Sono genitori che difendono i figli, quelli che sul campetto di calcio si fanno collassare i polmoni per insultare l’arbitro che ha espulso il proprio bambino o quelli che nella loro testa hanno seguito un master per diventare tecnici e aggrediscono, dall’ alto delle loro competenze psicoticamente acquisite, l’allenatore che non ha inserito il proprio campione nella squadra o nella staffetta di nuoto; anche quelli che ritengono che il proprio genio non venga compreso dai professori, tutti incompetenti e non all’ altezza di quel pozzo di scienza di mamma e papà, neoministri della pubblica istruzione, che gridano allo scandalo poiché l’ insufficienza non se la meritava davvero, il loro cultore della materia.
Sono genitori che difendono i figli, quelli che ritengono il piccolo degno di futura canonizzazione, perché buono, lontano da cattivi pensieri e che non dice mai parolacce; così quelli che lo vorrebbero candidato al Nobel per la pace, poiché non farebbe male ad una mosca e perchè, se torna a casa con chiari segni di colluttazione, è iuris et de iure (presunzione che non ammette prova contraria) colpa degli altri.
Sono genitori che difendono il figlio, quelli che vedono il loro ventiquattrenne come giocherellone, fissato con lo scherzo dell’ insufflazione di aria compressa in un quattordicenne. È genitore di un bimbo di due anni, quel ventiquattrenne che difficilmente potrà insegnare al figlio come assumersi le responsabilità degli errori.
Ora quel bimbo vedrà dei nonni che non vogliono ancora insegnare al suo papà come assumersi una responsabilità.
Leonardo Masucci