di Federica De Sanctis
Piero Maccarinelli porta in scena dal 2 al 19 novembre al teatro Ambra Jovinelli di Roma la pièce Il Padre, tratta dal testo “Le père” del giovane drammaturgo francese Florian Zeller.
Il testo, che è valso all’autore la vittoria del prestigioso Prix Molières nel 2014, affronta il tema dell’alzheimer attraverso il rapporto di un padre e di sua figlia.
Andrea (Alessandro Haber) è un uomo ancora molto attivo nonostante l’età, con un bel “caratterino” a detta di sua figlia Anna (Lucrezia Lante della Rovere), a lui molto legata e completamente impreparata ad affrontare il sopravvento della malattia che ha colpito “l’adorabile” padre.
La scena si apre su un elegante appartamento parigino, ciò è suggerito immediatamente allo spettatore dal sapiente utilizzo di stucchi, cornici e boiserie bianca, tipici dell’architettura d’interni francese ed è confermato da Anna che colloca lo svolgersi dell’inizio dei fatti nell’appartamento del padre Andrea.
Lo spettatore si trova sin da subito nel bel mezzo di un dialogo concitato “Allora? Mi vuoi dire cosa è successo?” chiede Anna al padre che, in evidente stato confusionale, nega verbalmente le accuse che gli vengono mosse ma le conferma con il senso di spaesamento che comunica agli altri.
Ed è proprio attraverso lo spaesamento che viene raccontato al pubblico l’alzheimer, grazie ad una geniale regia che riesce a far provare allo spettatore le stesse sensazioni del protagonista, sostituendo gli attori che interpretano i medesimi ruoli o facendo loro interpretare ruoli diversi, confondendo il pubblico nello stesso modo in cui Andrea viene confuso dalla malattia.
L’inesorabile avanzare della malattia e la progressiva perdita delle facoltà logico-analitiche di Andrea portano Anna ad una dolorosa decisione definitiva.
Haber domina la scena con una prova magistrale e comunica al pubblico quanto senta il soggetto, tuttavia, al tempo stesso, riesce ad incarnare perfettamente la scelta registica di trattare con sorriso ed ironia, per non dire leggerezza, una tematica dolorosa, vicina a molti.
Ottima anche la prova di Lucrezia Lante della Rovere, amorevole e sofferente, impantanata in una posizione resa ancor più difficile dai ricatti del cinico compagno.
Il padre è una storia toccante, un viaggio in una mente provata da una malattia che progredendo coinvolge lo spettatore in maniera empatica.
Maccarinelli riesce a realizzare un climax ascendente in cui la crescente mancanza di comunicazione è direttamente proporzionale all’emozione per la tenerezza comunicata da un Alessandro Haber, indifeso come un bambino, in uno stato di grazia.