SOCIETA' E AMBIENTE
REPUBBLICA VATICANA
Caro Direttore, mi giungono settimanalmente inviti, da amministrazioni varie di enti locali, per eventi di rilevanza civica e sociale, quali ricorrenze storiche, inaugurazioni di piazze, musei o ponti, ecc. In questi inviti c’è sempre la presenza e/o benedizione del vescovo o di altro insigne prelato.
Ora, poiché molti degli italiani non sono e non si professano credenti, mi pare vieppiù fastidiosa tale occupazione di spazi pubblici. Ancor più fastidiosa e, direi, irritante in un tempo, come quello odierno, nel quale la chiesa ufficiale è all’attacco su tutti i fronti per riaffermare, consolidare e accrescere il proprio già grandissimo potere politico. Senza scrupoli di nessun ordine.
Ho provato a chiedere conto a qualche amministratore che conosco, e mi sono sentito rispondere che non si può non invitarli. Sottinteso, perché ci serve il loro consenso.
Ecco allora che voglio rilanciare la palla, o la fionda, sentendomi un po’ Davide contro Golia, in una proposta.
Da oggi in poi non andrò più a un evento civico organizzato da amministrazione pubblica che veda la partecipazione ufficiale di un esponente della chiesa. Non darò il mio, di consenso. E se come me faranno tutti quelli che la pensano come me, forse quell’ipocrita paravento del “non si può non invitarli” verrà quanto meno messo in discussione e magari anche sostituito da qualche ragionamento più coraggioso e intelligente.
ELUANA, I DUBBI E LE CERTEZZE
I folli e fanatici sono pieni di certezze mentre i saggi sono pieni di dubbi.
Grazie per avermi sopportato.
Caro Direttore, ero a Milano per l'assemblea del partito democratico e ho seguito con attenzione il discorso del nuovo leader per tentare di comprendere, tra l'altro, come ha intenzione di muoversi sul delicato tema della laicità dello Stato. Ancora una volta è riuscito a dire tutto ed il contrario di tutto.
Questo è il brano del suo discorso dedicato al tema (cito la versione ufficiale pubblicata su www.ulivo.it):
"Noi democratici crediamo che non possa esserci sviluppo umano senza libertà e senza il pieno riconoscimento del valore universale dei diritti umani, dinanzi al quale non è accettabile alcun relativismo”.
(Naturalmente – n.d.r. – non parla dell'assolutismo religioso, dei loro valori “non negoziabili” mentre quelli dei laici dovrebbero esserlo: queste posizioni sono accettabili da parte del PD? Chi lo sa).
E ancora:
“Allo stesso modo, crediamo nella libertà della ricerca scientifica e nel dibattito pubblico aperto e laico come sede per la valutazione responsabile del bilanciamento tra i vantaggi delle applicazioni delle tecnologie bio-mediche e i rischi che esse comportino per la dignità della vita umana". (ma la legge 40 va bene così o per caso deve essere modificata perché contraria alla ricerca scientifica? Chi lo sa).
"Per dirla in modo sintetico, noi democratici crediamo nel primato della ragione e del suo strumento principe: la parola, il dialogo, la ricerca comune, la creatività, l’immaginazione” (e cosa – n.d.r. – succede, per Veltroni, quando la ragione dovesse confliggere con la religione? Chi lo sa? Per capirlo ci vuole molta “immaginazione”)".
La sua posizione "cerchiobottista" è stata confermata dalla decisione di scaricare ad un'apposita, pletorica Commissione di 100 persone designate dall'alto TUTTE le questioni di natura etica. Anche quelle, come i Dico ed il testamento biologico, che sono mature per essere risolte. Rosy Bindi e Ignazio Marino si mettano il cuore in pace: occorre attendere – se mai verrà – il verdetto della Commissione "CODICE ETICO". Non a caso il sen. Marino ha sentito la necessità di intervenire alla Costituente per rammentare che sul testamento biologico la Commissione Sanità del Senato – da lui presieduta – ha condotto tutte le audizioni e le consultazioni immaginabili, per cui non resta che passare all'approvazione della legge.
Come scrive Federico Orlando nell'editoriale di Critica Liberale n. 152: "Siamo al dramma, tra clericali pronti alle fiamme per le streghe, per i malati terminali, per le donne sterili, e laici pronti a spegnere gli incendi con spruzzi di barzellette. Clericali e Laici tutti del Partito Democratico. Del quale dunque siamo in attesa di sapere se sarà carne o pesce. O anfibio."
Caro Federico e caro Direttore: purtroppo sembra un anfibio.
Cordiali saluti
LA SUCCURSALE DEL VATICANO
Perchè? Ma come ieri era il Corpus Domini! E il Papa sfilava in processione bloccando tutto il quartiere di San Giovanni e limitrofi. E quando è così, siccome viviamo in una città (anzi forse in uno Stato) succursale del Vaticano, dobbiamo fermarci tutti e lasciarlo passare. E intanto noi stiamo fermi in fila a guardare un semaforo ancora troppo lontano e l’orologio che segna ritardo.
Il traffico a Roma è una costante, i romani sono abituati alle file…è il loro argomento di conversazione preferito! E quindi, ignari del Corpus Domini, procediamo a passo d’uomo in macchina. Sì perché dopo il lavoro, la gente normalmente si muove per la città: prende l’auto o un mezzo qualsiasi per tornarsene a casa, vedere amici, andare in palestra… Ma oggi c’è più fila del solito. Che è successo? Un incidente? Non mi sembra. Che c’è Bush? No, viene sabato. Poi faticosamente arriviamo nei pressi di San Giovanni e scopriamo la storia del Corpus Domini. Una processione nell’ora di punta di un giorno feriale???!!!!
Ok, dovevo solo andare a un aperitivo: non muore nessuno se faccio un’ora di ritardo. Ma secondo la stessa logica, che gli costava al Papa fare la sua processione alle undici del mattino quando la gente è ormai in ufficio e i ragazzi sono a scuola?
Il traffico di Roma, che è già insopportabile, può essere aggravato da una processione? No, è inaccettabile. E’ la Chiesa che si deve adeguare a Roma, non Roma alla Chiesa. A meno che Roma non sia una succursale del Vaticano…
All'inizio sono stata attratta dalla foto della donna incinta, poi il titolo. Quando sono arrivata alla fine della pagina, avevo lacrime di rabbia che non riuscivo più a trattenere!
Non so se la persona che ha scritto l'articolo ha vissuto in prima persona una situazione così spiacevole. Io posso testimoniare che di fatti del genere se ne ripetono ogni giorno e sono diventati così "normali" che nessuno più si prende il disturbo di denunciarli. Sono diventati parte del gioco, ogni donna sa che deve metterli in conto tutte le volteche si prepara per un colloquio di lavoro con un capo di sesso maschile.
A me, qualche anno fa, è successa la stessa cosa e forse anche peggio perchè nella ditta che voleva assumermi, il titolare mi ha proposto-imposto una lettera in bianco firmata da me in cui lui, se fossi rimasta incinta, avrebbe scritto i termini del mio licenziamento anzi, di quelle che sarebbero passate per dimissioni volontarie.
Allora ero più giovane e inesperta, volevo assolutamente lavorare e per questo ho accettato quel ricatto. Oggi, con qualche anno in più, forse mi rifiuterei. Dico forse perchè poi bisogna fare i conti con le proprie necessità che non sempre si conciliano con l'orgoglio e la dignità. Così tante donne sono costrette ad accettare compromessi ripugnanti e quando leggo di qualcuna che si rifiuta e che ha il coraggio di gridarlo, mi sento vendicata e sono felice.
Forse dovremmo gridare tutte insieme, forte. Forse se ci mettessero nelle condizioni di poter reagire senza preoccuparci delle conseguenze non ci sarebbero più uomini come quello dell'articolo o come quello che non molto tempo fa mi ha costretta a sottoscrivere i termini di uno sporco ricatto.
Perciò, vorrei fare i complimenti prima di tutto all'autrice dell'articolo e a voi che coraggiosamente lo avete pubblicato e inoltrato a chi di competenza.
Un saluto e grazie
OCCHIO AGLI OSSERVATORI
Fa veramente piacere sapere che c’è qualcuno che si occupa di te con tanta costanza, che ti prende per mano come ogni brava mamma fa col proprio bambino, che ti accompagna, come faceva il welfare una volta, dalla culla alla tomba.
Apprendiamo in questi giorni che il destino di tutti noi sta tanto a cuore agli spioni della telecom, e chissà a quanti altri, interessati a quello che facciamo, a dove andiamo e con chi, a cosa mangiamo, ecc. ecc.
In una situazione come questa, aggravata dalla priorità della lotta al terrorismo sul cui altare sembra si debbano immolare i diritti e le libertà acquisiti in lotte secolari, ancora ci si balocca con le varie leggi sulla privacy, veri pannicelli caldi in un mare di controlli leciti e illeciti.
Orwell, nelle sue profetiche pagine, aveva sbagliato in qualche cosa. Perché gli occhi sono tanti e non uno solo, perché i meccanismi sono molto più subdoli e raffinati, perché i fini sono molteplici e non solo politici, basti pensare a quegli strumenti che consentono di verificare i gusti dei consumatori per rifilare loro quello che pensano di desiderare, o ai tanti messaggi subliminali che ci bombardano quotidianamente.
Che cosa ci riserva il futuro? Siamo destinati ad essere sempre di più delle pedine in mano ad un gioco che prevede la libertà formale annullata nella sostanza da strumenti che la aggirano e che coartano perfino le nostre coscienze e le nostre menti?
Io non so sinceramente come bisogna agire per invertire questa tendenza. So soltanto che qualcosa bisogna fare, per scongiurare il pericolo di un mondo popolato non da robot, come si vede in alcuni film di fantascienza, ma di uomini nati per pensare e ridotti a semplici automi.
Anche stamattina Isoradio, nonostante le censure dell’Authority, ha fatto il suo bel “servizietto” al Cavaliere…
Non ho a disposizione statistiche precise, ma la sento quasi tutte le mattine andando in ufficio, e quasi tutte le volte accade questa cosa, per cui una rilevazione scientifica non potrebbe che confermare il dato empirico.
Ecco la pensata: alle 8 in punto Isoradio si collega con Rai Uno (la Tv) per fare sentire “i titoli del Tg1 e la prima notizia”. Caso vuole che nel 90% dei casi la prima notizia riguardi Berlusconi e spesso comprenda una sua dichiarazione citata o diretta. Il problema è che la legge sulla par condicio, oltre che il buon giornalismo, impone di dar spazio subito dopo all’opposizione, cosa che il Tg1 bene o male fa. Ma quella è la “seconda” notizia, e Isoradio, che – diamine! – si è data una regola e la rispetta, ha già staccato il collegamento… Fra parentesi, sempre nel 90% abbondante dei casi entra un bel brano musicale d’annata, ingrediente principale peraltro di quasi tutta la programmazione isoradio, ogni tanto inframmezzato da notizie sul traffico quasi sempre tardive: se c’è una coda prima ci vai dentro, poi senti la notizia per radio.
Due domande: chi è il direttore di Isoradio? Quanto costa questo servizio inutile e dannoso?
CAPOVOLGERE IL TAVOLO? SI', MA..
Appena puoi vieni a giocare a biliardo. Mi sarà molto difficile capovolgere il tavolo quando, come al solito, perderò!!!
Tanti affettuosi auguri e un abbraccio.
SPOT 3 MARINI, ANDREOTTI FOR PRESIDENT?
Caro Direttore,
non so se le è capitato di vedere la pubblicità che da qualche giorno passa per le reti televisive, in cui si sponsorizza una nota compagnia telefonica il cui testimonial è nientepopòdimenoche il Giulio nazionale. Andreotti appunto. Mai stanco, evidentemente, di interpretare i più diversi ruoli nella sua vita, quello di attore ufficiale non lo aveva ancora mai ricoperto. Beh, insomma, ad un certo punto, nel colloquio tra Giulio e Claudio Amendola, quest'ultimo ormai in chiusura di spot dice: 'Caro pres…', e la fase viene troncata dalla sovrapposizione della voce dell'oca Marini. “Ma mi scusi, mi sa dire 'pres…' di cosa?” Oddio, ma non è che siamo di fronte a un subdolo messaggio? Non è che ce lo ritroviamo come Presidente della Repubblica?
Grazie della sua attenzione, pres….ops, scusi, direttore!
Cara Nicoletta, non ho visto lo spot ma penso lo abbia interpretato male. Comunque si tranquillizzi, se legge le motivazioni delle sentenze (riportate anche nel libro “Gli intoccabili” di Lodato-Travaglio) con le quali è stato prosciolto per intervenuta prescrizione dalle accuse di concorso in attività mafiose per gli anni fino alla primavera 1980 capirà perché Andreotti potrebbe interpretare qualunque ruolo, se ne ha voglia, ma “mai” quello di Presidente della Repubblica. Almeno in un paese civile. (giancarlo fornari)
ISTAT MA CHE VUOI?
Vorrei denunciare una delle tante storie di ordinaria follia che si spendono nelle aule dei tribunali italiani – ma oggi non mi stupisco ormai più di nulla, soprattutto in relazione al nostro ordinamento giuridico. . Qualche giorno fa ho accompagnato una mia amica ad un divorzio consensuale. Il fatidico giorno era ormai arrivato e il suo avvocato consegna a lei e al suo ormai ex coniuge vari documenti, tra cui un modello ISTAT pre-compilato dal legale stesso. Il modello ISTAT in questione ha lo scopo di fare la statistica dei divorzi che si effettuano in Italia ivi compresa, non si sa perchè, la richiesta dei dati personali. I miei amici, gente curiosa e interessata alla tutela dei diritti e della privacy, chiedono di non riempire il questionario ISTAT. Non sempre un cittadino ha voglia di fare piaceri gratuiti allo Stato. Il legale insiste dicendo che fa parte dei documenti che si DEVONO riempire per poter divorziare. Cosa buffa no? Spiego che mi sembra poco probabile quanto detto visto che il trattamento dei dati sensibili andrebbe autorizzato e non preteso.
A quel punto l'unica cosa che riesce a dire 'l'azzeccagarbugli' è che è la prima volta che gli viene fatta una richiesta del genere e che chiederà al giudice. Nel frattempo rileggiamo questo formulario dove alla fine viene richiesta l'autorizzazione al trattamento dei dati sensibili (autorizzazione che però gli avvocati, per prassi consolidata, non fanno mai firmare). Entriamo dal giudice il quale ci spiega che effettivamente il questionario ISTAT contiene la richiesta di dati che poi verranno estratti attraverso un campione casuale. Perchè estrarre un campione casuale quando si ha a disposizione l'intero universo? Bella maniera di fare le statistiche. Mentre si svolge il nostro colloquio interviene la segretaria del giudice, scocciatissima, la quale dice che se non vogliamo riempire il foglio ISTAT ci sbatte fuori dall'aula e ci fa aspettare tutto il giorno prima di farci la sentenza di divorzio. Mah! A questo punto lo sconcerto si eleva a punte massime. Nelle aule di tribunale, in particolar modo, questo si chiama ricatto. Dovrebbe essere anche un reato. Il giudice tace. La sentenza va avanti, il divorzio è fatto. L'avvocato consegna i questionari ISTAT compilati solo da lui e non firmati dai miei amici. Come tutte le coppie in quell'aula. Nessun divorziato ha mai firmato quei fogli che l'ISTAT utilizza. A parte la discussione dal punto di vista metodologico, ma dal punto di vista etico e morale e legale…cosa fare?
AL LUPO AL LUPO!
Quando si dice la congiunzione degli eventi: la mattina del 3 ottobre a Roma è stata effettuata una simulazione di tre attentati terroristici contemporanei in tre punti nevralgici del centro, mentre un’eclisse di sole quasi totale non era visibile perché il cielo era coperto e pioveva. I romani sanno che sarebbe bastato solo il quarto evento per paralizzare il traffico, figurarsi…
Ma il punto è un altro: sperimentazioni del genere, a prescindere da quanto costino, da chi le abbia organizzate, e dal loro potenziale iettatorio, sono nella migliore delle ipotesi del tutto inutili, e nella peggiore dannose. L’ordine e la perfezione con cui tutte le operazioni si sono svolte nell’esercitazione, infatti, è del tutto improbabile si ripetano in caso di attentato vero, che sarebbe senza preavviso di data e luogo (a meno che il ministro Castelli non sappia essere più preciso, nel suo "vaticinio" di febbraio 2006. Peccato che il nostro ministro della Giustizia, così bravo nel predire gli attentati, non lo sia altrettanto nel predire quanto saranno i procedimenti giudiziari giustiziati dalla legge Cirielli – compito per il quale non serve proprio la sfera di vetro. Ma questo è un altro discorso…). Tutto sommato, è verosimile che molti romani rimasti intrappolati nel traffico dell’attentato finto, nel caso malaugurato di attentato vero pensino "aho, c'hanno proprio rotto co' 'ste esercitazioni!"
Un’idea vera di cosa può succedere, fra l’altro, i romani se la sono fatta pochi giorni fa: per un incidente avvenuto alle 7.30 dentro la nuova galleria sotto l’Appia antica, il Raccordo anulare si è rapidamente trasformato in un unico indistricabile serpente di auto, oltre 20 chilometri di coda con ripercussioni su tutte le consolari dalla Salaria alla Pontina, per cui era impossibile anche uscirne. I più fortunati sono arrivati al lavoro dopo due ore e mezzo. Se ci fossero tre o quattro attentati contemporanei in zone cruciali, ci sarebbe da rammaricarsi di non possedere una scopa magica – stile Harry Potter… O almeno, di non essere così lontani da casa da non poterci tornare a piedi, anche se piove: tanto, a questo, ci ha addestrati la Notte bianca….
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
L'ENERGUMENO BRUNETTA SPARA NEL MUCCHIO E RISCRIVE IL CODICE PENALE
Caro Direttore, Giovenale diceva "Difficile est non satiram scribere". I tempi non sono cambiati di molto, e la situazione se non fosse da piangere sarebbe davvero da ridere. Buttiamola in satira, allora, che è quel misto di riso e pianto (Salomone: Risus dolore miscebitur, et estrema gaudii luctus occupat – Il riso si mescolerà al dolore, e la sofferenza occupa la fine della gioia) che ha come oggetto la verità. Ci sono oggi un sacco di comici in televisione, ma la satira non ce la trovi più, chissà come mai.
- reclusione fino a 5 anni e multa fino a 1.600 euro per il medico che rilascia false certificazioni di malattia; per il dipendente pubblico stesse pene più il licenziamento (e una bella gogna, magari non solo mediatica, no?): insomma fare e presentare un falso certificato non configurerà più solo, come oggi, i reati comuni di truffa aggravata e di falso ideologico, ma un reato proprio, cioè che può essere commesso soltanto da colui che rivesta una determinata qualifica o abbia uno status precisato dalla norma (appunto medico e lavoratore pubblico);
- per tali delitti, una diversa ed illuminata sensibilità politica, oggi più determinata nel contrastare tale pernicioso problema sociale, foriero di irreparabili danni al sistema, auspica il carcere duro (e perché no l’isolamento diurno e l’esclusione di sconti di pena, o magari il 41/bis come ai mafiosi, o in alternativa, per gli amanti dell’avventura, un soggiorno caraibico a Guantanamo prima che chiuda?);
- si propone anche di sommare alle varie responsabilità peculiari del pubblico impiegato quale pubblico ufficiale, penali (peculato, corruzione, concussione, malversazione, abuso di ufficio, ecc.), patrimoniali, contabili, amministrative e disciplinari, la responsabilità morale e quella etica religiosa: per la scomunica è competente il diritto canonico, ma intanto venghino signori che in piazza (Campo de’ Fiori?) è bell’e servito sulla graticola il capro espiatorio;
- dal momento che per l’accesso al pubblico impiego non si richiede più la sana e robusta costituzione (per l’accesso al mestiere di politico non si è mai richiesta), si potrebbe subordinare l’idoneità al servizio, più che a una insondabile propensione all’onestà, alla suscettibilità – meglio se portata al terrore – rispetto alle punizioni? Si può, si fa già: si chiama precariato, e la Pubblica Amministrazione vi fa già ampio ricorso.
Nel frattempo, nell’arretrata Germania, e precisamente a Berlino, un giudice tedesco è stato indulgente, non mandandolo in galera, con un giovane lavoratore che non aveva saputo resistere alla tentazione di appropriarsi di circa 100.000 euro in contanti in una banca dove prestava servizio. Condannato ad un anno e 8 mesi, il magistrato gli ha sospeso la pena, così motivando: “Quando penso ai manager che causano danni di milioni di euro e che vanno in giro liberamente, non vedo per quale motivo dovrei infierire su un poveraccio”. La notizia in Italia è passata sotto silenzio. Eppure non è che ci manchino i manager che causano danni di milioni di euro…
No, da noi è di moda dare addosso al fannullone, mentre non risulta sia in piedi alcuna campagna denigratoria del top management finanziario e bancario… Roba da star male dal ridere.
(*) Giufà è una maschera presente in tutte le culture del Mediterraneo. Molte di queste hanno una teoria sull’origine sua e del suo nome (leggi qui qui e qui) – a noi è venuto un dubbio: e se tutto partisse proprio da Iuvenalis/Giovenale?
STORIE DI MALABUROCRAZIA. VUOI LA LIBERATORIA? PAGA UN'ALTRA VOLTA, POI TI RIMBORSIAMO. PAROLA DI GERIT
Caro Direttore, circa due anni fa, per un malaugurato errore del mio commercialista, mi è stato iscritto a ruolo un maxi-addebito Inps di circa 22.000 euro (dei quali ben 10.000 tra sanzioni e interessi) che ho potuto pagare, con grandi sacrifici, grazie ad una dilazione rateale di circa 870 euro mensili. Rate pagate regolarmente – l'ultima scadeva a gennaio 2009 – tramite bollettini postali intestati alla Gerit Equitalia sul conto corrente n. 17260035.
Senonché, per ragioni tuttora misteriose, mentre tutti gli altri pagamenti risultavano regolarmente accreditati, due – e precisamente quelli di novembre e dicembre 2008 – non figuravano nel sistema informativo della Gerit, come venni a sapere quando, nel febbraio scorso, mi recai alla sede romana di via Cristoforo Colombo per saldare il sostanzioso aggio dell’esattoria e farmi rilasciare un documento che attestasse l'estinzione del debito. Lo sportellista mi negò questo attestato ma si fece comunque una fotocopia dei due bollettini promettendo che avrebbe fatto fare delle ricerche.
Queste ricerche o non sono state mai fatte o – se fatte – non hanno prodotto alcun risultato. Tant'è vero che quando a marzo mi recai una seconda volta alla Gerit la situazione non era cambiata. Anche in quell'occasione l'addetto allo sportello si fece copia dei miei bollettini e mi assicurò che avrebbe fatto fare le dovute ricerche. Ma quando ad aprile mi recai per la terza volta alla Gerit non era cambiato nulla, al terminale i miei pagamenti risultavano solo fino a ottobre 2008, dei quasi 1800 euro pagati tra novembre e dicembre non c'era alcuna traccia.
E, incredibilmente, non ce n'era traccia neanche ai primi di maggio, quando tornai nuovamente in via Cristoforo Colombo, sobbarcandomi anche in questa occasione le solite ore di coda oltre al viaggio in treno dal piccolo centro dove ho il domicilio. Neanche è servito aver speso ore per contattare l'irraggiungibile numero verde di Equitalia 800.422.687; alla fine accettai il consiglio dato da una voce registrata di lasciare un numero telefonico, sarei stata richiamata. Cosa naturalmente mai avvenuta. Fallimentare anche il tentativo di risolvere il problema via e-mail: dall'indirizzo serviziocontribuenti@equitaliaonline.it mi hanno risposto chiedendomi di mandare un fax con la mia situazione e con la fotocopia di un mio documento – necessaria per ragioni di privacy – all'attenzione dell'operatore n. 11, cosa che io feci il 28 aprile 2009. Dopodiché silenzio totale, continuato anche dopo una mia successiva mail di protesta in cui minacciavo anche un'azione legale per il risarcimento dei danni. Il fantomatico “Operatore n. 11” non la prese minimamente in considerazione.
Per far comprendere meglio il mio problema devo chiarire che l'attestato di avvenuta estinzione del debito da parte della Gerit mi serviva perché richiesto dall'Inps per poter procedere alla ricostituzione della mia pensione. Niente attestato, niente ricostituzione.
In questa storia, egregio Direttore, due cose mi hanno riempita di stupore:
1. come mai un'amministrazione informatizzata – e recentemente riformata – non è in grado, a distanza di mesi, né di registrare pagamenti regolarmente effettuati sul suo conto corrente postale né di accertare il motivo della mancata registrazione
2. come mai gli impiegati allo sportello della Gerit, ai quali avevo tutte le volte esibito gli originali delle ricevute dei versamenti, non abbiano potuto prenderne atto, sia pure salvo buon fine e con tutte le riserve del caso.
Fin qui siamo nel campo della mala burocrazia. Siamo entrati invece nel grottesco quando la funzionaria dello sportello 31 di Via Cristoforo Colombo – che è quello, a quanto ho imparato, al quale si viene indirizzati dagli altri sportelli quando c'è da risolvere qualche caso particolare – avendo visto la mia irritazione e preoccupazione (avevo bisogno di quell'attestato e non avrei voluto tornare a Roma una quinta volta per ottenerlo) ha cercato di venirmi in aiuto. “Non posso prendere per buone le sue ricevute”, mi ha detto. "Però le dò un consiglio, anche se so già che lei non lo accetterà. Paghi le due rate che non risultano al terminale e io le rilascio subito la quietanza”.
Già, le ho detto. E perché dovrei pagare due volte 1800 euro – ammesso che li abbia?
“E' vero, li paga due volte, però poi, quando il nostro sistema registrerà le rate che ha già versato, gliele rimborsiamo”.
Non sapevo se ridere o piangere. La ringraziai e me ne andai, francamente disgustata. Ore e soldi spesi inutilmente, quattro giornate perse per niente. Annozero, caro Direttore, non è il titolo di un programma di Santoro, è lo stato della nostra amministrazione.
Roma, 18 maggio 2009
(Lettera firmata)
MILIONI BUTTATI DALL'AGENZIA DELLE ENTRATE, PAROLA DEGLI IDONEI
Spett.le Redazione di "Contrappunti", in un periodo in cui le borse internazionali crollano, in cui le banche hanno bisogno di sovvenzioni statali per non fallire; in un periodo in cui i cittadini del mondo occidentale vedono sfumare i risparmi di una vita, la P.A., in particolare l'Agenzia delle Entrate ha denaro pubblico da sperperare in inutili concorsi. L'inutile concorso che attende il nulla osta del Ministro dell'Economia è quello previsto per il prossimo gennaio o febbraio. Perché inutile?
Perché già nel 2007 e nel 2008 l'Ae ha indetto dei mega concorsi rispettivamente da 500 e da 1180 posti con un elenco sterminato di idonei non vincitori dei suddetti.
Gli idonei sono candidati la cui preparazione è stata valutata positivamente dalla P.A. e che però non rientrano nei posti disponibili messi a concorso.
Quindi, si tratta di ragazzi che per valutazione della stessa P.A. che ha indetto la procedura concorsuale sono idonei a svolgere le mansioni per le quali hanno concorso.
La figura dell'idoneo è una figura creata proprio allo scopo di permettere alla p.a. in periodi di carenza di organico di attingere dalle suddette graduatorie il personale di cui ha bisogno, invece di indire concorsi pubblici lunghi nella procedura e dispendiosi nei costi. Si precisa che le graduatorie degli idonei sono il risultato della procedura selettiva pubblica già espletata.
Una P.A. seria e coerente con se stessa, quando ha bisogno di altro personale amministrativo attinge da tale graduatoria di idonei a costo zero per le casse dello Stato e non indice un nuovo dispendioso ed inutile concorso.
L'Ae in particolare ha chiesto in questi giorni il nulla osta al Ministro dell'Economia per poter espletare nel 2009 per il terzo anno consecutivo un nuovo concorso da bandire per il mese di gennaio o febbraio, in piena crisi economica. Ma vi è di più, ne vorrebbe indire addirittura un quarto per il 2010.
Tutto ciò è in netta controtendenza con la nuova politica finanziaria del Governo determinata dal DL. 112/2008, che prevede, in un'ottica di risparmio di risorse finanziarie ed al fine di evitare inutili sprechi di denaro pubblico, un legittimo assorbimento di risorse umane dalle graduatorie composte da idonei non vincitori dei precedenti concorsi espletati. A conferma di quanto appena affermato il suddetto decretoha pertanto modificato l'art. 35 co. 5 del d.lgs. n. 165/2001 aumentando da tre a quattro anni l'effettiva vigenza delle graduatorie dei concorsi pubblici per il reclutamento del personale amministrativo.
Ci chiediamo e Vi chiediamo: a cosa serve aumentare di un anno la validità delle graduatorie se poi la P.A. non attinge da esse? Ed anzi l' Agenzia delle Entrate vuole indire un nuovo concorso nel 2009 ed addirittura un altro sarebbe previsto nel 2010, con tutti i costi che esso comporta, per reclutare quel personale che il richiamato decreto (112/2008) e l'attuale politica di risparmio economico vorrebbe che sia assuntoproprio attingendo dalle tanto declamate graduatorie.
Sapete quanto costa bandire un concorso per 500 funzionari all' Agenzia delle Entrate? Dal testo di una recente interrogazione parlamentare si evince che il costo perbandire un concorso per 500 funzionari presso l'Agenzia delle Entrate è quantificabile, all'incirca, nella misura di 1.500 euro per ognuno dei 500 posti da coprire, ed inoltre devono essere considerati i costi del periodo formativo, d'ingresso, pari a circa 4.500 euro per ciascun candidato, ed il costo della retribuzione del funzionario assunto, che assommerà, per tutto il periodo della sua carriera (presumibilmente di 40 anni), a circa 1.900.000 euro.
E gli idonei valutati tali dalla P.A. nelle precedenti selezioni da assumere a costo zero per le casse dello Stato che fine fanno?
Tutto questo è assolutamente in contrasto con la politica del nuovo Governo tesa al risparmio economico. Cos'è questa se non politica incoerente?
Perché allora il Governo non nega il nulla osta all'AE che vuole succhiare altro prezioso denaro dei contribuenti, quando potrebbe e dovrebbe assumere il personale di cui ha bisogno da quelle graduatorie di idonei da Lei stessa formate e che Lei stessa zero per la casse dello Stato?
Una risposta negativa da parte del Ministro dell'Economia alla richiesta dell'AE sarebbe coerente con la politica di risparmio delle risorse pubbliche che il nuovo Governo nelle persone dei ministri Renato Brunetta e Giulio Tremonti dice di voler perseguire.
Al contrario una risposta positiva minerebbe alla radice la credibilità dell'attuale
politica nazionale.
Si chiede pertanto ai Ministri della Funzione pubblica e dell'Economia:
1. Perché tale spreco di denaro pubblico?
2. Quanto verrà costare allo Stato e quindi agli italiani questo nuovo ed inutile concorso pubblico?
3. Perchè la P.A. non attinge dai suoi idonei il personale di cui ha bisogno risparmiando così migliaia di euro in un periodo in cui la parola d'ordine dovrebbe essere risparmio?
4. A cosa è servito innalzare da tre a quattro anni la validità delle graduatorie dei pubblici concorsi, se poi le stesse restano ignorate dalla stessa P.A. che le ha formate? Questa non è incoerenza?
Nel recente comunicato stampa del 27 novembre corrente anno l'AE nella persona del Direttore Attilio Befera ha affermato che "il nuovo assetto organizzativo rafforza ulteriormente l'Agenzia nella lotta all'evasione, soprattutto grazie all'istituzione degli uffici provinciali", il tutto nel rispetto delle direttive varate con il decreto legge n. 112/2008 convertito in legge 133/2008.
Alla luce di tale affermazione allora l'Agenzia, se vuole davvero rispettare le
direttive del decreto citato e della politica di risparmio del Governo, non dovrebbe reclutare l'indispensabile personale per la lotta all'evasione dalle graduatorie già in suo possesso e non indicendo nuovi concorsi?
Cordiali saluti
Comitato idonei ae 2008
ECONOMIA
Caro Direttore, vorrei segnalare l'ultimo paradosso della propaganda svolta attraverso l'informazione.
Sapete che è controverso e difficile da identificare l'impatto della nuova irpef e dei nuovi assegni familiari (questi ultimi non ancora definiti attraverso un disegno di legge).
A fronte di vantaggi irpef per redditi medio-bassi e assegni familiari, ci sono svantaggi delle addizionali regionali e comunali per chi ha carichi familiari e l'aumento per tutti dei contributi obbligatori.
Qual'è il saldo?
Il Corriere della sera, che pure prima delle ultime elezioni ha dichiarato le sue preferenza per il centro sinistra, ha creato online un programmino che calcola l'impatto congiunto di questa riforma (sito: http://borsa.corriere.it/CalcFin/Default.aspx), considerando irpef, addizionali, assegni e contributi. Sugli assegni, di incerta determinazione, si limita a mettere una stima, segnalandolo.
Anche Repubblica ha messo in rete un programmino per calcolare l'impatto della riforma; ma si è ricordata solo degli impatti positivi (irpef e assegni), "dimenticando" quelli negativi (contributi e addizionali locali). Eppure gli assegni sono incerti, mentre addizionali e contributi sono perfettamente definiti dalla finanziaria.
Risultato: in molti casi (tra cui il mio) mentre Repubblica registra le magnifiche sorti e progressive degli stipendi, Corsera registra una perdita netta di reddito…
Saluti
Fernando Di Nicola – 20.10.06
Trovo molto importante il tema trattato negli articoli di Di Nicola sul contrasto all'evasione. Ho letto infatti da altre parti che l'evasione fiscale in Italia è in media del 28%, che è già elevata rispetto agli altri paesi europei, ma al Sud supererebbe il 40%, con punte stratosferiche (oltre il 90%) in certi settori (edilizia, agricoltura). Leggo anche di spese eccessive e ingiustificate da parte di molte amministrazioni meridionali (per esempio, della regione Sicilia). Se vogliamo mantenere, come è giusto e democratico, un sistema fiscale nazionale su base solidale dobbiamo prima di tutto ristabilire una omogenea partecipazione dei cittadini alle entrate e alle spese dello Stato (a parità di condizioni, s'intende). Altrimenti gli egoismi regionali dei fautori del federalismo fiscale finiranno per prevalere. Mi rendo conto che è più facile fare l'Italia che gli italiani, ma sarebbe ora che qualcuno (la classe politica, per intenderci) cominciasse a provarci.
VITE QUANTO MI COSTI
A proposito di inflazione. Da un Ferramenta romano ho comprato stamattina quattro piccole viti (forse un centimetro e mezzo l'una) che mi servivano per un lavoretto domestico. Prezzo, 15 centesimi di euro. Che lì per lì mi sono sembrati pochi, ormai è difficile uscire da un negozio o da un'edicola di giornali senza aver speso almeno due o tre euro. Poi, una volta uscito, ho considerato che 15 centesimi equivalgono a quasi trecento lire. Ora io sono convinto che all'epoca della lira la gentile proprietaria del negozio non avrebbe avuto la spudoratezza di farmi pagare trecento lire quattro piccole viti. Al massimo me ne avrebbe chieste 50. Siamo quindi passati nell'arco di due anni da 50 a 280. Vorrei chiedere ai responsabili dell'Istat se questa inflazione (+ 560%) è reale o percepita. Immaginaria o effettiva.
Mi si dirà che l'esempio delle viti è marginale. Può darsi. ma aumenti così esosi ce li ritroviamo ogni giorno quasi dovunque, al bar, al ristorante, nei negozi, al mercatino della frutta (le ciliegie, a giugno, a più di diecimila lire al chilo!). Se fossi un professionista o un commerciante potrei a mia volta alzare i miei prezzi, ma sono un pensionato. E allora?
PARLIAMO DI SOLDI
Ottimo il breve pezzo sullo stipendio di Fazio in confronto, per esempio, a quello di Greenspan (cinque volte) o a quello di Duisenberg (due volte), mi chiedo però se e quando sarà possibile sapere che stipendi prendono tanti "amministratori" e superburocrati di Stato, pubblici, parapubblici, di organismi, organizzazioni e società pubbliche o "privatizzate".
La curiorità è tanta: quanto guadagnano i presidenti e componenti delle tante autority, gli amministratori di Poste, Trenitalia, ENI, Autostrade, ecc. delle ASL, i direttori generali di ministeri ed agenzie, ecc. ecc. ?
Visto che la pubblicità e la trasparenza in questo campo sono quasi inesitenti non si potrebbe lanciare un concorso? Chi segnala dati certi e documentati vince una bambolina di peluche. Le bamboline si potrebbero acquistare con una sottoscrizione che, sono convinto, avrebbe grandissima adesione.
FLAT TAX, RIFORMISTA?
Condivido pienamente le osservazioni contenute nell'articolo di Di Nicola sulla flat tax, e vorrei aggiungere due questioncine a margine.
- C’è un quotidiano "riformista" che qualche giorno fa ha pubblicato un corsivo osannante a un libro con cui il multimiliardario americano Steve Forbes "dimostra" i mirabolanti effetti su crescita del Pil, dell’occupazione, e financo della raccolta erariale e contributiva, che avrebbe l’applicazione di una flat tax secca al 17%. Gratta gratta, è la riedizione à la page del primo comandamento della reaganomics: se si diminuiscono di botto le tasse emerge d’incanto tanta base imponibile da compensare e anzi sopravvanzare il minor incasso dovuto al calo dell’aliquota massima, in più gli imprenditori si trovano tanti bei soldi in cassa che prontamente investiranno in produzione che troverà ovviamente sbocco grazie alle tasche più piene dei cittadini. Che tutto ciò sia già fallito in luoghi e tempi ben più propizi alla sua attuazione dell’Italia di oggi è argomento che dovrebbe fare presa nelle menti dei riformisti. Semprechè questi non siano, in realtà, dei "Controriformisti".
- La politica fiscale dell’attuale governo ha progressivamente attuato una riforma delle imposte sul reddito che se non è ancora una flat tax molto ci assomiglia: riduzione delle aliquote e progressività (per fortuna, ancora tutelata costituzionalmente) assicurata da un complesso sistema di detrazioni e deduzioni. Il risultato è sotto gli occhi (e nelle tasche) di tutti: forti sconti di imposta per i più ricchi (di impatto iperbolico, cioè tanto più forti quanto più si è ricchi) e tanti calcoli per pagare più o meno come prima per gli altri. Se consideriamo 20mila euro lordi come reddito medio, questo è stato il primo anno in cui un percettore di questo reddito, con polizza vita e spese mediche che gli davano diritto a quei 3/400 euro di credito col 730, è andato a debito. Ammesso (e non concesso, dati alla mano) che i cosiddetti imprenditori italiani avessero investito i loro risparmi d’imposta (anziché usarli per finire di drogare il mercato immobiliare), chi doveva comprare i loro prodotti, e con quali soldi?
DALLA PARTE DEL CONTRIBUENTE
alla vostra attenzione le ultime righe di un articolo che ho appena letto su
Italia Oggi del 1/8/2006 a pagina 41:
"… sono innumerevoli le funzioni che vengono delegate ai professionisti per
per carenza assoluta dell'apparato burocratico. Senza l'ausilio dei
professionisti l'intera macchina statale crollerebbe".
Io sono l'ultima ruota del carro, che nel mio caso si chiama Agenzia delle
Entrate, nel mio piccolo ufficio mi occupo principalmente della trattazione
di cartelle di pagamento, avvisi bonari, ecc.
Bene, vorrei dire ai cari professionisti di scendere dal piedistallo, di farsi
un'esame di coscienza, magari si accorgerebbero che la loro presunta
professionalità spesso cede il posto alla brama di potere, di arricchimento,
sulla pelle di ingenui e ignoranti (in materia fiscale) clienti.
La macchina statale a volte è lenta, farraginosa, ma è fatta anche di persone
volenterose, capaci, "professionali", che in silenzio operano per il bene dei
cittadini.
L'Agenzia delle Entrate ha cercato, a mio modo di vedere, di venir incontro ai
contribuenti, gli avvisi bonari, le comunicazioni di irregolarità, i
preavvisi, ecc. potrebbero evitare del tutto l'emissione delle cartelle se
non fosse per l'indolenza di molti consulenti che presi da altri lavori più
remunerativi, mettono da parte questi avvisi in attesa delle cartelle.
Per non parlare poi di tutti i casi di elusione fiscale, vero vanto di
ogni "bravo" commercialista.
ho appena ricevuto il modulo di comunicazione dei dati catastali per un immobile in mio possesso, da parte della società ENEL, causa attivazione dei contatori energetici a mio nome nel Giugno 2005.
Le domande che mi pongo sono, in accordo pieno con lei:
- ma questi dati l'Agenzia delle Entrate non potrebbe reperirseli autonomamente dal catasto?
- ho tentato di contattare l'Agenzia delle Entrate per capire i vari codici catastali da introdurre e il perché di tale onere dovrebbe essere a mio carico, senza avere nessuna risposta a riguardo (tra l'altro al numero verde dell'agenzia entrate 848800444 non risponde proprio nessuno)
- se fosse come lei ha predetto, dovrei più volte comunicare gli stessi dati? Incredibile! E i costi di invio delle lettere, sarebbero a mio carico? Ma è possibile subire tali vessazioni e perdere tutto questo tempo, subendo anche minacce di multe da 206 a 2000 e passa euro?
Grazie
Nei giorni scorsi ho dovuto registrare un contratto di locazione presso l'Agenzia delle entrate.
Pensavo, da incosciente, che sarebbe stato sufficiente portare con me due copie originali del contratto: una per l'Ufficio l'altra per me come ricevuta.
Mi reco all'ufficio verso le ore 10 e sulla macchinetta distributrice dei numeri leggo un biglietto che informa: NUMERI ESAURITI.
Allo sportello informazioni mi dicono che per essere sicuro di prendere un biglietto debbo presentarmi PRIMA dell'apertura degli uffici. Inoltre mi informano che per eseguire la registrazione devo prima pagare in banca la relativa tassa tramite il modello F23 e portare con me le marche da bollo necessarie (una ogni 100 righe del contratto) in quanto presso l'Agenzia delle entrate non esiste lo sportello cassa. Per calcolare l'importo da pagare mi consegnano un foglio con le relative istruzioni.
Pochi giorni dopo, fatto il versamento e comprate le marche da bollo, ritorno all'Agenzia mezz'ora prima dell'apertura degli uffici. In fila trovo un gruppo nutrito di persone. Una signora di buona volontà si presta a distribuire tagliandi staccati da un blocchetto con il numero della fila. Prendo il n° 41. Quando si aprono i cancelli la folla si spintona per arrivare alla macchinetta distributrice. Alcuni esibiscono numeretti falsi, altri se ne fregano dell'ordine della fila. L'impiegata che staziona accanto alla macchinetta non riesce a gestire la calca. Riesco a prendere un ticket ed attendo. Dopo circa due ore tocca a me. L'impiegata esamina la documentazione, costata che è tutto in ordine ma rileva che il contratto è in effetti una sub-locazione, per cui occorre presentare anche il contratto di locazione originale. Inutilmente faccio presente che tale contratto è in loro possesso da alcuni anni, in quanto lo registrai io personalmente. Debbo ritornare. Fortunatamente l'impiegata mi informa che posso prenotare telefonicamente un appuntamento, senza fare nuovamente la fila. Telefono subito per la prenotazione, che mi viene fissata a distanza di una settimana.
Alla data stabilita mi presento all'Ufficio competente. L'impiegata mi informa che non può registrare il contratto perché il terminale è scollegato. Chiedo che accetti comunque la documentazione e me ne rilasci ricevuta: provvederà all'inserimento informatico appena riallacciato il collegamento. L'impiegata controlla la documentazione, riscontra che è regolare ma non può procedere. Mi dice di attendere. Dopo circa mezz'ora il collegamento riprende e finalmente la pratica è definita.
MORALE. Mi chiedo se la massiccia evasione fiscale degli italiani non dipenda in parte anche dalle inefficienze della nostra Pubblica Amministrazione.
Cordiali saluti
LE MURA DI GERICO
Nel predisporre la dichiarazione di un professionista mi accorgo che lo studio di settore cataloga i ricavi dichiarati (68.000 euro) come "non congrui" per € 11.053. Si sa che gli studi di settore fanno riferimento a dei parametri ben precisi per cui secondo certe voci di costo un moltiplicatore definisce il relativo ricavo. Ed è noto che una dichiarazione considerata non congrua dal software del fisco (il cosiddetto “Gerico”, GEstione dei RIcavi e dei COmpensi) comporta automaticamente un accertamento dell'Agenzia delle entrate. Mi appresto, pertanto, ad aumentare i ricavi ipotizzando una consulenza prestata all’estero in modo da non contraddire i dati IVA dichiarati e non avere incongruenze in merito alle ritenute d’acconto subite. Lascio egualmente inalterati i costi dichiarati e documentati. Aumento i ricavi dell'importo indicato dal programma abbondando nell’adeguamento e arrivando così ad un ricavo di 79.000 euro, ma rilevo che, fermi restando i costi, la dichiarazione viene classificata ancora non congrua per € 9.300. Mi intestardisco ed allora aumento ulteriormente i ricavi di € 9.400 fermo restando, come in precedenza, tutto il resto. I ricavi sono così arrivati ad un totale di circa 89.000 euro. Niente da fare, l'insaziabile sistema continua a considerare la dichiarazione non congrua per € 7.800. Va bene che per il 2005 gli studi di settore sono stati revisionati con l’aggiunta di un correttivo matematico, però mi sembra che questo abbia l’effetto del gioco delle tre carte: perdi sempre.Un merito comunque gli va riconosciuto: l’invenzione del moto perpetuo.
Enrico Masucci – 5.11.05