Potrebbe sembrare un comune triangolo lui lei e l’altro, ma è proprio l’apparenza borghese a fare la differenza ne’ Il Giuoco delle Parti, ed è il vero senso della vita a rendere differente il testo pirandelliano nella versione di Orsini. La commedia pirandelliana è al Teatro Eliseo fino al 20 novembre nella rilettura che il grande attore fa insieme al regista Roberto Valerio e allo scenografo Maurizio Balò.
Leone Gala è un uomo che sembra aver capito il senso della vita. Assecondando la relazione della moglie Silia con l’amante Guido Venanzi; egli resta legato alla consorte dal filo di un rapporto apparente di coniugio, decidendosi di risolvere ogni questione con la liberazione dai sentimenti, cedendo il passo alla razionalità e conducendo la mente sulle vie della filosofia, che vedrà come sponda dialogica il tollerante Socrate. Silia vive il disagio insopportabile di questa razionalità quasi anormale, e propone al suo amante il modo di uccidere Leone, ma Venanzi rifiuta. Così il caso offre il suo appoggio alla donna: dopo essere stata scambiata da un gruppo di ubriachi per la prostituta che abita nel suo palazzo, e aver preteso da lei ciò che è conseguenza della confusione, decide di sfruttare l’occasione per chiedere al marito di lavare l’onta con un duello, che dovrà tenersi però con un abile spadaccino, uno degli oltraggiatori di Silia. Leone accetta, ma solamente perché ha capito il piano che c’è dietro. Così il duello che formalmente dovrebbe vedere il razionale marito coinvolto non lo sarà, poiché costui ricopre un ruolo formale solo per rispetto alle regole borghesi del salvare le apparenze, cosa che dovrà piuttosto essere compiuta da chi svolge l’effettivo ruolo del marito, Venanzi, il quale perirà nel duello, realizzando così la vendetta di Leone.
Il Giuoco delle parti secondo Orsini si concentra sulla realtà psicologica di Leone, che viene visto come colui che sì ha capito il senso della vita, ma comunque questo lo porta ad essere come un pazzo visionario, un uomo che vive in una specie di delirio lucido. Tant’è che il personaggio è rinchiuso in un ospedale psichiatrico e Socrate non è in questo caso il cameriere pirandelliano, quanto il portantino. Si alternano pertanto visioni, ricordi, riflessioni razionali e allontanamenti dalla realtà. Straordinario Umberto Orsini e molto bravi gli altri attori. Alvia Reale rende ottimamente la figura di Silia e della sua sensualità. Lo spettacolo vede le mani di chi ha analizzato con una lente alcuni aspetti del testo di Pirandello, lente non solo di Orsini, ma anche del regista Roberto Valerio, nonchè delle scene di Maurizio Balò, anch’esse necessarie a dare questa lettura de’ Il Giuoco delle parti. Alcune note riguardano però la lentezza di qualche momento, e di alcune battute che non arrivano sempre, ma talvolta sembrano quasi sussurrate e troppo “introspettive”. Lo studio raffinato, svolto per ristrutturare questo Pirandello, si trasforma nell’iter scenico in brevi fasi di complessità, superabili comunque dalle riflessioni che regala: e se capire il senso della vita, quello vero, rendesse folli? E solo un folle può addentrarsi nel vero senso della vita? Per sopravvivere alla vita è necessario allontanarsene?
Un classico alla ricerca della differenza.