Il titolo (che cambierà di volta in volta, mentre lo pseudonimo resta) è preso in prestito da una bellissima canzone di Elio e le Storie Tese, che prende in giro la maggior parte delle leggende metropolitane, come il coccodrillo delle fogne di New York o il motociclista che cade e si rialza ma poi si toglie il casco gli si apre la testa e muore. Ma l’intento è purtroppo molto più serio, come i tempi che stiamo vivendo. E la molla che spinge a scrivere è proprio una metropolitana, e non una leggenda.
Se l’11 settembre aveva cambiato lo scenario mondiale e il cuore dell’America, infatti, la sua eco europea, pur vastissima, non era stata così profonda da intaccare il cuore dell’Europa. Gli attentati di Londra invece sì. Ma non tanto per la vicinanza fisica dell’evento: il più lontano ma analogo accadimento di Sharm-al-sheik ha infatti avuto la stessa eco. E’ per il suo incidere nei valori fondanti la nostra anima civile. Vengo a spiegarmi.
Mio cuggino ha visto all’Olimpico il concerto degli U2, dei signori cinquantenni che hanno deciso di autocelebrare la loro carriera sposando infine la nobile causa della lotta alla povertà specie in Africa, e ha detto che il momento più autenticamente emozionante dell’evento è stato quando Bono Vox ha detto, tra una canzone e l’altra delle più belle e politiche della band (quelle degli anni “80), qualcosa come “it’s wrong to become a monster in order to defeat a monster”. Gli artisti hanno questo, di bello: il dono della sintesi espressiva. Il terrorismo è un mostro, ma se l’occidente per sconfiggerlo si trasforma in un mostro, ha perso anche se vince. Ammesso che sia possibile vincerla, una guerra come quella che abbiamo dichiarato al resto del mondo.
Mio cuggino, che è ignorante ma è anche lui a suo modo un artista, mi ha detto con felice sintesi: “me pare come quanno li padroni mannavano i celerini a sparà su l’operai in rivolta”. Lui è borgataro, e forse neanche sa della strage di Caltagirone, e i suoi sono echi vaghi di quanto accadeva regolarmente nel nostro occidente democratico ancora pochi decenni fa. Ma ci ha preso: il fragile equilibrio che ha consentito la sia pur contraddittoria crescita economica e civile di cui il nostro microcosmo è stata protagonista (e che ha condotto a quelle conquiste che davamo per acquisite e che invece ora si mettono in discussione, causa principale questa dello stordimento che proviamo per gli eventi londinesi) ha preso le mosse dalla presa d’atto da parte dei capitalisti che se volevano mantenere i loro privilegi e il loro benessere dovevano estenderli a fasce sempre più ampie della popolazione, e che anzi a loro sarebbe decisamente convenuto. Ed è nata la società dei consumi, e il welfare, e i diritti civili. Oggi, l’unica speranza che abbiamo di salvare ciò che abbiamo e ciò in cui crediamo, è un piano d’azione preciso: utilizzare finché ce la lasciano (e stanno già provando a togliercela) la facoltà di sostituire i nostri governanti per mettere al loro posto gente nuova, col mandato primario di ESTENDERE QUANTO PIU’ RAPIDAMENTE ED ESTESAMENTE POSSIBILE IL BENESSERE NEL MONDO. Fino al 7 luglio, infatti, credevamo che potessero essere convinti ad immolarsi solo soggetti fuori dal sistema senza niente da perdere. Adesso sappiamo che non è così: la percezione esatta della mostruosità delle politiche dei nostri governanti è esattamente evidente anche a gente in teoria “integrabile”. E per reazione, d’istinto, anche a gente “moderata”, viene da plaudire alla repressione e alle restrizioni preventive della nostra libertà. E’ una guerra persa in partenza, sappiamolo: l’unica strategia praticabile è togliere al terrorismo le ragioni di esistere. Tutte le altre portano alla nostra rovina: quanto accade dal 2001 ad oggi è lì a dimostrarlo.
Mio cuggino ha detto “volevo andare a Londra a fine agosto, ma io so’ moro, e quando so’ abbronzato paro un marocchino, e giro co’ lo zaino: me sa che me conviene stamme a cosuccia mia….”. Io mi sono ricordato di quando mi disse che secondo lui le torri gemelle gli americani se le erano buttate giù da sole, e che Bin Laden e Bush erano pappa e ciccia. E gli ho risposto “chiudi il telefono, cretino, e non dire più queste fesserie! Anzi, non mandarmi più tutte quelle e-mail di controinformazione, che non ci credo e non mi interessano”. Sono un cittadino modello, io, che si sappia in giro!
Mio cuggino ha visto all’Olimpico il concerto degli U2, dei signori cinquantenni che hanno deciso di autocelebrare la loro carriera sposando infine la nobile causa della lotta alla povertà specie in Africa, e ha detto che il momento più autenticamente emozionante dell’evento è stato quando Bono Vox ha detto, tra una canzone e l’altra delle più belle e politiche della band (quelle degli anni “80), qualcosa come “it’s wrong to become a monster in order to defeat a monster”. Gli artisti hanno questo, di bello: il dono della sintesi espressiva. Il terrorismo è un mostro, ma se l’occidente per sconfiggerlo si trasforma in un mostro, ha perso anche se vince. Ammesso che sia possibile vincerla, una guerra come quella che abbiamo dichiarato al resto del mondo.
Mio cuggino, che è ignorante ma è anche lui a suo modo un artista, mi ha detto con felice sintesi: “me pare come quanno li padroni mannavano i celerini a sparà su l’operai in rivolta”. Lui è borgataro, e forse neanche sa della strage di Caltagirone, e i suoi sono echi vaghi di quanto accadeva regolarmente nel nostro occidente democratico ancora pochi decenni fa. Ma ci ha preso: il fragile equilibrio che ha consentito la sia pur contraddittoria crescita economica e civile di cui il nostro microcosmo è stata protagonista (e che ha condotto a quelle conquiste che davamo per acquisite e che invece ora si mettono in discussione, causa principale questa dello stordimento che proviamo per gli eventi londinesi) ha preso le mosse dalla presa d’atto da parte dei capitalisti che se volevano mantenere i loro privilegi e il loro benessere dovevano estenderli a fasce sempre più ampie della popolazione, e che anzi a loro sarebbe decisamente convenuto. Ed è nata la società dei consumi, e il welfare, e i diritti civili. Oggi, l’unica speranza che abbiamo di salvare ciò che abbiamo e ciò in cui crediamo, è un piano d’azione preciso: utilizzare finché ce la lasciano (e stanno già provando a togliercela) la facoltà di sostituire i nostri governanti per mettere al loro posto gente nuova, col mandato primario di ESTENDERE QUANTO PIU’ RAPIDAMENTE ED ESTESAMENTE POSSIBILE IL BENESSERE NEL MONDO. Fino al 7 luglio, infatti, credevamo che potessero essere convinti ad immolarsi solo soggetti fuori dal sistema senza niente da perdere. Adesso sappiamo che non è così: la percezione esatta della mostruosità delle politiche dei nostri governanti è esattamente evidente anche a gente in teoria “integrabile”. E per reazione, d’istinto, anche a gente “moderata”, viene da plaudire alla repressione e alle restrizioni preventive della nostra libertà. E’ una guerra persa in partenza, sappiamolo: l’unica strategia praticabile è togliere al terrorismo le ragioni di esistere. Tutte le altre portano alla nostra rovina: quanto accade dal 2001 ad oggi è lì a dimostrarlo.
Mio cuggino ha detto “volevo andare a Londra a fine agosto, ma io so’ moro, e quando so’ abbronzato paro un marocchino, e giro co’ lo zaino: me sa che me conviene stamme a cosuccia mia….”. Io mi sono ricordato di quando mi disse che secondo lui le torri gemelle gli americani se le erano buttate giù da sole, e che Bin Laden e Bush erano pappa e ciccia. E gli ho risposto “chiudi il telefono, cretino, e non dire più queste fesserie! Anzi, non mandarmi più tutte quelle e-mail di controinformazione, che non ci credo e non mi interessano”. Sono un cittadino modello, io, che si sappia in giro!