Uno spettacolo che lascia il segno…
Sentirsi stranieri, pur conoscendosi da sempre. Una donna e suo figlio (Paola Sambo e Gianluca Merolli), divisi da una sottile parete dal marito/padre (Francesco Biscione): quella parete leggera e quasi impalpabile che segna la distanza tra l’ora e il non tempo, il qui ed il non spazio. La vita e la morte. Una gabbia dorata da cui i nostri tre in fondo entrano ed escono, come in una danza.
Un uomo e i suoi ricordi, la memoria di un passato, della famiglia che è stata. Le descrizioni delle loro vite corrono e costruiscono per piccoli passi, aneddoti e sensazioni, i colori di una volta. Lui all’udire qualcuno bussare alla sua porta si barrica in casa con mille trovate, gridando che non c’è nessuno, che è inutile che perdano tempo, simulando la voce femminile di una donna che non aprirà mai. Chiunque sia a quella porta, di certo è uno straniero. Antonio Tarantino porta in scena al Piccolo Eliseo fino al 3 novembre uno spettacolo intimo, dal sapore malinconico.
L’aria che si respira è quella di uno spaccato che muovendo dal particolare, diventa in fondo generale. Come si legge Stranieri si fa quasi manifesto, senza intenzioni espressamente politiche, della “politica odierna di mistificazione dell’altro”. Quasi non ci si riconosce più. Al dialogo tra madre e figlio, risponde il monologo del padre. Si ascolta il racconto delle loro esistenze in una lingua alle volte stentata, come quella di uno straniero appunto. Si guardano questi corpi muoversi nel riquadro dei loro gesti, delimitato e pure aperto.
La scenografia di Paola Castrignanò è certamente un elemento sostanziale dello spettacolo: apre la visione dello spettatore alle immagini, produce contesti. La pioggia in scena riveste tutto di un meraviglioso effetto cinematografico. Difficile non farsi trasportare poi dalle musiche suonate dal vivo dal pianista Luca Longobardi: in un attimo l’intensità dei momenti si fa maggiore, tutto è più ammaliante, cresce un’atmosfera empatica da cui non ci si distoglie.
Il finale ha una tenerezza disarmante. Stranieri è uno spettacolo, quasi come un ossimoro, che accoglie. Bello.