(22.12.09) Caro D’Alema, non siamo tra i suoi ammiratori e anzi consideriamo una iattura per il Paese che insieme al Suo gemello We’ll never can Veltroni Lei sia sempre lì, inossidabile, inamovibile, immarcescibile. Il mondo corre e dopo dieci anni siamo ancora a dover scegliere tra voi due e dover discutere di inciucio, orribile parola che a noi – apostoli della non-violenza – fa venire voglia di imbracciare il mitra e sparare nel mucchio alzo zero, a chi tocca tocca. Non possiamo però non reagire di fronte alle incaute affermazioni contenute in una sua intervista al Corriere, in cui per nobilitare gli inciuci che Lei (ormai lo ammette espressamente) vorrebbe fare con l’Uomo del Lettone di Putin ha fatto retroagire l’origine di questo tipo di accordi addirittura alla fase costituente, quando il capo dei comunisti Togliatti, respingendo l’opposizione degli azionisti, di molti socialisti, dei laici, votò insieme ai cattolici l’art. 7 che inseriva il Concordato nella Costituzione italiana. Certo, caro D’Alema, che peggiore esempio non poteva portare. Perché il cinismo politico del suo predecessore Togliatti, che per ingraziarsi il Vaticano legò mani e piedi la nuova Repubblica ai patti stretti da Mussolini nel 1929 giovò molto al partito comunista. Figuriamoci. Di lì a pochi mesi, alle elezioni del 18 aprile del ’48, la Chiesa, per nulla riconoscente, scatenò una campagna feroce in tutte le parrocchie contro il Fronte Popolare guidato dal PCI: che una volta perse alla grande quelle elezioni dovette aspettare più di trent’anni – approfittando dell’emergenza Brigate Rosse – per essere ammesso a votare l’appoggio esterno al governo monocolore di solidarietà nazionale guidato dal democristiano Andreotti. Che adesso Lei, caro D’Alema, ci voglia presentare quell’atto di cecità politica e deteriore cinismo come un esempio di nobile inciucio, insigne precedente di un accordo tra forze politicamente responsabili mentre i cani sciolti dell’ultrasinistra abbaiano alla luna, dimostra – non vorremmo offenderla, caro D’Alema – che Lei non ha capito niente, ma proprio niente, della nostra storia passata. E se non ha capito il passato non può capire neanche quello che succede nel presente, e ancor meno cercare di capire il futuro. Chissà perché ogni volta che pensiamo a Lei ci viene in mente il generale Custer, grande esempio di genialità militare. Ma noi non vorremmo essere massacrati a Little Big Horn.
(10.12.09) Cara e illustre senatrice, Lei certamente sa con quanto affetto e partecipazione seguiamo la sua carriera politica. Desideriamo quindi informarla, nel caso Le fosse sfuggito, che la sua amica, collega e soprattutto correligionaria senatrice Dorina Bianchi ha lasciato il Pd trasferendosi armi e bagagli all’Udc. Adesso che non è più segretario Uolly “We’ll never can” Veltroni, l’uomo che con nobile gesto politico le aveva affidato l’incarico di capogruppo Pd nella Commissione Sanità alla vigilia di delicate scelte in materia bioetica defenestrando il laico Ignazio Marino, alla Bianchi il Pd stava un po’ stretto. E lei, cara Binetti, non si sente adesso ancora più sola? Non trova che l’Udc o il nuovo gruppo del suo Pigmalione, il grande genio politico e amico dell’Opus Dei Rutelli sarebbero per lei una collocazione più appropriata? Coraggio, faccia questa scelta adesso che ci avviciniamo al Natale e i pastori del Presepio intonerebbero in suo onore le cornamuse cantando “Bentornata tra noi!” Renda tutti felici, si trovi una sistemazione migliore. E per favore, quando se ne va non dimentichi la frusta e il cilicio (a proposito, una curiosità. Li disinfetta, ogni tanto?)
(30.11.09) Caro Papi, abbiamo appena visto le foto osé di Noemi in biancheria intima che – riferisce La Stampa – “tappezzano l’ingresso di Napoli”. Forse ci immischiamo in affari che non ci riguardano, ma ci viene spontanea una domanda: Lei era stato informato?
(28.11.09) Caro Gasparri, per combinazione proprio oggi che nel sommario dell’articolo a fianco l’avevamo chiamata “cameriere di Berlusconi” è arrivata notizia che, secondo un gossip raccolto dal Giornale, il suo ex capo di An, Gianfranco Fini, in una conversazione con i suoi collaboratori l’avrebbe chiamato “servitore di Berlusconi”. Notizia subito smentita dal Presidente della Camera, che ha negato di aver pronunciato quelle parole. A questo punto smentiamo anche noi. Possiamo metterci d’accordo su “lacchè”?
(21.11.09) Caro Fini, per esprimere la sua solidarietà agli extracomunitari non c’è bisogno che Lei, presidente della Camera, si metta a usare un linguaggio alla Borghezio o alla Calderoli. Anche perché i Borghezio e i Calderoli ci vanno a nozze nel polemizzare con Lei a questo livello. Francamente, vedere la terza carica dello Stato e un ministro della Repubblica che si danno a vicenda dello stronzo non è un bello spettacolo. Controlli, per favore, il suo entusiasmo di neofita.
(11.11.09) Caro Papi, Lei non sa quanta riconoscenza abbiamo per lei perché nella sua movimentata carriera lei, almeno a quanto risulta, non ha ucciso nessuno. Le siamo grati perché in caso contrario saremmo costretti a mettere in libertà tutti gli assassini. Finché si tratta di corruzioni, falsi in bilancio, evasioni fiscali – peccatucci, niente che un atto di contrizione e quattro Pater, Ave e Gloria non possano sanare – la cosa non ci darebbe nessuna preoccupazione. Ma la prescrizione dell’omicidio sarebbe effettivamente un po’ troppo. Quindi – anche se Fini continuerà a tirarla per i capelli – la preghiamo di continuare ad astenersi anche per il futuro. La capiamo ma sia forte, resista alle provocazioni, non metta il povero Ghedini di fronte a difficoltà più grandi di lui.
(7.11.09) Mentre l’autorevole Corriere della Sera si chiede “come si concilia un Parlamento frequentato da un certo numero di cocainomani con la lotta al traffico della droga e alla criminalità”; mentre si scoprono sempre più gli altarini del caso Marrazzo con annesse consumazioni di droga prima fieramente negate; mentre importanti esponenti della casta invitano i loro colleghi a sottoporsi ai test antidroga, inviti notoriamente ridicoli – perché basta stare in astinenza due giorni per far risultare i test negativi – ma comunque significativi dell’opinione che loro stessi ormai hanno di sé, è intervenuto sul caso il presidente del Senato, Renato Schifani, che si è sentito in dovere di rivolgere un solenne invito ai giornalisti: “L’obbligo di informazione trova il giusto limite nel dovere di sapersi fermare: ci deve essere una moratoria di sobrietà e di pudore”. Scusi Presidente, ma “dovere di sapersi fermare”, “moratoria di sobrietà e pudore”, a chi?
(27.10.09) Caro Bersani, cominciamo male. Il sagrestano Rutelli minaccia di lasciarci portando come unica dote a Casini moglie, figli e il cilicio della Binetti, e Lei, invece di ringraziarlo e dirgli “Ma certo caro, auguri e buona fortuna” si sbraccia invitandolo ad “accettare la sfida”. Ma quale sfida, quella che lo ha portato a farci perdere trecentomila voti in tre giorni e a consegnare la capitale ad Alemanno? Lo lasci andare, uno come lui è meglio perderlo che trovarlo, e si dedichi a cose più serie, come l’impossibile mission di riallacciare la vecchia alleanza con Cipputi e stringerne una nuova con Brambilla. Di certo né a Cipputi nè a Brambilla può importare di meno di un soprammobile della politica come lui.
(12.10.09) Carissimo Papi, abbiamo letto che secondo lei la stampa straniera sta sputtanando l’Italia. Ha fatto bene a dircelo, ingenuamente noi pensavamo che fosse lei a farlo. Chiediamo Venia (che non è una escort barese, ci scusi, non possiamo darle il suo numero di telefono, non insista, per favore. Provi con Tarantini).
(8.10.09) Caro Papi, che pena ieri sera vederla con il viso sempre più gonfio, livido, mentre vomita ingiurie contro tutto e tutti, grida viva Berlusconi e ripete da solo lo slogan “Meno male che Silvio c’è”, fa del sarcasmo sulla bellezza della Bindi e accusa il Presidente Napolitano perché dopo aver firmato la legge non ha convinto i giudici a votare per la sua costituzionalità dimostrando un’ignoranza pari e contraria a quella del trattorista di Montenero di Bisaccia, mentre il suo compare Bossi uscito dall’osteria minaccia rivoluzioni contro la Consulta. In questo stato d’animo prossimo al delirio ci dispiace abbia dovuto vedere, stamattina, l’antipatica vignetta di Giannelli sul Corriere che la ritrae con la testa fasciata mentre i suoi avvocati la portano al pronto soccorso in barella. Non faccia caso, caro Papi, a queste cattiverie, cerchi di recuperare un po’ di calma, si distragga, provi a pensare ad altro. Ad esempio proprio sul Corriere di oggi, accanto alla vignetta di Giannelli può trovare il link a una splendida foto di Serena Williams nuda, un vero dono della natura, si rifaccia gli occhi con quella (però si limiti a guardare, per carità, eviti di farla chiamare da qualcuno dei suoi addetti al casting, uno schiaffo in faccia della Williams potrebbe farle più danni della Corte Costituzionale). Auguri, e sursum corda (che vuol dire “Stia attento alla corda”).
(5.10.09) Carissimo Papi, la mazzata dei 750 milioni non ha fatto dormire neanche noi, tutta la notte a contare, invece delle pecorelle, quanti Kakà, quante D’Addario, quante farfalline e catenine da distribuire nelle serate di casting delle future consigliere comunali, deputate europee, ministre, Lei avrebbe potuto comprare con quella cifra. E poi, sapere che quel mucchio di soldi andranno a chi? Ma al nemico numero uno, l’Innominabile Padrone dei Suoi Nemici, l’INGEGNERE! Nostri informatori ci dicono che i suoi creativi le starebbero consigliando il suicidio, dopo un’ultima notte brava trasmessa in mondovisione, tramite lancio spettacolare dal Vulcano di Villa Certosa in fiamme: un reality della Fininvest che farebbe recuperare in pubblicità ai suoi eredi buona parte di quella cifra. Ma caro Papi, non c’è bisogno di ricorrere a gesti così estremi, ci sono i suoi fans pronti a soccorrerla. Già da ora il nostro modesto libretto di risparmio è a sua disposizione. E apriamo subito una sottoscrizione tra i nostri lettori, che tanto la amano. Ci mandi gli estremi di un conto corrente in Svizzera, magari cifrato. Convoglieremo tutto là.
(4.10.09) Caro Di Pietro, è notorio che Lei non mastica molto di diritto, però perfino Lei dovrebbe sapere che i condoni fiscali sono immorali quanto si vuole, ma non incostituzionali. Il Presidente non può quindi respingerli, anche perché se li vedrebbe tornare indietro il giorno dopo. Perfino Lei dovrebbe sapere che la prima edizione dello scudo fiscale di Tremonti, anche più conveniente di questa per gli evasori, fu promulgata a fine 2002 insieme ad altri dodici condoni, e nessuno accusò per questo l’allora Presidente Ciampi. E perfino Lei dovrebbe ricordare che in più occasioni il Presidente Napolitano ha fatto correggere sostanzialmente i provvedimenti governativi o si è opposto fermamente a decreti legge impropri – come quello con cui Berlusconi voleva sospendere l’efficacia delle sentenze della Cassazione sul caso Englaro – dimostrando di essere l’unica difesa che abbiamo, al di là delle sparate da curva sud che lasciano il tempo che trovano, dallo strapotere del Premier. L’accusa di viltà che Lei gli ha mosso in questa occasione dimostra solo, ci spiace dirlo, la Sua povertà umana e intellettuale.
(16.9.09) Caro Maltese, ci ha fatto cascare le braccia leggere su Repubblica questo incipit del suo articolo sulla puntata di “Porta a Porta” di ieri sera: “C’è poco da commentare (…) Bisogna passare ai fatti. Registrare tutto e inviarlo al resto del mondo, via Internet, con una sola parola d’accompagnamento: “aiuto!”. Tre ore di spot governativo, con il miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni, autoproclamatosi superiore a De Gasperi, senza alcun contraddittorio, non soltanto in studio, ma nell’etere intero. Che ne penseranno nei paesi democratici?” Ma cosa vuole che ne pensino, caro Maltese? Ammesso che a Lione e a Monaco di Baviera ci sia gente che leggerà questa sua invocazione di aiuto, non gliene fregherà di meno, faranno un sorrisetto e penseranno ai fatti loro. Possibile che anche Lei, una delle menti più fini del quotidiano di Mauro, abbia l’ossessione che saranno gli altri a tirarci fuori dal berlusconismo? Cosa vi immaginate, voi di Repubblica, che francesi, spagnoli e tedeschi manderanno le truppe speciali per defenestrare l’Egocrate? O che faranno commissariare l’Italia dalla Ue? Piantiamola con queste penose invocazioni a Franza e Spagna a mettere ordine in Italia come ai tempi del Seicento. Se non siamo capaci di liberarci noi di Berlusconi dovrebbero riuscirci gli altri? Cerchiamo piuttosto di capire come mai la gente si è schifata del governo Prodi-Ferrero-Pecoraro, come mai a Roma si sono schifati di Rutelli e in Italia di Veltroni. Proviamo con umiltà a domandarci in che modo il centrosinistra può recuperare la fiducia perduta. Cosa sicuramente improba, ma l’unica che possiamo fare.
(11.9.09) Caro Papi, dopo le rivelazioni sulle sue feste notturne (non festini, attenzione) a base di veline ed escort a Palazzo Grazioli, Paolo Gentiloni del Pd ha detto che sarebbe il caso di togliere il tricolore che sventola sul balcone del palazzo. Che ne direbbe di un paio di mutande?
(2.9.09) Caro Comandante, come peggiori piloti del mondo abbiamo sempre avuto una grande ammirazione per la nostra pattuglia acrobatica, ma l’ammirazione si è raddoppiata dopo il deciso no che avete saputo opporre ai libici che prima avrebbero voluto la fumata verde (quasi voi foste degli esibizionisti da circo e non dei militari) e poi volevano negarvi di chiudere il volo con la rituale fumata tricolore. Avete fatto vedere che oltre che militari siete persone serie e non siete disposti a leccare i piedi del dittatore libico come ha fatto il nostro governo in occasione della sua venuta in Italia. Ve ne siamo doppiamente grati.
(5.6.09) Caro Papi, abbiamo sentito ieri alla radio i passi più importanti, addirittura storici del Suo discorso di Milano, tra cui quello in cui lei si dispiace per il fatto che girando per il centro “sembra di stare in una città africana”. Purtroppo, dear Daddy, non ci sono molte strade per ovviare a questa penosa situazione: l’apartheid, l’unica efficace, sarebbe troppo difficile da praticare. Però dovrebbe guardare il problema sotto altre angolature. Fino ad ora Lei non si è mai fermato a considerare quante ragazze carine ci sono nelle seconde e terze generazioni di immigrate. Sotto questo aspetto il suo casting è stato, ci permetta di dirlo, poco politically correct. Solo bianche e per lo più bionde. Poche more, qualche rossa, e – soprattutto – nessuna abbronzata. Suvvia, carissimo Papi, think positive, anche l’immigrazione può avere qualche vantaggio.
(28.5.09) Caro Papi – o Dear Daddy, come la chiamerebbe teneramente una teenager americana – lei ha giurato che con le ragazzine che frequentava “non ha mai fatto niente di piccante”. Espressione simpatica che però non ha nulla di scientifico. Ad esempio, per i nostri amici calabresi un piatto che a noi farebbe venire le labbra gonfie come quelle della Parietti dopo l’ennesimo intervento comincerebbe ad essere appena un po’ saporito. E quindi vorremmo chiederle, carissimo Papi, dear Daddy: cosa significa per lei “piccante”?
(11.5.09) Caro Papi, come mai lei destina sue veline a fare il ministro e invece, dovendo trovare un successore di Ancelotti al Milan ci metterà un tecnico qualificato e non la bonazza di turno (che quanto meno avrebbe un grosso successo nello spogliatoio)? Forse perché il Milan è suo e si preoccupa che vada bene mentre i ministeri sono nostri, e se vanno male non gliene può importare di meno?
(3.5.09) Caro Alemanno, non stia a sentire i critici, la sua idea di stendere due campi di calcio in erba sintetica tra il Colosseo e l’Arco di Costantino per il divertimento dei tifosi che converranno a Roma per la finale della Champions è semplicemente geniale. Lei ha mille ragioni, i monumenti non sono icone polverose da guardare da lontano ma vanno usati nel presente, con fantasia e senso ludico. E quindi, perché non ripetere l’iniziativa per i prossimi Mondiali di nuoto, questa volta trasformando in piscine le antiche fontane monumentali tipo Esedra, Trevi, Gianicolo, Papa Sisto, ad uso dei turisti desiderosi di emulare i loro campioni? Aumentandone con appropriati scavi la profondità la Fontana di Trevi potrebbe essere perfetta anche per i tuffi, mentre la Barcaccia e la Fontana delle tartarughe, di dimensioni non regolamentari, potrebbero servire per le gare degli under-14. Poco amanti personalmente del nuoto ma appassionati del free-climbing ci permettiamo infine di suggerirle di trasferire questo sport sulle tante colonne e obelischi di cui Roma è ricca, e che non si sa in fondo a cosa servono. Pensi invece che spettacolo da mondovisione sarebbe una gara di arrampicata in notturna sulla colonna Traiana o sull’obelisco dell’Eur, o una di bouldering sulla statua di Marc’Aurelio, che Lei, appassionato com’è di sport della montagna, potrebbe godersi semplicemente affacciandosi dalle finestre del suo studio. Alla quale potrebbe anzi partecipare proprio come il suo predecessore Nerone partecipava, in incognito, ai giochi dei gladiatori. Per favore ci prenda come consulenti per queste nuove attività culturali del Comune, avremmo tante idee da suggerirle.
(1.5.09) Illustre Segretario, francamente non ci ha fatto piacere leggere sul giornale di Berlusconi la notizia, condita da ovvi sarcasmi, che lei nel suo soggiorno a Milano per l’anniversario della Liberazione ha dormito al De La Ville e al Pierre (il prestigioso albergo delle top-model e dei petrolieri texani) pagando 550 euro a notte. Certo è passato del tempo da quando il suo predecessore Luciano Lama ci esortava all’austerity ma forse lei esagera un po’ nel senso opposto, dovrebbe cercare di limitarsi. E farebbe bene a spiegare alla sua portavoce che ha sbagliato a dire ai giornalisti “Dove va a dormire Epifani è una cosa che riguarda solo il signor Epifani” visto che riguarda anche gli iscritti alla Cgil che pagano i suoi alberghi e, se permette, riguarda anche tutte le persone della sinistra politica e sindacale (se esiste ancora) infastidite da questi assist fatti ai berluscones. Oggi lei festeggia il Primo Maggio all’Aquila come segno “di vicinanza e attenzione del sindacato alla popolazione colpita dal terremoto”. Ma sarebbe elegante se una parte dei soldi dilapidati in alberghi cinque stelle lei li offrisse per contribuire concretamente a far sì – come ha detto nel suo messaggio – che ”questa tragedia possa essere una opportunità per far rinascere L’Aquila”. Di tasca sua, naturalmente.
(30.4.09) Gentile Signora, erano giorni che si parlava delle veline promosse a eurodeputate, era da tempo che si vedeva sulle copertine delle riviste di gossip suo marito con tre o quattro di loro sulle ginocchia o con un paio di bonone tra le braccia indeciso tra la rossa e la bruna, ma si capisce che Lei sia esplosa quando ha letto del cambio dell’agenda politica del marito per presenziare a Napoli – con doveroso dono di ciondolo d’oro con diamanti – alla festa per il diciottesimo compleanno di una ragazza belloccia, figlia di un’ex bellona di Mediaset, che lo chiama (chissà perché) “Papi”. Ora Lei ha fatto benissimo, per carità, a fare quell’uscita che ha indotto il premier, con dispiacere di tanti futuri eurodeputati, a privare il Parlamento di Strasburgo dell’apporto prezioso di alcune prosperose bonazze. E’ un segno dei tempi, ahimé, che le candidature alla massima istituzione democratica dell’Unione europea possano essere decise o cambiate a seconda che la moglie del premier si irriti o meno per le scappatelle coniugali vere o presunte del marito. Ma una domanda ce la deve permettere: visto che ormai non c’è più niente in comune tra voi se non i figli avuti insieme, non sarebbe più dignitoso un sano divorzio piuttosto che le lamentele all’Ansa? Noi italiani suo marito siamo costretti a tenercelo altri quattro anni ma Lei, chi la obbliga?
(19.4.09) Caro Franceschini, due consigliere PD del X Municipio hanno imposto, votando insieme ai colleghi dell’Udc e del Pdl, la sospensione della delibera della Giunta che aveva istituito il registro dei testamenti biologici. Motivazione: il deposito delle proprie volontà sarebbe “contro la legge” (quale?) e “illude” i cittadini. Visto che la linea “ufficiale” del Pd in questa materia dovrebbe essere, fino a prova contraria, quella portata avanti da Ignazio Marino e dalla Finocchiaro, sarebbe il caso che lei ci dicesse una volta per tutte come la pensa a questo riguardo. Anche per capire se in vista delle elezioni europee lei tiene di più al voto dei laici e dei cattolici adulti o a quello dei cattolici con cilicio. Nel suo stesso interesse: perché se continua a nascondere il capo sotto la sabbia come il suo ex maestro Uolly rischia di perdere sia gli uni che gli altri. Ci pensi, caro Claude. You can.
(11.4.09) Caro Franceschini, sarebbe gradito sapere che tipo di leadership Lei stia svolgendo all’interno del PD oltre ad avere imposto al Nord-Ovest, come capolista alle europee, un politico decotto come Cofferati. Tanto per dirne una, a Firenze il suo partito nomina Beppe Englaro cittadino onorario, a Roma, dove il X Municipio ha avuto l’intelligente idea di istituire un registro dei testamenti biologici, un’iniziativa che non si oppone a nessuna legge e anzi è basata su una convenzione internazionale ratificata dallo Stato italiano, chi è che per primo salta su con la bava alla bocca per chiedere le dimissioni degli autori della “trasgressione”? Incredibilmente un senatore del PD, certo D’Ubaldo. Non se la prenda, caro Segretario, ma il suo non è un partito, è un pollaio. Faccia qualcosa per giustificare la sua esistenza, altrimenti questo PD “tutto e il contrario di tutto” alle prossime elezioni rischia davvero la retrocessione in serie C.
(3.4.09) Caro Obama, venire qui in Europa – Lei che grazie alla sua tenacia e alla sua intelligenza ha scalato la vetta del potere più alta del mondo, Lei che la notte in cui fu eletto ha fatto piangere milioni di persone di là e di qua dell’Atlantico, Lei che tiene nelle sue mani una buona metà dei destini del mondo – venire qui per farsi non dico toccare, che già questo sarebbe ripugnante, ma mettere le mani sul collo con aria fintamente amicale e ostentatamente protettiva, ad uso dei fotografi, da quel tappetaro, quella macchietta poco prima redarguita dalla regina d’Inghilterra perché gridava troppo, e ridere – ma de che? – per qualcosa detta da lui, quel magliaro che per nostra colpa e per la misera pochezza dei Prodi, Rutelli, Veltroni, D’Alema, Pecoraro, Bertinotti, Diliberto ci ritroviamo come Presidente del Consiglio – caro Obama, che delusione.
(2.4.09) Carissimo Carlo, molta acqua è passata sotto i ponti da quegli “anni di piombo” in cui insieme ad altri compagni avvocati davi vita a Soccorso Rosso e a tante altre iniziative, alcune delle quali fatte insieme. Ma questo tempo passato, se ti autorizza a divagazioni politiche anche all’ombra di Berlusconi, non dovrebbe autorizzarti a impegnare il Codacons in un’azione di protesta contro l’ingiusta espulsione da un reality di Fabrizio Corona. Ci sono in giro cause più serie, e se ti guardi intorno potresti trovare diecimila persone più degne della tua difesa di un fotografo cialtrone.
(25.3.09) Caro Cardinale, leggiamo con ritardo che preso dall’ira lei si è scagliato contro quanti, in Italia e all’estero, hanno osato irridere le uscite del Papa contro l’utilità del preservativo nella lotta alle malattie sessuali. Dimenticando che l’ira non solo è una cattiva consigliera ma, come dovrebbero averle insegnato al seminario, è anche – insieme ad altri peccati che lei e i suoi colleghi certo non conoscete, come la lussuria e la superbia – un Peccato Mortale, punito con l’inferno. Si confessi subito e soprattutto cerchi di recuperare un po’ di serenità. Si renda conto che se continuate a dire cose derisorie la gente, almeno nel mondo libero, vi deriderà. Datevi una controllata. Parlate e straparlate su tutte le cose dell’universo, non riuscite a starvi zitti cinque minuti e a lasciarci un po’ tranquilli con i vostri anatemi – ci avete vietato perfino l’omeopatia e Harry Potter – e poi vi permettete di dire “basta” a chi non fa altro che esercitare il suo diritto di critica? Ma siamo noi, caro Bagnasco, che diciamo basta a voi. Che non dovreste permettervi di intimare al Parlamento italiano di approvare le leggi che volete voi nelle forme che volete voi. Potete “sperare” che il nostro Parlamento, fino a prova contraria nominalmente sovrano, approvi la legge da voi desiderata, non potete “comandare”. Impari, per favore, un po’ di educazione istituzionale. E si faccia una cortesia, si dia una calmata.
(12.3.09) Caro Mourinho, abbiamo letto che dopo la sconfitta subita in Inghilterra dalla sua squadra lei ha dichiarato: “Adesso tutta l’Italia sarà felice”, chiaramente sopravvalutando l’ampiezza del pubblico che si interessa alle sue imprese. Si capisce che con quello che le paga il suo datore di lavoro lei si senta realmente una persona speciale, ma le assicuriamo che c’è ancora una discreta parte dell’Italia che sa appena chi è lei, e che di quello che fa la sua squadra, che vinca o che perda, non gliene può importare di meno. Semmai si secca leggendo che dopo quella sconfitta il petroliere padrone della sua squadra, uno di quelli che una volta si chiamavano ricchi scemi, ha deciso di spendere – in questi tempi di crisi – altri duecento milioni per renderla più competitiva. Come lei sicuramente sa Mecenate manteneva il poeta Orazio, i Medici mantenevano Michelangelo e creavano musei e biblioteche, Paul Getty ha fatto altrettanto in tutto il mondo, Gates spende i suoi soldi in Africa, i miliardari Moratti e Berlusconi mantengono squadre di calcio. Evidentemente ogni paese ha i capitalisti che si merita. Lei, caro Mourinho, è sicuramente uno furbo, merita i complimenti. Ma per favore, scenda da cavallo.
PER LA SEN. BINETTI: LE SUE DIMISSIONI DAL PD, UNA PROMESSA O UNA MINACCIA?
(18.2.09) Cara Binetti, la sua minaccia di lasciare il Pd qualora dovesse prevalere la linea di Ignazio Marino sul testamento biologico ci ha gettati nell’angoscia. Un’altra brutta notizia dopo le dimissioni di Veltroni. Ci ripensi, per favore. E’ vero che Lei riceve direttamente la linea dall’alto, o meglio dall’Altissimo, ma non è molto democratico abbandonare un partito che ci ha fatti entrare al Senato solo perché si è rimasti in minoranza su una votazione. In ogni caso, qualora dovesse lasciarci, ci faccia un favore: si porti via anche il cilicio.
(17.2.09) Caro Uolly, la Caporetto del Partito democratico in Sardegna è anche la pietra tombale sulle sue futili ambizioni di leader. Il gesto più serio e intelligente che a questo punto lei può fare è lasciare al più presto il partito a un successore più degno: unica condizione per evitare un nuovo crollo alle prossime europee. You Can, anzi You Must. Consideri – se proprio non vuole trasferirsi in un tepee in Africa – che può sempre contare su un loft a Manhattan.
(10.1.09) Un cyber-messaggero con una bellissima veste blu, capelli biondi e grandi ali ci ha portato questa mail proveniente da “altissimo loco”, pregandoci di inoltrarla al senatore a vita Andreotti (sembra che lassù abbiano problemi con la Cielo-Telecom, tutto il mondo è paese): “Caro Andreotti, abbiamo letto con stupore su Paradise-News una sua intervista a Repubblica intitolata “Sì, ho qualche segreto di Stato e lo porterò con me in Paradiso” e desideriamo avvertirla che qui è proprio escluso che lei metta piede. I suoi segreti non c’è bisogno che ce li confidi, si figuri se non li conosciamo perfettamente. Per cui si eviti la fatica di bussare alle nostre porte, rischierebbe di essere precipitato giù in picchiata come i bilanci della vostra Alitalia. E non millanti, come ha sempre fatto, dimestichezza con il mondo celeste. Forse si sbaglia con un altro più giù, molto più giù. Si abbia comunque la nostra benedizione”.
(30.12.08) Caro Renato, non ci siamo più incontrati dai tempi in cui eravamo nella stessa Commissione del Cnel, entrambi socialisti, io in rappresentanza del sindacato, tu come “esperto” e all’epoca Presidente della Fondazione Brodolini; e certo non ho potuto apprezzare, dopo la diaspora socialista, il tuo imprevedibile passaggio nelle file di Forza Italia. Non essendo però tra i sostenitori del “tanto peggio tanto meglio” mi fa comunque piacere che tu stia al governo elevandone il tasso d’intelligenza: non sarai mai candidato al premio Nobel dell’economia, come il tuo ego ipertrofico ti fa credere, ma certo di fronte a gente come La Russa e Gelmini sei un gigante del pensiero. Al di là della tua tentazione di sparare nel mucchio per ottenere i titoloni, penso anche che molte tue battaglie per moralizzare la pubblica amministrazione siano appropriate. Questo post it per dirti però di stare attento. Puoi toccare gli impiegati dello stato, i magistrati, i militari, e in tanti ti diranno bravo. Ma toccare i cardinali – come hai osato fare tu l’altro giorno dicendo a Tettamanzi che la Chiesa farebbe bene a stanziare per i poveri un po’ più dei soldi che riceve dallo Stato – è pericoloso, potrebbe rappresentare il tuo suicidio politico. Le mani della Curia, come tu saprai, sono molto lunghe, le sue armi imprevedibili. Auguri per il 2009 ma guardati le spalle, Renato.
(17.12.08) Caro Sacconi, quello che lei ha fatto, vietando alle strutture sanitarie – sotto la copertura ipocrita dell’esigenza di protezione dei disabili – di eseguire la sentenza della Cassazione che, in applicazione di una legge dello Stato, autorizza finalmente Eluana a trovare dopo 17 anni la fine della sua agonia, non è solo una prevaricazione della legge e della magistratura, è un atto di bullismo politico. E’ la tragica dimostrazione che in questo paese sta tornando lo squadrismo. E la cosa peggiore è che in questo caso non viene dagli ex fascisti – almeno a giudicare dalle civili e coraggiose prese di posizione dell’ultimo Fini – ma dagli ex socialisti passati alle dipendenze del corruttore n. 1. Mentre un altro suo compagno ex socialista, agli arresti come imputato di corruzione aggravata e associazione per delinquere, invece di sentirsi umiliato si dichiara “felice” che la regione già da lui amministrata sia passata, per sua colpa, alla destra: forse sperando che da quelle parti gli offrano un seggio alle prossime Europee, in questo merdaio tutto è possibile. Il socialista Giacomo Matteotti fu assassinato da Mussolini, voi ex socialisti lo state assassinando un’altra volta.
PER IL DIRETTORE DELLE ENTRATE E IL COMANDANTE DELLA GUARDIA DI FINANZA
(16.12.08) Se è possibile, illustri Autorità, vorremmo rispettosamente presentare alle Signorie Loro, tramite Contrappunti, un esposto informale. La regione Abruzzo è appena passata di mano politicamente, dal centrosinistra al centrodestra, grazie all’inchiesta giudiziaria originata dalle denunce del boss della sanità locale, Vincenzo Angelini, indotto – a suo dire – a versare in più riprese circa 15 milioni di tangenti all’ex governatore Del Turco, al suo staff, a diversi politici locali. L’Angelini per anni avrebbe sborsato milioni prima all’amministrazione regionale di centrodestra e poi a quella di centrosinistra, per il rilascio di crediti alle sue numerose cliniche e per influenzare le decisioni della giunta regionale in materia di sanità. Il tutto a colpi di centinaia di migliaia di euro puntualmente consegnati con cadenza mensile o settimanale ai vari interessati.
Il processo dirà, si spera, come si sono svolte realmente le cose, chi siano i corrotti e chi i corruttori. e li chiamerà a rispondere delle loro colpe. Ma intanto ci sarebbe un aspetto di cui nessuno, a quanto ci risulta, ha finora parlato. Questa grande liquidità utilizzata per i versamenti che l’Angelini avrebbe fatto tutti questi anni, da dove veniva? Era frutto di un suo patrimonio personale, e in questo caso come accumulato? Qualcuno di voi ha pensato a sottoporre ad esame i bilanci delle aziende del predetto personaggio per capire se i ricavi dichiarati erano tali da consentire la disponibilità di fondi così consistenti versati sotto banco con tanta frequenza? La Direzione delle entrate dell’Abruzzo non si era mai accorta di nulla e non ha niente da dire in proposito? Sarebbe possibile, illustri signori, avere una qualche risposta a questi interrogativi che vengono spontanei alla mente dei comuni contribuenti?
PER GIANNI ALEMANNO. PERCHE’ NON CI PROVA?
(10.12.2008) Caro Sindaco, alle ultime elezioni abbiamo votato per Rutelli, sia pure turandoci il naso, e quando lei è diventato il nostro primo cittadino non abbiamo certo stappato lo champagne. Tuttavia dobbiamo dire che finora – a parte l’intenzione dichiarata di continuare a cementificare l’agro romano, come ha fatto alla grande il suo predecessore – non abbiamo molte critiche da fare al suo operato. Ci è piaciuto, anzi, che appena eletto lei abbia cancellato l’indecente progetto veltroniano del parcheggio sotto il Pincio. E allora ci permettiamo un suggerimento. Nell’articolo di Tonino Scaglione che trova qui a fianco è illustrata la scandalosa segregazione di 620 capolavori dell’arte greco romana, per non parlare degli affreschi della tomba Francois, operata dai Torlonia, che si rifiutano non solo di cederli allo Stato ma addirittura di concederli in prestito per le mostre temporanee. Ci è venuto alla mente che in altri tempi i Torlonia avevano affittato la loro lussuosa villa sulla Nomentana a Benito Mussolini per il simbolico canone di una lira l’anno. Viste quelle antiche simpatie non potrebbero ora – hai visto mai – affittare la loro collezione al sindaco di Roma di An Gianni Alemanno per un euro l’anno? Caro Sindaco, se lei riuscisse in questa impresa acquisterebbe un merito enorme non solo per la città ma anche per tutti coloro che ovunque nel mondo amano la grande arte. Perché non ci prova?
(6.12.08) Caro Letta, non pensiamo di trovarla in questo momento in buona salute perché avrà avuto il tempo di leggere i versi che le ha indirizzato Sandro Bondi nel suo ultimo libro di poesie: “A Gianni Letta – Presente d’amore/Cuore del tempo/Consumato/Senza pietà/Morta memoria/Rifugio infedele/Destata dal rimorso/Vita futura/Inganno della mente/Figlia della mancanza/Beatitudine presente”. Francamente, se qualcuno ci avesse dedicato versi come questi staremmo meditando il suicidio. Bondi ha dichiarato che quando scrive poesie “si sente un vulcano”. Adesso è chiaro, l’unica salvezza dall’estro poetico del Ministro dei beni culturali è la protezione civile. Ma visto che il suo ultimo parto appena uscito è intitolato “Incontri orbitali”, Lei che può tutto non potrebbe mandarlo definitivamente in orbita?
(4.12.08) Caro Presidente, siamo pienamente d’accordo con Lei, questa frenesia di certa sinistra – in tempi di feroce recessione – di mantenere l’Iva agevolata sugli abbonamenti ai programmi di Sky, a beneficio di una fascia tutto sommato privilegiata di cittadini, ci sembra una battaglia di retroguardia. Piuttosto, Lei sicuramente saprà che secondo gli ultimi dati Eurostat quanto a collegamenti Adsl siamo messi malissimo: abbiamo il terzultimo posto in Europa, seguiti solo da Bulgaria e Romania. E oggi l’accesso diffuso ad Internet, Lei ci insegna, è una delle risorse fondamentali per lo sviluppo. Facciamo nostra, quindi, la proposta lanciata da Pier Luigi Tolardo su Zeus News: con il ricavato dell’aumento dell’Iva sulla pay tv finanziamo l’abbattimento dell’Iva sull’Adsl. E siccome questo non basta, aumentiamo i canoni di concessione delle tv private, che da un po’ di anni – ma questo forse Lei non lo sa – stanno facendo un sacco di soldi. Siamo certi che con il suo consueto disinteresse Lei darà immediatamente ordine al suo ministro dell’economia di provvedere con un emendamento al decreto anticrisi. Così tutti la smetteranno di calunniarla parlando di conflitto di interessi.
(28.11.08) Illustre Direttore, come riportato ieri da Repubblica Lei in un convegno ha accusato le Banche centrali di essere state attente all’inflazione “trascurando i rischi di instabilità finanziaria”. Ma Bankitalia, di cui è direttore, non è una Banca centrale? Un’accusa, quindi, verso sé stesso? E se invece intendeva riferirsi alla Bce (in realtà, attualmente, l’unica vera Banca centrale rimasta) perché non avere il coraggio di chiamarla per nome? Ma in ogni caso, non fa parte la stessa Bankitalia da Lei diretta del board della Bce, e in tale veste non avrebbe potuto spingerla a una maggiore attenzione alla “crescita travolgente dei prezzi delle attività finanziarie”? E infine: quando Lei critica “lo spaventoso analfabetismo finanziario” di chi crede non vi sia relazione tra alto rendimento e alto rischio, come mai dimentica di dire che questo analfabetismo è stato incoraggiato e coltivato proprio dalle banche, che fino all’ultimo hanno lucrato sugli sprovveduti risparmiatori riempiendoli l’altro ieri di bond argentini e azioni della Cirio e della Parmalat, ieri di obbligazioni e azioni della Lehman Brothers; banche che proprio l’Istituto da Lei diretto avrebbe dovuto controllare? In definitiva: Lei si sente di essere effettivamente il Direttore della nostra Banca centrale o uno che viene dalla Svizzera?
(20.11.08) Caro Villari, proprio non riusciamo a capire la testardaggine di quanti vorrebbero a tutti i costi farla dimettere dalla prestigiosa carica di presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai alla quale – contro il parere del suo schieramento politico – l’ha chiamata il centrodestra. Lei è un ex democristiano, ex adepto del partito di Mastella, figuriamoci, quando mai potrebbe dimettersi da un incarico. Non dia retta ai disturbatori, resti. Tanto la Rai è già talmente in basso che difficilmente potrebbe peggiorare.
(16.11.08) Caro Governatore, pur apprezzando gli sforzi che lei fa per risollevare il prestigio della Banca d’Italia ridotto a zero dal suo predecessore, ci permettiamo una domanda: perché continua a dire pubblicamente, un giorno sì e l’altro pure, che la crisi è brutta ma che “il peggio deve ancora venire”? Forse da economista lei ignora che esistono profezie autoavverantesi, nel senso che se qualcuno in questi giorni volesse fare un investimento grande o piccolo, acquistare azioni od obbligazioni di qualsiasi tipo o magari semplicemente cambiare la macchina, potrebbe essere indotto a rinviare sapendo che (parola del Governatore) deve arrivare tra poco una tremenda crisi – con il risultato che la situazione peggiorerà ancora? Certo il compito del banchiere centrale non può essere quello di indurre false fiducie. Ma forse neanche quello di fare il profeta di catastrofi.
(16.11.08) Illustre ex Presidente, la sentenza della Cassazione sul caso Englaro ha suscitato commenti di ogni tipo, ma il Suo ci sembra proprio degno di essere incorniciato. Come ha dichiarato al Messaggero on line del 16 novembre, Lei ha “molto più rispetto per i militanti delle Brigate Rosse e di Prima Linea che per i giudici delle Sezioni Unite Civili della Corte di Cassazione». «Mentre – ha spiegato – i primi per sparare e uccidere si esponevano a essere sparati ed uccisi, i detti giudici per uccidere non hanno bisogno di sparare e di esporsi ad essere sparati e magari anche uccisi, ma basta che, non con un mefisto (?) o in altro modo nascosti, ma solo sotto le toghe rosse guarnite di ermellino, emanino una sentenza». Cosa dire davanti a questa dichiarazione? Forse solo che come italiani c’è da vergognarsi di avere avuto sette anni come Presidente uno come Lei.
(15.11.08) Egregio Cardinale, dopo averla impedita nella scorsa legislatura tramite le guardie svizzere presenti nella Commissione sanità del Senato, adesso Lei con le altre gerarchie vaticane insiste invece per una legge sul testamento biologico. Una legge, beninteso, fatta su misura delle “vostre” opinioni, come al solito “non negoziabili”, per impedire che la magistratura emetta altre sentenze come quelle sul caso Englaro. “Una legge – ha tenuto a precisare – fatta però in modo che rispetti dei limiti, valori assoluti e fondamentali, come ad esempio la volontà certa della persona, la responsabilità in scienza e coscienza del medico, e poi la distinzione chiara tra quelle che sono le cure e le terapie e le funzioni vitali come sono la nutrizione e l’idratazione”. In sostanza, una legge che impedisca al paziente di rifiutare l’alimentazione e l’idratazione artificiale e che dia in ogni caso al medico la possibilità di applicare o non applicare le disposizioni del testamento biologico: privandolo, così, di ogni significato. Caro Cardinale, perché a questo punto non fa una cosa, perché per evitare fraintendimenti non la scrive direttamente Lei questa legge e non la manda a Fini e Schifani, che dopo aver sentito i capigruppo ci metteranno un timbro sopra e la passeranno alla Gazzetta Ufficiale? Poi si potrà pensare, per queste materie, a un canale diretto tra la Cei e la Gazzetta, che eviti al Parlamento italiano di perdere tempo a discutere sui “valori assoluti” delle gerarchie vaticane. Con quei quattro soldi che prendono i nostri valorosi parlamentari, è giusto fare il possibile perché non si affatichino troppo.
(14.11.08) Caro Presidente, lei che pazientemente un giorno dopo l’altro difende gli immigrati, gli studenti, i professori, i poliziotti, il sud, il dialogo, non potrebbe pensare a difendere anche i magistrati dal vergognoso attacco che sul caso Englaro la Santa Inquisizione sta sferrando contro di loro? Lei che è Presidente del Consiglio superiore della Magistratura non potrebbe dire qualche parola per difendere i magistrati da chi – nelle alte sfere di uno Stato straniero – tenta di condizionarli e ricattarli, li minaccia, si permette di chiamarli assassini perché hanno applicato le nostre leggi ed esprime “sdegno” per le loro sentenze? E Lei come Presidente dello Stato Italiano non potrebbe reagire contro questi attacchi ricordando ai Santi Inquisitori – che vorrebbero prolungare senza fine l’agonia di una povera ragazza già morta in nome del diritto alla vita, loro che in altri tempi hanno spento la vita di milioni di innocenti con il rogo e le torture – non potrebbe dunque Lei ricordare a costoro che fino a che non verrà abrogata (e forse poco ci manca) esiste ancora nella nostra Costituzione, di cui Lei è supremo custode, una norma in base alla quale “lo Stato e la Chiesa cattolica sono ciascuno nel proprio ordine indipendenti e sovrani”? O intende mantenere in questo caso – e “solo” in questo caso – un riguardoso, prudente silenzio?
(5.11.08) Caro Direttore, l’evento, lo abbiamo scritto anche noi, era epocale, ma forse mandare ben quaranta persone in America, con tutti i costi annessi e connessi, per seguire le elezioni del 4 novembre è stato un po’ esagerato, specie tenuto conto di un bilancio già disastrato da quaranta milioni di debiti. Francamente ci dispiacerebbe se il primo risultato della elezione di Obama dovesse essere un aumento del canone Rai.
(20.6.08) Caro Ravoni, abbiamo letto sul “Giornale” un suo interessante articolo sulle misure in programma nel pubblico impiego, tra cui quelle contro gli “statali fannulloni”. Pensiamo si sarà sentito un po’ chiamato in causa dal suo stesso scritto perché nominato a suo tempo da Tremonti “esperto” del Secit per risarcirla della mancata conferma nell’incarico di portavoce (ne parlammo ampiamente in un articolo intitolato “Si scrive Secit si legge Ufficio di collocamento”, ancora oggi assai attuale) non risulta abbia molto frequentato gli uffici di Via Carucci (al pari, del resto, di altri sedicenti “esperti” a 130.000 euro l’anno) e tanto meno prodotto rapporti, studi e ricerche tali da illuminare la problematica fiscale. Del resto chi come lei fa il giornalista professionista è un po’ difficile possa fare l’esperto fiscale – sempre tra virgolette. Adesso sembra che Tremonti, seccato perché non ci sono più posti vuoti per sistemare suoi amici e collaboratori, abbia intenzione di abolire il Secit, facendo così risparmiare alle casse dello Stato oltre 15 milioni l’anno. Si dice anche, però, che agli “esperti” verranno trovate altre sistemazioni. Continui ad aggiornarci, per favore, sulla vicenda degli statali fannulloni.
(27.4.08) Caro Rutelli, per comunicare a Veltroni con una lettera aperta che avremmo votato per lui ma senza entusiasmo abbiamo speso due ore del nostro tempo, per comunicare a lei la stessa cosa con un post it sciupiamo solo due minuti. Siamo convinti che lei non sia migliore dell’ex fascistello Alemanno, e non pensiamo che una volta eletto sindaco di Roma amministrerebbe meglio di lui. Ma che la destra, dopo aver conquistato il paese, occupi ora anche la capitale sarebbe veramente troppo. E quindi andiamo a votarla turandoci il naso, e pensando a quanto sarebbe bella la politica se potesse essere gestita come il calcio. Diamo al Real Madrid Veltroni, Rutelli, D’Alema, Pecoraro, Bertinotti, ci mettiamo pure Totti tanto oramai è vecchio e si rompe sempre, aggiungiamo un’altra ventina di parlamentari alla rinfusa e ci compriamo Zapatero. Ma gli spagnoli non accetterebbero, questo è il problema. Soprattutto lei, caro Rutelli, ha meno mercato di Vladimir Luxuria e di Caruso. Si cerchi un buon procuratore, e auguri anche per Roma. Ma sarà dura.
(17.4.08) Caro Wolly, non siamo tra quelli che come il nostro amico Nobili le addebitano ogni sorta di nefandezze, anzi saremmo portati a difenderla se almeno lei cominciasse a parlare in italiano. Avendo poca dimestichezza con l’inglese (tra l’altro, Bossi imperante, non è da escludere che tra poco l’i “inglese” delle tre “i” di Berlusconi si trasformi nella “i” di “insubrico”, sublingua di origine celtica parlata da Borghezio e dai suoi) rimaniamo confusi quando lei dice che farà uno “shadow cabinet”. Lei ci confuse molto anche quando sbottò in un “I know my chicken” traducendo in improbabile inglese il vecchio detto italiano “conosco i miei polli”. Né c’è da dire che le abbia portato fortuna lo slogan “Yes we can”, come non portò fortuna a tutti noi lo slogan “I care” che lei volle imporre al Congresso di Torino a un Pci allora ancora duro e puro, che parlava solo italiano. Così come non ci è piaciuto sentirla annunciare dal loft “Ringrazio Gordon e Luis” (Gordon Brown e Luis Zapatero – quello Zapatero, tra l’altro, che lei non ha voluto invitare in Italia ad appoggiare la sua campagna – sarebbe stato disponibile – per paura dell’anatema di Binetti). Non siamo tra quelli che le dicono gentilmente di andare a prestare la sua opera nell’Africa più arretrata dove ci sarebbe tanto bisogno di lei. Ma se deve rimanere in Italia può per favore cominciare a parlare in italiano? Smetterla di sentirsi, novello Zelig della politica, di volta in volta Kennedy, Clinton, Obama, Mandela, Luther King? Resti a Testaccio, per favore, resti tra noi.
(11.2.08) Dear Ueltron, ci scusi se le scriviamo in italiano ma non abbiamo potuto fare a meno di pensare a lei durante la nostra visita di ieri alla splendida mostra di Sebastiano Luciani, il pittore emulo di Raffaello e sodale di Michelangelo. Come certo lei sa, il grande veneziano diventò per tutti “del Piombo” quando si fece frate per poter accettare l’incarico di addetto ad apporre il sigillo (di piombo, appunto) sulle bolle papali. Che a ben guardare è proprio ciò che fa lei come segretario del nuovo Pd con le Direttive impartite da Ratzinger tramite la cattomaso Binetti e il cardinal Ferrara: si inginocchia e le timbra. La differenza tra voi due, a parte la specializzazione pittorica (lui dipingeva ritratti, lei sogni; lui è un maestro della prospettiva, lei del trompe-l’oeil) e a parte che lei non si è ancora fatto frate – ma per questo non è mai troppo tardi – è che l’incarico di segretario del Papa svolto da Sebastiano era ottimamente retribuito, quello che svolge lei è, riteniamo, del tutto gratis. A questo punto – se accetta un suggerimento – si faccia pagare. Ci creda, they can.
(2.2.08) Caro Presidente, lei finora ha impiegato due giorni preziosi per consultare ben 26 partiti e partitini di molti dei quali il 99 per cento dei nostri concittadini ignora perfino l’esistenza come il siciliano Mpa, il Pd Meridionale di Fuda e i consumatori di Rossi, estendendo il suo zelo fino ad ascoltare rispettosamente il senatore Turigliatto, autoproclamatosi “Sinistra critica” (sono in due, uno è il capo l’altro la base), e perfino il sedicente leader degli Italiani nel mondo De Gregorio. Tempo sicuramente non sprecato perché grazie al confronto con questi giganti della politica lei si sarà chiarito notevolmente le idee. Certo, qualcuno potrebbe essersi scandalizzato per il fatto che chiunque si metta a votare contro lo schieramento da cui è stato eletto, o per imbecillità politica o per calcolo di convenienza o perché prezzolato dalla parte avversa, venga chiamato a dare consigli sul modo migliore di dare vita a un nuovo governo. A rigor di logica dovrebbe essere evitato accuratamente. Ma questo serve benissimo, al pari dell’immondizia campana, a dare l’idea dello sfascio cui è giunto il nostro sistema politico. Piuttosto c’è un’altra cosa di cui dovrebbe davvero pentirsi, ed è l’aver richiamato all’ordine alcuni senatori che hanno dato il meglio di sé al momento del voto di fiducia al governo Prodi – e a quanto risulta non ancora censurati né sospesi – dicendogli: “Attenzione, questo è il Senato non è un’osteria”. Frase, ci permetta di dirle, poco politically correct in quanto offensiva per tutte le osterie, dove non ci si sputa addosso, non si è soliti gridarsi l’un l’altro “checca squallida”, non si stappano bottiglie gettando la schiuma per terra. Tanto che i gestori delle osterie, offesissimi, hanno annunciato che faranno appendere nei loro locali un cartello con su scritto: “Attenzione questa è un’osteria non è il Senato”. Caro Presidente, prenda, incarti e porti a casa.
(31.1.08) Caro e illustre ex Presidente, poiché la Curia ha fatto sapere che non vuole le elezioni subito c’è il rischio che dovremo pazientare ancora un po’ per veder avverato il desiderio di averla nuovamente nostro premier. Incrociamo le dita. Nell’attesa desideriamo però avvisarla che esistono dei video nei quali una persona che le somiglia molto e ha la sua stessa voce annuncia che nel caso si cerchi di rinviare le elezioni “sarebbero milioni e milioni gli italiani che si riverseranno a Roma”. Frase avventata che lei giustamente ha smentito – in un successivo comizio – di avere mai pronunciato. Sappiamo bene che quella registrazione è un ignobile falso, ma siccome i due video (l’annuncio e la smentita) messi insieme con ovvi scopi calunniosi dai redattori di Repubblica stanno circolando nel web, lei deve intervenire subito. O quanto meno, se adesso fosse troppo impegnato, attivare sin da ora il suo futuro ministro per le comunicazioni e intercettazioni, Clemente Mastella. Con l’occasione l’avvertiamo che circola un falso analogo – rilanciato nel 2006 dal libro di un certo G. Fornari, un pennivendolo paracomunista – in merito alla sua iscrizione alla P2, da lei giustamente smentita. Sarà il caso che segnali anche costui al suo futuro Ministro dell’Interno Totò Cuffaro, un breve soggiorno alla caserma Bolzaneto non gli farebbe male.
(30.1.08) Congratulazioni, caro ex e speriamo anche futuro Presidente, lei non può capire quanto siamo felici della sua assoluzione da un reato così assurdo come quello di falso in bilancio, anacronistico in un’epoca in cui l’Impresa – una delle tre I che sono la Nostra Nuova Trinità – deve poter affermare la sua creatività senza lacci e laccioli. Finanza creativa a livello micro fu la sua così come finanza creativa a livello macro fu quella del suo grande viceprimoministro Tremonti, e dunque perché colpevolizzarla? Si vuole che l’Italia stia ferma mentre i concorrenti ci sopravanzano? Insieme alle congratulazioni accolga, caro e amato Presidente, una piccola preghiera. Come molti nostri amici siamo perseguitati ingiustamente per essere passati col rosso, aver pagato in ritardo il bollo della macchina, aver lasciato la cagnolina fare la cacca su un prato. Adesso che (fra poco, speriamo) sarà di nuovo Presidente ci potrebbe far cancellare questi reati così come ha fatto con il falso in bilancio? Grazie Presidente, baciamo le mani, lei lo sa che il nostro voto è suo.
(21.1.08) Caro, ancora per poco, vice premier, avevamo sentito parlare della sua esibizione su Internet per presentare in inglese il famoso portale italia.it ma non eravamo finora riusciti a rintracciarla. Adesso abbiamo potuto vederla ed è stata una fulminazione. Il suo inglese – o forse era svedese? cingalese? ungherese? – è straordinario, fantastico, wonderful. Anzi, uanderfolle. Meni compliments, griit vaispresident. E’ un grande peccato, big piti, che il portale italiano del turismo abbia dovuto chiudere e che la sua esibizione – in inglese? svedese? cingalese? ungherese? – non sia più visibile per i potenziali turisti. Chissà, nel dubbio, quanti dizionari avrebbero cercato di procurarsi al momento di preparare un viaggio in Italia. E che sorpresa al loro arrivo, quando avrebbero scoperto che la nostra lingua è diversa da quella (svedese? filippina? ungherese? albanese?) che lei parla nello spot. Quanto ci mancherà tra poco.
Caro Veltroni, il sonoro schiaffo sulla guancia che le ha impartito Benedetto XVI mentre lei si inginocchiava per rendergli omaggio, e che ieri l’Ufficio stampa vaticano ha cercato invano di ridimensionare (ma le parole del Papa erano state chiarissime) fa pensare al calcione simbolico che il rabbino di Roma doveva ricevere a Carnevale. Come lei sa, a Roma uno dei clou delle feste del giovedì grasso erano le corse degli ebrei, costretti a gareggiare nudi o coperti di grotteschi travestimenti. Nel 1668 Clemente IX li esentò da questa incivile usanza ma in cambio decretò che da allora in poi ogni anno per sostenere le feste di Carnevale la comunità doveva versare un tributo di trecento scudi e il rabbino doveva recarsi con gli anziani a rendere omaggio al senatore di Roma, il quale li ringraziava simulando un calcio sotto le reni. Pensiamo che l’altro giorno lei si sia sentito un po’ come un rabbino di quei tempi. Non se la prenda, sono cose che succedono a chi è costretto a fare atti di sottomissione nella Roma neo-papalina. Tutto sommato le è andata bene, pensi quando le imporranno di correre nudo.
Carissimo Enzo, dal paradiso dei giornalisti dove ora ti trovi ti capiterà spesso di guardare con raccapriccio nella vostra tv ad altissima risoluzione un personaggio alto e moro che trascorre le serate passando da un salotto televisivo all’altro, sempre ridendo – sghignazza perfino ai funerali di stato – a volte prestandosi (nel suo curriculum c’è scritto “faccio tutto”) a penose esibizioni di ballo.
E’ l’IDIOTA RIDENS, nuova specie antropologica ora arrivata anche in Consiglio dei ministri, uno che leggendo male i numeri ha raccontato ai giornalisti che l’Italia si è scaldata dieci quattro volte più del resto del mondo facendo infuriare perfino il fratello di Prodi. Uno che ha detto sempre di no a tutto, a cominciare dalle discariche e dai termovalorizzatori che si cercava di installare in Campania, e che essendosi alla fine trovato in contrasto con il Commissario straordinario Bertolaso ha detto a Prodi “O lui o io”, riuscendo a mandare a casa l’unica persona che poteva forse aggiustare le cose. Uno che adesso che il bubbone è scoppiato e un’intera regione soffoca sotto cumuli di immondizia, sempre continuando a esibire il suo solito ghigno – e naturalmente respingendo con forza qualunque idea di dare le dimissioni – ha dovuto accettare non più uno ma ben tre termovalorizzatori e per giunta la nomina dell’ex capo della polizia a commissario straordinario insieme a un generale dell’esercito. In pratica il commissariamento della società civile e politica campana, mentre i primi treni carichi di rifiuti stanno partendo, a spese nostre naturalmente, per la Germania e per la Svizzera, le prime navi per la Sardegna, il resto nel Lazio e nelle altre poche regioni disponibili, e tutto il mondo ride di noi. Anche perché sanno che per portare via le ecoballe accumulate in Campania ci vorrebbero 109 Tir al giorno per cinque anni. Ecco il risultato di una intelligente politica ambientalista.
Caro Enzo, so che ci guardi dall’alto preoccupato e forse rimpiangi quella volta che salutando la nostra vittoria alle elezioni del 10 aprile 2006 e il varo del governo Prodi scrivesti “E’ finita l’ora del dilettante”. Certo non abbiamo più i Castelli e i Calderoli ma, ahimè, al loro posto abbiamo messo i Mastella e i Pecoraro. E l’alternativa adesso – dopo questo sconquasso che certo avrà riflessi anche sugli orientamenti di voto, sia al nord che al sud – è quella di passare di nuovo dai buffoni ai razzisti. Caro Enzo, vedi da lassù se ci puoi aiutare. Se almeno riuscissi a far andare a casa l’homo ridens altrimenti detto Pecoraro Scanio – che non è certo il solo, ma sicuramente uno dei maggiori responsabili insieme a governatori, sindaci, gestori di consorzi, commissari, comunisti ambientalisti oltranzisti, mafiosi e camorristi, senza dimenticare industriali, preti e vescovi che anche loro hanno dato un bel contributo – già sarebbe un segnale importante. Ma temiamo fortemente che anche per te sarebbe un compito disperato.
L’armata catto-integralista di Rutelli perde i pezzi. “Ha già deciso quale partito scegliere?” ha chiesto un giornalista del Corriere al senatore Fisichella. “E’ ancora prematuro” ha risposto l’ex An, ex Margherita, ex Pd, ora “in cerca”. Si sbrighi, senatore, tutti gli italiani aspettano con il fiato sospeso la sua scelta: l’Udc di Casini? La destra di Forza Italia? Un ritorno ad An? O magari il nuovo futuribile partito ultraclericale di Pezzotta? Ce lo dica, ci faccia arrivare più sereni al 2008.
Abbiamo letto in un’intervista al Corsera che la settimana scorsa lo Spirito Santo è sceso su Palazzo Madama per sua intercessione facendo decadere il decreto sulla sicurezza: “Avevo detto: Signore, se puoi mettici una mano. E poi è saltato fuori l’errore”. A quanto racconta, lei aveva già chiesto con successo interventi dall’Alto per i politrasfusi, la terapia intensiva neonatale, il 5 per mille: “Tutto finanziato”. E’ una fortuna che Berlusconi non possa contare su entrature pari alle sue altrimenti non avrebbe avuto bisogno di raccomandare attricette a Saccà per convincere qualche senatore a far saltare la maggioranza. Comunque, Senatrice, ci lasci dire che questa sua capacità di far scendere tra noi lo Spirito Santo ci sembra un po’ sottoutilizzata. Forse oltre che dei decreti del Senato potrebbe magari spingerlo a occuparsi un po’ della Somalia, che ha uno dei tassi di mortalità infantile più alti del mondo con 225 bambini morti per 1000 nati vivi a causa di dissenteria, infezioni respiratorie, malaria. Meno del 30% della popolazione ha accesso all’acqua potabile. E allora, cara Senatrice, si dia una rassettata al cilicio, si concentri e faccia scendere lo Spirito Santo anche un po’ da quelle parti. E tra qualche giorno rilasci un’altra intervista per farci sapere com’è andata.
Abbiamo letto che il suo rapporto di fiducia con il governo “è ormai esaurito” e che lei “ha sofferto” nel votare la fiducia alla finanziaria. Lei non sa quanto abbiamo sofferto noi nel vedere uno come lei (ex Msi, con Fini traghettatore dello stesso verso AN, in premio promosso alla vicepresidenza del senato, lì divenuto celebre per aver licenziato in tronco il segretario colpevole di essere stato fotografato al Gay Village, infine dimissionario da An poco prima del termine della scorsa legislatura) essere subito dopo imbarcato nell’Unione grazie al genio strategico di Rutelli (lo stesso che è responsabile dell’inserimento nella Margherita della fondamentalista Binetti, altra bella mossa). E sì che Prodi aveva giurato che nessun voltagabbana sarebbe entrato nelle liste dell’Unione. Adesso che lei si appresta a voltare un’altra volta gabbana non si offenda, caro professore, se le diciamo che a differenza sua, il nostro rapporto di fiducia verso di lei non si è esaurito. Non era mai nato.
Signor Ministro, possiamo capire come si sente dopo la sentenza sul caso Speciale, il secondo schiaffone della giustizia amministrativa subito dopo quello sul consigliere Rai Pietroni. Aver detto peste e corna in Parlamento del generale per giustificare la sua rimozione e contemporaneamente nominare il presunto “fellone” consigliere della Corte dei Conti era una mossa geniale, peccato che i magistrati non l’abbiano apprezzata. Ma si tratta di quisquilie, la cosa veramente importante, ci creda, è che anche quest’anno la pressione fiscale non diminuirà, e tutti noi, che lo avevamo temuto, gliene siamo grati. Come lei ci ha insegnato le tasse sono belle, bellissime. Forse saranno loro gli “animal spirits” che ci salveranno. Intanto ci prepari il calendario, potrà aiutarla a distrarsi. E per piacere, non pensi alle dimissioni.
Spopolano in questo periodo sul Web – se ne può vedere un’intera collezione sul Corriere – i calendari illustrati da bellissime modelle del cinema e della tv. Sì, alcune potranno anche apparire conturbanti ma non è per piaggeria che Le diciamo, illustre Ministro, che per noi di veramente belle ci sono solo le tasse. Di fronte alla stupenda bellezza delle tasse non ci sono Rita Rusic o Aida Yespica che tengano. Codeste per di più hanno i seni rifatti mentre le tasse sono veraci, provocanti, spontaneamente sexy. Per un calendario delle tasse in pose diverse – sdraiate, scosciate, seminude – chissà quanti farebbero follie, i camionisti ci tappezzerebbero le cabine. Per favore, signor Ministro, ci prometta che se ne occuperà dopo la Finanziaria. Naturalmente se resta il governo.