Mattia Torre ci ha preso gusto e dopo il successo di Migliore con Valerio Mastandrea, adesso torna all’Ambra Jovinelli con un altro imperdibile spettacolo in scena fino a domenica. Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino, Carlo De Ruggieri e Michele Nani sono i protagonisti di 456, una commedia teatrale dal ritmo incalzante e meravigliosamente scritta.
Una famiglia d’altri tempi, verrebbe da dire, trascorre la sua giornata nell’attesa di un ospite importante che potrà finalmente far fare loro il “grande salto”… Una madre ansiosa di recuperare l’amata tiella, selvaggiamente trafugata durante il funerale della povera nonna, di cui rimane ad oggi solo un ribollente sugo perpetuo (quasi al posto della più diffusa luce dei cimiteri); un padre, nervoso regista della recita da portare in scena all’arrivo del personaggio tanto aspettato per la cena; un figlio, disperato ex fumatore accanito, colpevole di aver messo in atto un fioretto con la sola ambizione di andare nella Capitale per lavorare in un sito! L’ambientazione, quasi alla Carnage, muove l’azione tutta all’interno di una cucina, testimone e protagonista al contempo delle schermaglie, degli insulti, dell’acceso scambio di battute tra i protagonisti. Fuori da quel focolare, l’oblio, il terrore, il pericolo, i batteri, le blatte, le malattie.
La penna di Mattia Torre davvero non lascia spazio ad alcuna perplessità: il testo corre velocissimo sulla scena, fagocitando gli spettatori con l’incredulità di un racconto tanto grottesco da divenire veritiero e paurosamente comico. Una famiglia rintanata in un paesino in mezzo ad una valle, che possiamo immaginare nel profondo entroterra siciliano, con un dialetto inventato che diviene più una lingua. L’immagine di un’Italia scomposta e disunita, quella proposta, in cui si teme l’altro e qualsiasi diversità possibile; in cui il pensiero di un mondo brutto e dannoso al di fuori di sé si fa reale; in cui appare molto meglio continuare a fumare 80 sigarette al giorno, altro che fioretto, tanto i polmoni non esistono!
456 è uno spettacolo che lascia senza respiro, per la freschezza con cui affronta la provincialità del nostro paese. Non una parola è fuori posto e le risate escono spontaneamente all’ascolto del pregiudizio che da sempre e fin qui caratterizza questa povera penisola.
Bello, divertente, convincente. Gli attori in scena sono perfetti nella resa. Non un dubbio, un’incertezza nell’interpretazione. Ciascuno di loro diviene effettivamente il personaggio: troviamo così quel padre dal parlare colorito e dalle convinzioni radicate, capace solo di gridare e far tacere i familiari al più piccolo dubbio su quanto debbano fare; quella madre alle prese con la cucina, regina nell’elencare il menù della cena; quel figlio, incredibile 19enne, desideroso di fuggire oltre quella gabbia; e lui, l’ospite, che nulla sa e che pure lancia massime sulla vita come un guru con i propri discepoli.
Tutto funziona in questo spettacolo, inclusa la scenografia che in attimo trasporta immediatamente nel cuore della vicenda.
Da non perdere.