La splendida atmosfera del Globe Theatre torna a riempire le serate estive romane con “Lear la storia” per la regia di Giuseppe Dipasquale, nonché adattatore del testo.
E’ già insita dall’inizio della vicenda la pazzia di Re Lear, che decide di abdicare e di dividere il suo regno tra le tre figlie, chiedendo loro prima una prova dell’affetto verso di lui. La prova si concretizza in una gara di adulazione tra le figlie Regana e Goneril, gara a cui si sottrae la terza, Cordelia, che non vede in questo agone il giusto contesto per esprimere il suo forte amore verso il padre. Il risultato sarà quello di bandire la sincera Cordelia senza territori, che verranno spartiti tra le altre due figlie. Parallela la storia del conte Gloucester che subirà l’inganno del figlio Edmund, calunniatore del fratello Edgar, che sarà costretto all’esilio.
Dolore e follia si abbracceranno fino alla fine di questa complessa tragedia che porta in scena il rapporto tra padri e figli, lo scontro e il ricambio generazionale, quello che nei giochi di potere odierni si definirebbe rottamazione: re Lear potrebbe essere tra i più illustri rottamati della letteratura. Uomo dalla debole psiche che cerca nelle stucchevoli lusinghe della prole un luogo sicuro.
Nell’adattamento di Giuseppe Dipasquale i personaggi sono subito svelati al pubblico, attraverso la stessa caratterizzazione: le anime scure della tragedia sono grigie già nella loro apparenza, l’inganno avviene tutto in scena e lo spettatore ha da subito gli strumenti per esercizi di spinto manicheismo. La scena è inondata dalla bravura di Mariano Rigillo (re Lear) e Anna Teresa Rossini nei panni di un clownesco matto. La traduzione del competente Masolino d’Amico e l’adattamento non aiutano però il pieno coinvolgimento dello spettatore, che rischia a tratti di sentirsi estromesso da un testo non sempre fluido e già all’origine complesso. Una rappresentazione accademica, all’insegna delle colte sfere, ma che tralascia una funzione universale dell’arte e che tende a rimanere anch’essa sul palco; ottime le intenzioni, ma non decolla come meriterebbe. Il Globe Theatre apre senza dubbio con un testo che richiede coraggio per la sua complessità e anche se riporta qualche dubbio, la magia di questo teatro non perde mai la sua forza.