La sinistra che vorrei, ma che non c’è
Il problema vero per chi come me si riconosceva in una sinistra capace di rispondere ai mutati scenari sociali, è che al posto della delicata e complessa transizione che attendevamo, c’ è stata una vera e propria metamorfosi centrista, che ha diluito ed annebbiato idee, programmi, posizioni, mentre l’establishment che avrebbe dovuto guidare questo rinnovamento vitale per la nostra democrazia mostrava contraddizioni, spaccature e tutti i preoccupanti sintomi della logica degli interessi particolari che domina da sempre il nostro Paese. Andando al governo, la sinistra ha sbagliato quasi tutto quello che poteva sbagliare.
Più che ad una transizione, abbiamo assistito impotenti ad una progressiva “sparizione” – di nome e di fatto – di tutti gli elementi caratterizzanti una gestione trasparente e innovativa della cosa pubblica.
Così, per progressive diluizioni di contenuti e connotazioni, siamo giunti all’attuale partito: totalmente privo di identità politica e di potere evocativo perfino nel simbolo e nel nome.
Caro Franceschini, con tutta la fantasia riesce a immaginare una sigla più generica di “Partito Democratico?” Cos’altro potrebbe mai dichiarare di essere un qualsiasi partito politico in una nazione che per sua stessa Costituzione si definisce "una Repubblica democratica"?
E poi guardi gli scherzi del destino: dopo tanto affannarsi a cercare nomi nuovi per l’Italia che cambia ed entra a pieno titolo nella logica del bipolarismo, le due sigle PD e PDL sono paradossalmente simili, o meglio, pericolosamente vicine.
Ma veniamo ai contenuti. Da privata cittadina quale sono le elenco con semplicità i valori, le idee, i programmi che vorrei venissero rappresentati da un ipotetico partito laico, progressista , aperto all’Europa, intenzionato a dissolvere per sempre le logiche immobiliste, partitocratriche e mafiose che attanagliano il nostro Paese; un partito con una diversa visione della politica energetica, con la voglia di valorizzare veramente le specificità di genere e di cultura, e con idee nuove rispetto alla logica del massimo profitto e la sottesa schiavitù consumistica che imbriglia le nostre vite e la nostra comunicazione di massa; insomma il ritratto della sinistra che voterei, ma che non c’è.
1. MODELLI DI SVILUPPO GLOBALE
Indubbiamente viviamo un’epoca in cui esistono priorità “planetarie”.
Un partito veramente interessato al bene del popolo italiano in quanto parte dell’umanità intera, dovrebbe porre al primo posto la necessità imprescindibile di acquisire realmente e il più rapidamente possibile l’ottica di una economia mondiale sostenibile. La situazione in cui siamo è un vicolo cieco, ed è folle non evidenziarlo a livello politico. Occorrono scelte concrete, forti e chiare a tutela delle generazioni presenti e future; è necessario un immediato cambiamento per tentare di ripristinare ove possibile gli equilibri ambientali ed ecologici, e giungere ad equilibri di maggiore equità nel rapporto tra i popoli.
Solo per fare qualche esempio, cito possibili strategie: battaglie concrete per garantire la rapida affermazione delle energie rinnovabili (di cui l’Italia potrebbe essere leader quanto a risorse naturali) e per diminuire l’inquinamento ambientale; utilizzare i migliori studi sul problema della produzione mondiale di carne bovina e sulla catena alimentare e fare proposte di riconversione individuando nuove strategie alimentari, che potrebbero divenire veri e propri cavalli di battaglia sociali ed economici; promuovere il massimo utilizzo “energetico” dei rifiuti riciclabili o riconvertibili e vigilare sul corretto smaltimento di quelli pericolosi o privi di utilità. Battersi perché risorse fondamentali come l’ acqua e gli acquedotti restino risorse pubbliche e come tali vengano gestite in modo trasparente, vengano saggiamente amministrate, potenziate, migliorate e tutelate nell’interesse dell’intera collettività. E molto altro ancora.
Ritengo assurdo che la crisi economica mondiale non abbia indotto la nostra sinistra ad elaborare e proporre modelli alternativi di sviluppo economico, basati su esperienze già esistenti di sostenibilità e solidarietà , anzichè sulla logica del massimo profitto o su una sempre crescente spinta consumistica. Qui ci sono immensi capitoli tutti da scrivere.
2. LE QUESTIONI NAZIONALI
Unitamente ai temi collegati allo sviluppo sostenibile e globale, vorrei che la sinistra italiana affrontasse in modo altrettanto chiaro e concreto le questioni nazionali. A mio giudizio abbiamo almeno quattro nodi nevralgici da sciogliere, quattro obiettivi fondamentali da raggiungere. Si tratta di questioni di portata storica, ciascuna con enormi implicazioni ed interconnessioni: sono i quattro errori fondamentali di impostazione del “Sistema Italia” che frenano ed appesantiscono l’evoluzione delle coscienze nel nostro Paese e conseguentemente ne ostacolano l’evoluzione economica e sociale.
Laicità dello Stato
Caro Franceschini, mi rendo conto che per Lei che proviene dalla vecchia DC, questo obiettivo è probabilmente difficile da condividere. Tuttavia la laicità dello Stato è un valore imprescindibile per grande parte dell’elettorato di sinistra. E’ questo uno dei punti che rende l’attuale PD un insostenibile ibrido bicefalo.
Sradicamento delle mafie e della mentalità mafiosa.
Un concetto chiave, da intendersi non solo come lotta alle diverse organizzazioni criminali radicate nel nostro Paese, ma come battaglia culturale e di coscienza contro la pervasiva mentalità mafiosa, con le sue logiche familistiche, di favoritismi, protezioni, privilegi e spartizioni che attanaglia da secoli l’intero sistema Italia.
In questa battaglia rientra evidentemente la volontà di svelare i meccanismi di “scatole cinesi” in cui si nascondono i nomi eccellenti che governano l’economia italiana, e le evidenti connessioni e coperture con il mondo della politica. Parallelo è il discorso dei conflitti di interesse che ci porta al punto successivo.
Riconversione della “Casta Politica Italiana” in “Professionalità della Politica” attraverso un puntuale confronto con il (meglio del) panorama europeo.
Riduzione drastica dei benefit, dei privilegi economici e personali, immunità compresa. Nessuna tolleranza nei confronti di malcostumi quali assenteismo e comportamenti tesi all’interesse privato. Studio di specifici provvedimenti anti-corruzione; impossibilità di ricoprire ruoli pubblici per chi ha condanne a proprio carico, etc. Soprattutto, totale trasparenza dei curricula e delle carriere: spazio alla professionalità e alla competenza.
Certezza della Giustizia
Proposte concrete per rendere i tempi e i modi dell’ amministrazione della Giustiza degni di tale nome.
Oltre a questi quattro punti fondamentali, vorrei che la sinistra italiana sostenesse apertamente:
- l’investimento nei servizi pubblici;
- l’idea di restituire efficienza e dignità ad enti e servizi pubblici o a partecipazione pubblica con un risanamento “dall’alto”: eliminazione dei consulenti e dei manager super pagati (e/o super liquidati); smascheramento e fine del sistema delle nomine politiche di dirigenti senza competenza
- risorse per la valorizzazione dei nostri giovani e la loro formazione, per facilitare la loro autonomia dalla famiglia d’origine ed il loro inserimento nel vita lavorativa e produttiva
- riconoscimento e valorizzazione dello specifico ruolo sociale femminile (che non passa certamente attraverso l’equiparazione dell’età pensionabile)
- capacità di nutrire il dialogo interculturale fin dal primo ciclo scolastico
- valorizzazione – e protezione dallo sfruttamento – delle immense risorse naturalistiche e artistiche del nostro territorio.
Ho scritto troppo, segno evidente che percepisco un vuoto incolmabile.