Con il prossimo 31 dicembre scade una norma transitoria in vigore dal 2000, e tutti coloro che lasceranno il lavoro a partire dal primo gennaio perderanno la detrazione di 61,97 euro l’anno prevista fino all’entrata in vigore della riforma del TFR. Che però è slittata al 2008. Sottoscritta dai rappresentanti dell’opposizione in Commissione finanze della Camera una risoluzione per impegnare il governo a prorogare il beneficio
Il rinvio della riforma del Tfr, salutato come una vittoria anziché pianto come una sconfitta dal Ministro del lavoro, rischia di portare via ai lavoratori che andranno in pensione a partire dal prossimo gennaio un pezzetto, sia pure modesto ma comunque non trascurabile, della loro indennità di fine rapporto.
Con il decreto legislativo 47 del 2000 il governo aveva infatti previsto la concessione, a chi avrebbe lasciato il lavoro tra il primo gennaio 2001 e il 31 dicembre 2005, di una speciale detrazione fiscale di 120.000 lire (oggi, 61,97 euro) per ciascun anno compreso in questo periodo. Un bonus quindi che per i cinque anni poteva raggiungere quasi 310 euro, destinati ad abbattere le tasse che sarebbero gravate sul trattamento di fine rapporto di questi lavoratori.
Come abbiamo detto, il diritto a fruire della detrazione veniva a cessare con la fine del 2005 e comunque a partire dalla data in cui sarebbe entrata in vigore la riforma del Tfr, qualora questa fosse stata anteriore. Come è facile capire, la detrazione rappresentava una specie di “anticipo” sui benefici che sarebbero derivati appunto dalla riforma del Tfr, riforma che – si presumeva infatti all’epoca – sarebbe dovuta entrare in vigore al massimo entro la fine di quest’anno.
Così però non è stato, come tutti sappiamo, e al Ministero del lavoro, evidentemente dimenticando l’esistenza di questa norma, nessuno si è preoccupato di riproporla. Come risultato, quindi, chi lascia il lavoro entro l’anno fruirà per intero della detrazione – per la precisione, 309,85 euro – mentre chi lascia il lavoro il prossimo primo gennaio pagherà per intero le tasse sul Tfr senza neppure un euro di abbattimento.
Per ovviare a questa sperequazione – che colpirà tutti i lavoratori a tempo indeterminato e quelli con contratto di lavoro a tempo determinato di durata superiore ai due anni – è ovviamente indispensabile una norma che proroghi il beneficio fino al nuovo termine di entrata in vigore della riforma.
E’ questa appunto la richiesta contenuta in una risoluzione sottoscritta dai rappresentanti dei partiti di opposizione presenti nella Commissione finanze della Camera. “Vogliamo impegnare il governo – ha detto il primo firmatario, il ds Giorgio Benvenuto – a riparare al più presto a questa dimenticanza, che rischia di provocare una incomprensibile discriminazione ai danni dei lavoratori che lasceranno il servizio nei prossimi anni.”.
Come abbiamo detto, il diritto a fruire della detrazione veniva a cessare con la fine del 2005 e comunque a partire dalla data in cui sarebbe entrata in vigore la riforma del Tfr, qualora questa fosse stata anteriore. Come è facile capire, la detrazione rappresentava una specie di “anticipo” sui benefici che sarebbero derivati appunto dalla riforma del Tfr, riforma che – si presumeva infatti all’epoca – sarebbe dovuta entrare in vigore al massimo entro la fine di quest’anno.
Così però non è stato, come tutti sappiamo, e al Ministero del lavoro, evidentemente dimenticando l’esistenza di questa norma, nessuno si è preoccupato di riproporla. Come risultato, quindi, chi lascia il lavoro entro l’anno fruirà per intero della detrazione – per la precisione, 309,85 euro – mentre chi lascia il lavoro il prossimo primo gennaio pagherà per intero le tasse sul Tfr senza neppure un euro di abbattimento.
Per ovviare a questa sperequazione – che colpirà tutti i lavoratori a tempo indeterminato e quelli con contratto di lavoro a tempo determinato di durata superiore ai due anni – è ovviamente indispensabile una norma che proroghi il beneficio fino al nuovo termine di entrata in vigore della riforma.
E’ questa appunto la richiesta contenuta in una risoluzione sottoscritta dai rappresentanti dei partiti di opposizione presenti nella Commissione finanze della Camera. “Vogliamo impegnare il governo – ha detto il primo firmatario, il ds Giorgio Benvenuto – a riparare al più presto a questa dimenticanza, che rischia di provocare una incomprensibile discriminazione ai danni dei lavoratori che lasceranno il servizio nei prossimi anni.”.