Sui retroscena di questa vicenda – sulla quale si è espresso criticamente anche l’on.le Giorgio Benvenuto in una interrogazione parlamentare – Contrappunti pubblica un’intervista in esclusiva a Franco Lotito, Presidente del Comitato di indirizzo e vigilanza (CIV) dell’Inps in rappresentanza della Uil.
R. Una brutta storia di pessima finanza pubblica e grande speculazione privata. Tutto comincia nell’ottobre dell’anno scorso, quando i Presidenti dei tre enti – Inps, Inail, Inpdap – vengono convocati presso il Ministero dell’economia e delle finanze per sentirsi comunicare la costituzione del Fondo Immobili pubblici (FIP). Per il momento il FIP è una scatola vuota, destinata però a riempirsi ben presto di un ricco bottino, gli immobili che ospitano le sedi degli enti.
D. E’ stato chiesto il vostro parere?
R. No. Ai presidenti degli enti è stata fatta una semplice comunicazione di cui dovevano solo prendere atto. Ai CIV neanche quella, malgrado che avessero formalmente richiesto un incontro. Dopodichè l’operazione è andata avanti a tappe forzate, c’era infatti l’esigenza – per motivi di bilancio – di chiuderla prima della Finanziaria.
D. Quali sono state le altre tappe?
R. A dicembre il Ministero dell’economia e quello del Lavoro emanano tre decreti che stabiliscono la costituzione formale del FIP e il trasferimento allo stesso FIP di un consistente numero di immobili adibiti a sedi degli enti. Per l’Inps si tratta di 43 sedi tra cui quelle romane di via dell’Amba Aradam e Piazza Augusto Imperatore.
Da notare che la legge a cui i decreti fanno riferimento riguarda la cartolarizzazione degli immobili ad uso abitativo, non di quelli ad uso “strumentale” degli enti. Frattanto nelle sedi dell’Inps si stanno aggirando vari personaggi che muniti di fettuccia metrica perlustrano stanze e corridoi. Sono periti immobiliari che non appartengono a un ente pubblico come il Catasto, che per legge avrebbe il compito di valutare i patrimoni dello Stato, ma a una società privata, l’IPI – Istituto piemontese immobiliare, che di lì a poco, a gennaio 2005, passerà nel gruppo dell’immobiliarista Coppola.
D. Come spiega questa stranezza?
R. Non lo chieda a me. Sta di fatto che le perizie di questi tecnici produrranno risultati sconcertanti. Qualche esempio: l’immobile centralissimo di Piazza Augusto Imperatore, a bilancio per 82 milioni, viene stimato 22 milioni ai fini dell’acquisizione da parte del FIP. La sede di via dell’Amba Aradam, a bilancio per 80 milioni, viene stimata 40 milioni. Per l’insieme delle 43 sedi, valore catastale 902 milioni, il valore stimato di dismissione è di 667 milioni, 1.770 euro al mq. Un prezzo da liquidazione.
Quella dell’Inps e degli altri enti previdenziali è solo una fetta dell’operazione, che comprende anche molti immobili demaniali, tipo caserme e opifici. Si arriva a un totale di 396 immobili, stimati – immagino, con gli stessi criteri usati per l’Inps – 3,5 miliardi. Tutto questo pacchetto viene trasferito al FIP, il cui capitale è posseduto da una finanziaria privata, la FINNAT. Il FIP emette obbligazioni che vengono acquistate da un pool di banche. Il ricavo di questa operazione – i 3,5 miliardi di euro – va al Tesoro, a riduzione del deficit. La gestione degli immobili viene conferita al Demanio che li affitta agli enti ex-proprietari. L’Inps dovrà pagare di affitto, per tutte queste sedi, ben 52 milioni l’anno. Gli enti sono obbligati a tenere tutti gli immobili in affitto per nove anni e in più a rimetterli a norma: un impegno estremamente gravoso sul piano finanziario.
Nota interessante: il FIP, che paga gli interessi sulle obbligazioni, potrà rivendere gli immobili dopo due anni. Le ghiotte plusvalenze andranno alla finanziaria privata, la FINNAT, che possiede il capitale del FIP.
D. A chi fa capo questa società?
R. A quanto ci risulta, la FINNAT è posseduta dalla famiglia Nattino.
D. L’Inps ha reagito con un ricorso al Tar sostenendo che gli edifici non potevano essere dismessi in quanto beni indisponibili a garanzia delle pensioni. Come è andata a finire?
R. Il ricorso, che era stato presentato dal CIV dell’INPS insieme a quelli di INAIL ed INPDAP, non è stato accolto. Nella sentenza emessa il 30 giugno si sostiene che la scelta della dismissione degli immobili è atto politico di governo, come tale insindacabile dal giudice amministrativo. Ovviamente non viene presa neanche in esame l’assurda sottovalutazione degli immobili e l’assurdità di aver messo a carico dell’ente previdenziale – ormai da proprietario divenuto affittuario, e non certo a buon mercato – anche le spese di manutenzione.
Adesso dobbiamo solo augurarci che il Consiglio di Stato sia più sensibile alle nostre giuste considerazioni. Oltre che iniqui, i decreti che ci hanno privato degli immobili sono chiaramente illegittimi. Che la finanza pubblica si risani a spese dei pensionati Inps non è ammissibile. Che beni pagati con i contributi dei lavoratori vengano regalati agli immobiliaristi lo è ancora meno. Ci si domanda da dove questi personaggi prendano i fondi per scalare società come quella del Corriere della Sera. Adesso lo sappiamo, una buona parte viene da operazioni di questo tipo.
Per quanto ci riguarda siamo decisi a non cedere e portare la questione, se necessario, anche davanti alla Corte costituzionale. Anche perchè abbiamo motivo di sospettare, visti gli appetiti e gli interessi in gioco, che l’operazione rischi di andare avanti. Fino alla nostra completa spoliazione.