Il caso delle suore di Trento che decidono di licenziare una loro insegnante in quanto gay, non è poi così assurdo. Chiaramente nelle scuole cattoliche il requisito di vivere una vita cristiana (e l’attenzione alla conservazione dell’etero sembra imprescindibilmente legata alla corretta cristianità), è il minimo sindacale richiesto per un insegnante del proprio organico. Quello che diventa inconcepibile è che le suore, omofobe per vocazione, mandino avanti il loro istituto anche con i soldi dello Stato, risorse utili per promuovere la scuola pubblica, che non arriva a chiedere l’orientamento sessuale ai propri insegnanti, ma la carta igienica ai propri allievi sì; il problema è che in un’Italia dall’elettorato e dai potentati cattolici a nessuno conviene prendere posizione, anche mentre crollano le scuole statali.
Il ministro Giannini vuole prima verificare se c’è stata discriminazione e poi “agire con la massima severità”, anzi che pensare che sia giunto il momento di riportare i soldi pubblici alla loro destinazione naturale, che, a sorpresa, dovrebbe essere quella delle scuole pubbliche dalle aule inagibili, pericolanti, ripulite l’ultima volta decenni fa. Altrimenti cosa farebbe? Convincere le suore a partecipare al prossimo gay pride, vestite con un velo arcobaleno su un carro? Mi sembrerebbe una punizione poco efficace. Le suore sono sorelle e conviventi, ma in senso diverso. Da ministro della pubblica istruzione – sì, perché prima era della “pubblica istruzione”, poi i soliti colpi di magia silente e discreta lo hanno trasformato semplicemente in ministro dell’ “istruzione”, più ampio, direi ecumenico, fino al punto di abbracciare anche le scuole private – mi chiederei che offerta formativa possa dare un istituto scolastico, che alla propria docente gay indica fortemente, tanto che si profila una possibile riassunzione in caso di santa obbedienza, come “risolvere il suo problema”, consigliando un percorso di riabilitazione.
Perché, dunque, non proporre un corso per risolvere il problema del malocchio o per crescere eterosessualmente corretti?
Leonardo Masucci