La fragilità degli amori contemporanei è passata sotto la lente d’ingrandimento nella divertentissima commedia Il testimone di nozze, in scena al Teatro Manzoni di Roma dal 24 novembre al 18 dicembre.
La commedia di Jean-Luc-Lemone vede la regia di Silvio Giordani e l’abile e convincente interpretazione di Siddartha Prestinari, Enzo Casertano, Fabio Avaro, insieme alla giovane, ma non meno brava, Valentina Cretella.
Si ride e si riflette mentre si moltiplicano le gags sul palco e vanno in scena gli umori e gli amori di due coppie diversissime: quella consolidata di Benny (Casertano ) e Lili (Prestinari), prossimi alle nozze dopo un decennio di fidanzamento e convivenza, e quella recente composta da Luca (Avaro) ed Elynea (Cretella), una ragazza di vent’anni più giovane, con cui l’amico storico di Benny si è fidanzato dopo aver lasciato la sua compagna storica dopo sette anni di vita in comune.
Dal giorno in cui Luca e la sua ex si sono lasciati, Benny e Lili, hanno smesso di frequentare Luca, non si sa bene se per non prendere una posizione sentendo di dover scegliere a loro volta tra due amici, oppure per un’antipatia che Lili mal cela nei confronti dell’amico storico del suo compagno.
Quel che è certo è che le nozze imminenti sono state per Benny un’occasione per invitare a cena Luca, a cui ha chiesto di fare da testimone di nozze. E proprio la cena sarà un’occasione per conoscere anche la giovanissima ed esuberante Elynea.
Riuniti sotto lo stesso tetto, in una sera come tante, dall’occasione specialissima, si ritrovano quindi due uomini che approcciano le storie d’amore in due modi completamente differenti, due donne di età diversissime e due coppie apparentemente asimmetriche.
Proprio questa mescolanza di opposti aprirà riflessioni coinvolgenti e spaccati esilaranti, trasportando il pubblico in un vortice di situazioni in cui rispecchiarsi diviene facile e immedesimarsi spontaneo.
Tra la giovane ragazzina, seducente e smaliziata ma ancora acerba ed entusiasta, e la donna adulta e navigata, affascinante e ormai cinica, viaggiano gli opposti della femminilità.
Anche Luca e Benny, come i personaggi femminili, diventano, collocandosi agli antipodi, due stereotipi perfetti dell’uomo di oggi: uno a caccia del turbinio di emozioni, l’altro appagato dalla tranquillità.
In nessun caso però – sembra suggerirci il regista, mentre gioco delle parti si sussegue tra le quinte – , si può marchiare fino in fondo la tipologia di una persona e quindi di un personaggio.
La cinica Lili, sempre incrollabile e sicura di sé, in fondo potrebbe scoprirsi meno pragmatica di quanto pensa e, invece, la svampita Elynea, potrebbe mostrare una serietà e una maturità inaspettata.
Quanto a Luca, tanto attratto dalla voglia di sentirsi nuovamente giovane, c’è forse un lato in lui che mira alla voglia di certezze, così come in Benny, sornione e tranquillo, si potrebbe palesare ancora il desiderio di provare un batticuore.
Nulla è definitivo sul palco e nella vita, non solo gli amori, ma anche gli umori. Le apparenze, forse solo quelle, sono le vere protagoniste del racconto perché, alla fine dello spettacolo, abbiamo l’impressione di non conoscere poi granché bene quei personaggi che per due ore circa abbiamo avuto sotto gli occhi, così come nella vita, ci sorprendiamo degli altri e di noi stessi.
Bellissimo spettacolo che, ancora per qualche giorno, vi aspetta per ridere e riflettere!