Tentare di districarsi tra favorevoli e contrari alla riforma costituzionale è sempre più complesso. Tanto vale, allora, provare ad informare i cittadini puntando anche sul sorriso.
Perché Boh, spettacolo di Enrico Bertolino e Luca Bottura con la presenza del Maestro Teo Ciavarella, in scena al Teatro Brancaccio di Roma martedì 4 ottobre, nel momento in cui si infiamma la campagna elettorale per il Referendum del 4 dicembre prossimo, rappresenta un tentativo atipico di servizio pubblico 2.0.
Un flusso vorticoso di molteplici argomenti, dal costume ai dialetti, dal calcio alle donne, che confluiscono in un medesimo alveo, la prova elettorale che tra due mesi circa porterà milioni di italiani a decidere se respingere o meno le modifiche a 47 articoli della Carta Fondamentale della Repubblica italiana.
Bertolino interpreta così la formula dell’instant theatre in chiave fortemente attuale e divertente, coinvolgendo il pubblico attraverso l’utilizzo di canzoni famose per tradurre in linguaggio pop gli aulici passaggi della Costituzione. Fino al momento clou della serata, quando due esponenti politici di primo piano appartenenti ai due diversi schieramenti del Sì e del No salgono sul palco e si sottopongono a interviste tra il serio e il faceto, con notevole preminenza del secondo aspetto.
I due, il leghista Matteo Salvini e il Ministro Maurizio Martina, si prestano al gioco dell’inusuale moderatore assecondando la chiave autoironica del contesto e provando con alterne fortune ad inserire tra una gag e l’altra anche qualche slogan utile alla causa.
Difficile dire se abbia prevalso l’uno o l’altro e se, onestamente, abbia senso porsi il problema. Non c’è bisogno tuttavia di interpellare gli esperti dei vari istituti demoscopici per stabilire ciò che ogni spettatore presente allo show di Enrico Bertolino ha constatato personalmente: ovvero il successo di Perché Boh.
Ridere di argomenti importanti non è sempre irrispettoso, specie se insieme all’ilarità si promuove l’attenzione e l’impegno in merito alle questioni che investono direttamente la vita dei cittadini. Si chiama satira, ed è una cosa seria.
Marco Bombagi