Lacci, bellissimo libro di Domenico Starnone, edito da Einaudi, è ora in scena per la regia di Armando Pugliese, al Piccolo Eliseo dal 25 gennaio al 12 febbraio, con gli eccellenti Silvio Orlando, Vanessa Scalera, Roberto Nobile, Sergio Romano e Maria Laura Rondanini. E’ recitato in modo così vero e sorprendente da offrirci la possibilità di profonde meditazioni sul sentimento universale che lega, nell’amore, un uomo e una donna.
Tutto comincia da una lettera a cui Vanda (Vanessa Scalera) affida il proprio sfogo verso il marito. “Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie”. Da questa frase trapela tutta la rabbia di una donna abbandonata all’improvviso da un uomo che ha aperto la porta di casa e se n’è andato via, lasciandola preda di dubbi, interrogativi e con un senso di frustrazione e di impotenza. Con la porta che si è chiuso alle spalle, Aldo (Silvio Orlando), il marito, ha portato via tutto il suo mondo lasciandole in cambio tantissimi lacci, fatti del filo dei ricordi e delle abitudini, in cui a volte, lei inciampa distratta.
Vanda e Aldo, si erano sposati giovanissimi, all’inizio degli anni Sessanta, forse per inseguire un desiderio di indipendenza e di libertà, magari per sentirsi grandi, ma, quel che da giovani non si calcola è che il mondo si trasforma insieme a noi e che i tempi cambiano mentre noi cambiano. Oggi, ritrovarsi a trent’anni con una famiglia a carico, non è più segno di emancipazione ma, al contrario, è considerato un segno di arretratezza e Aldo non ci sta ad essere arretrato. L’autonomia, ai giorni d’oggi, del resto, non risiede più nell’avere una famiglia ma nella più stretta indipendenza individualista.
E’ così che il loro rapporto è crollato sotto i colpi del tempo e ora Aldo vive a Roma, innamorato della spensierata avvenenza di una sconosciuta con cui i giorni trascorrono sempre lievi e gioiosi, mentre Vanda è rimasta a Napoli con i loro figli a misurare il crescere dei silenzi e il progredire di quel fastidioso senso d’estraneità. Oltre le persiane di due finestre poste sul nulla si vive soltanto di struggenti ricordi e nell’amarezza del bel tempo che fu.
I frutti acerbi e malsani del loro stare insieme sono due figli (Sergio Romano e Maria Laura Rondanini) che riescono solamente a rendere ancor più reale il disastro dei loro genitori. E su quel disastro aleggia un cubo blu, posto su un alto ripiano della libreria della casa di famiglia, in cui sono archiviati sospiri e gioie, ricordi e sogni.
La scena, sul palco, è sempre la stessa e anche la scenografia. Al centro c’è l’amore, quell’amore che non c’è, che manca, che si può deteriorare e che invece vorrebbe gridare ancora la sua funzione ancestrale di collante familiare, dimenticata da tutti, mentre vecchie fotografie di un tempo felice che fu, girovagano, ora nascoste, ora calpestate, in una casa in rovina.
Eppure, a ben guardare, è amore anche quel sentimento, a tratti folle, che ha permesso ad Aldo di lasciare la moglie nel tentativo di vivere di esso, con quella donna frizzante che gli ha suscitato impulsi di inaspettata vitalità quando ormai si sentiva troppo adulto o troppo stanco per provarne nuovamente.
L’amore, raccontato con sagace maestria da Domenico Starnone, prende la voce ora apparentemente dolce e flemmatica di Aldo, ora aspra e rassegnata di Vanda, per raccontare se stesso nella sua complicata mescolanza di elementi che, nel tempo, hanno rilasciato il residuo fisso e ossessivo di un’unione stanca e satura di rimproveri che, ad un tratto, si scopre incapace di decollare verso nuovi obiettivi approdando così ad un altro amore, extraconiugale, stavolta, di certo indimenticabile e, quantomeno apparentemente, felice.
Potrà questo nuovo amore di Aldo sorgere sereno sulle ceneri di un matrimonio spento? Libertà e autonomia come si coniugano con il senso che a queste parole attribuisce il vivere di oggi? E come si sposano questi concetti rinnovati con il ruolo della famiglia tradizionale? Cosa scegliamo di sacrificare per non sentirci in trappola? Cosa perdiamo se scegliamo di tornare sui nostri passi?
Se basta sentirsi vivi per poter essere certi di amare davvero allora la nuova unione di Aldo sarà proficua, ma l’amore, quello vero, purtroppo o per fortuna, presenta dei lacci imprevisti e a volte basta un minimo gesto per far riaffiorare quello che abbiamo provato a mettere da parte. I lacci invisibili che legano Vanda e Aldo saranno più forti della leggerezza che pervade i nuovi amori, oppure questi tempi odierni vedranno pendere la bilancia dalla parte opposta?
E’ una storia intensa e toccante, quella di Starnone, che apre tanti spunti di riflessione e che invita tutti a riflettere sulle fughe, sulle possibilità che aprono i ritorni, sui fallimenti in genere e su quante sfaccettature porti, chiuso in se stesso, un sentimento solo.