Dalla Russia all’America non hanno potuto fare a meno di venirci a trovare i nostri due ospiti di questo Incontrappunti, interessati ai complotti italiani. Secondo loro, c’è stata davvero un’ingerenza o una macchinazione volta a influire sugli affari italiani? E in Italia davvero c’è stato una complicità?Vediamo i nostri autorevoli Potenti.
BREZNEV Caro Richard, proprio tu che hai basato la tua carriera su questa, per te, imprescindibile regola insieme al tuo amico Henry (il povero Salvador Allende ne sa qualcosa); Tu che vieni accusato di mettere cimici e le più variegate spie per sconfiggere i tuoi avversari politici gridi alla teoria del complotto contro Berlusconi?
Ma sai almeno quale sia il significato di questa parola? E’ l’azione con cui più persone insinuano falsità per sovvertire una verità comunemente accettata.
Analizziamo bene i fatti. Prima delle (volontarie? Responsabili? Forzate?) dimissioni di Berlusconi, ammettilo, era stata fatta terra bruciata intorno. Quella sua mania di vedere comunisti da tutte le parti, che poi ci fossero veramente in Italia, non ha certo giovato a lungo andare. L’appellarsi alla maggioranza silenziosa, tanto a te cara, a cui chiedere il sostegno, alla fine non lo ha salvato da quel suo modo di fare il piacione con gli altri.
Ricordiamo bene come gli italiani si vergognassero delle sue trasferte europee! E’ stato isolato e forse era quello il momento di copiarti e dire “non mi prenderete più a calci, questa sarà la mia ultima conferenza stampa” e porre fine alla sua presidenza imperiale (come è stata definita la tua); se non avesse tolto il disturbo (volontario? Responsabile? Forzato?) le cose sarebbero precipitate senza possibilità di salvezza. La regola è semplice, se io debbo collaborare con qualcuno, lo devo fare con chi mi ispira fiducia e mi dà quel senso di tranquillità perché ho a che fare con una persona capace e leale. In questo caso ho due possibilità: non collaboro o, se la collaborazione di quella parte è indispensabile, cerco di sostituire l’interlocutore. C’est la vie; poi faccio un’ultima raccomandazione: non tiriamo in ballo tante persone nel complotto, chiedendo loro di rendere conto dei fatti avvenuti a comodo; in Italia vogliono salvare o no questo Berlusconi? Napolitano lo voleva proteggere o far fuori? Pure quel Grillo, vuole mettersi d’accordo con se stesso?
Ma sai almeno quale sia il significato di questa parola? E’ l’azione con cui più persone insinuano falsità per sovvertire una verità comunemente accettata.
Analizziamo bene i fatti. Prima delle (volontarie? Responsabili? Forzate?) dimissioni di Berlusconi, ammettilo, era stata fatta terra bruciata intorno. Quella sua mania di vedere comunisti da tutte le parti, che poi ci fossero veramente in Italia, non ha certo giovato a lungo andare. L’appellarsi alla maggioranza silenziosa, tanto a te cara, a cui chiedere il sostegno, alla fine non lo ha salvato da quel suo modo di fare il piacione con gli altri.
Ricordiamo bene come gli italiani si vergognassero delle sue trasferte europee! E’ stato isolato e forse era quello il momento di copiarti e dire “non mi prenderete più a calci, questa sarà la mia ultima conferenza stampa” e porre fine alla sua presidenza imperiale (come è stata definita la tua); se non avesse tolto il disturbo (volontario? Responsabile? Forzato?) le cose sarebbero precipitate senza possibilità di salvezza. La regola è semplice, se io debbo collaborare con qualcuno, lo devo fare con chi mi ispira fiducia e mi dà quel senso di tranquillità perché ho a che fare con una persona capace e leale. In questo caso ho due possibilità: non collaboro o, se la collaborazione di quella parte è indispensabile, cerco di sostituire l’interlocutore. C’est la vie; poi faccio un’ultima raccomandazione: non tiriamo in ballo tante persone nel complotto, chiedendo loro di rendere conto dei fatti avvenuti a comodo; in Italia vogliono salvare o no questo Berlusconi? Napolitano lo voleva proteggere o far fuori? Pure quel Grillo, vuole mettersi d’accordo con se stesso?
NIXON Non esistono più i complotti di una volta. Quelli che rimanevano addirittura segreti, almeno per un po’. Oppure che, quand’anche scoperti, lasciavano un certo dignitoso margine di oscurità. Qualcosa che non uscisse, il minimo sindacale per rendere lontanamente credibili quegli apparati che li avevano ideati. E ancor di più tali macchinazioni, pur smascherate, se ben riuscite non solo destabilizzavano, deviavano, mutavano i destini di intere Nazioni, ma davano, un po’ di vanità non guasta quando vi siano meriti da sottolineare, anche un certo lustro al Potere e a chi lo esercitava incutendo un sano, sacrosanto terrore nei cuori della plebaglia. Di questo passo dove andremo a finire? Del complotto che ha scollato Berlusconi dalla poltrona nel 2011 si sa praticamente tutto. Un fotoromanzo a puntate. E che diamine. Le rivelazioni dell’ex ministro del tesoro americano Timothy Geithner sulle pressioni che funzionari europei esercitarono nell’autunno di quell’anno per indurre gli Usa a far cadere l’allora premier italiano, si aggiungono a quelle relative ai colloqui riservati tra il Presidente Napolitano e Mario Monti, che avrebbe sostituito l’ex cavaliere di Arcore a palazzo Chigi, avvenuti già in primavera. Ragazzi, un po’ di discrezione. Anche Giorgio, insomma. Capisco lo zelo di compiacere gli amici, ma così si esagera. Non ha imparato niente dai nostri insegnamenti? Che direbbe il povero Kissinger che lo considerava il suo pupillo? Si starà rivoltando nella tomba. È vero, non è ancora morto. Sì, lo so, sono morto io. Non sottilizziamo.
Ad ogni modo qui si perde autorevolezza. Come fai a mettere paura alla gente se ti copri di ridicolo? In un momento come questo poi, in cui la situazione sta sfuggendo di mano e servirebbe professionalità. L’Italia. A volte ci penso, sai: se al posto di quei mastini di Bob Woodward e Carl Bernstein mi fossero capitati certi chihuahua che conoscono dalle parti dello Stivale, sarei rimasto alla Casa Bianca fino alla morte. Altro che Napolitano.
Basta, sono stanco. Torno a giocare a carte con J. Edgar Hoover. Lui sì che ci sapeva fare con certe cose. Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno.
Ad ogni modo qui si perde autorevolezza. Come fai a mettere paura alla gente se ti copri di ridicolo? In un momento come questo poi, in cui la situazione sta sfuggendo di mano e servirebbe professionalità. L’Italia. A volte ci penso, sai: se al posto di quei mastini di Bob Woodward e Carl Bernstein mi fossero capitati certi chihuahua che conoscono dalle parti dello Stivale, sarei rimasto alla Casa Bianca fino alla morte. Altro che Napolitano.
Basta, sono stanco. Torno a giocare a carte con J. Edgar Hoover. Lui sì che ci sapeva fare con certe cose. Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno.