In Italia sono partiti insieme e dopo tredici edizioni sono ancora insieme ed hanno anche figliato. I due format, quello del talent e quello del reality, dopo molti anni, continuano ad avere una partecipazione di pubblico e di concorrenti molto elevata.
L’ultima puntata del Grande Fratello 13 è stata vista da 4.708.000 spettatori, contro 1.616.000 di Report e 1.241.000 di Piazza Pulita nella stessa serata. La sommaria analisi del pubblico evidenzia la maggiore funzione ricreativa della tv a discapito di quella divulgativa e i reality e i talent soddisfano questa esigenza. Le folle di aspiranti che accorrono ai provini, sono sempre più miste di speranza e facce di bronzo.
Grande Fratello conferma da anni la sua struttura, basata su un gruppo di sconosciuti, che riesce ad ottenere una sperata reclusione di due mesi e dopo i primi giorni in cui dovrebbero aver incontrato persone insostituibili (le belle persone) e in cui sembrano amici alcolizzati che si vogliono tutti bene, la convivenza di quel branco forzato si fa sentire. Così le frasi d’amore e appassionate diventano trame e discorsi alle spalle di tutti.
A differenza dei talent firmati dal Master in latex de Filippi oppure dalle museali Raffaella Carrà e Amanda Lear, dove i concorrenti qualche abilità devono averla e qualcuno è pure bravo, ma viene piegato alle esigenze della macchina del commercio e dove si punta a reprimere gli eccessivi istinti artistici, nei reality non devono saper fare niente, devono semplicemente conoscere i sistemi basilari per vivere e seguire i relativi istinti, quali fame, sete, sonno, sessualità ed evacuazione.
Quest’ultima edizione ha visto il trionfo del contadino ventinovenne di Velletri, Mirco Petrilli, che ha sconfitto i coinquilini, probabilmente perchè portatori di nomi degni di nickname adolescenziali come Chicca, Samba e Modestina (anche perchè cosa designi il vincitore di un grande fratello non si capisce). Il fortunato bracciante si porta a casa 250 mila euro, che vuole usare per aiutare i genitori e per la sua attività.
Si conferma la tendenza di sperare che la visibilità sia occasione di fama persistente, anche se sembra prevalente nei ragazzi di adesso, rispetto a quelli dei primi anni, l’uso del reality come occasione per fare bottino, più che per sfondare nel cinema o in tv, finalità che scala di posto. Chiaramente tutti ci proveranno a diventare un indefinito qualcosa attoriale, anche Mirco naturalmente non scampa dal desiderio di diventare attore, lui che ricorda Manfredi, nel barista di Ceccano con il tormentone “fusse che fusse la vorta bbona”, però solo per la parlata.
La differenza è che forse gli attuali ragazzi, che si guadagnano la depersonalizzazione in gieffini e il probabile futuro oblìo degli ex gieffini, cercano di avere quello che la società reale non gli dà, ossia l’equivalente di un mutuo, di mesi infiniti di assegni di disoccupazione, una buona base per una pensione complementare e magari anche un buon lavoro ben pagato, incaricando il Grande Fratello di assumere la funzione di fratello più grande e di welfare che considera i giovani ancora troppo poco.
Leonardo Masucci