli studi degli specialisti di queste materie citati nelle note, ai quali rimandiamo.
Un’ultima avvertenza riguarda il sottotitolo, contenente il riferimento a un’era Prodi successiva a quella Berlusconi. Un azzardo, se si considera l’entusiasmo con il quale alcune componenti del centrosinistra e a volte lo stesso Prodi sembrano fare a gara per interromperla prematuramente. Ci auguriamo non ci riescano prima che questo libro vada in distribuzione.
Roma, ottobre 2006