COSE DA CREDERE. DUE BELLE NOTIZIE
(10.3.08) La sinistra che vince contro Sarkozy nelle municipali in Francia, Zapatero che trionfa nelle politiche in Spagna: due risultati che fanno capire il vento che tira in Europa. Il leader del Psoe ha riportato il premio del suo coraggio, della sua tenacia, del “socialismo del fare” che rappresenta. Dovrà affrontare una situazione economica che a causa delle turbolenze internazionali si preannuncia non facile – negli anni prossimi la Spagna difficilmente potrà sostenere i ritmi di crescita del recente passato – e fare i conti con la ripresa del terrorismo, che ha voluto sporcare con la sua firma queste elezioni. Dal punto di vista politico, forse più dell'omicidio in sé, che potrebbe essere il gesto di un esaltato, ci sembrano gravi i fischi allo stadio di Bilbao dei tifosi vicini alla sinistra indipendentista basca durante il minuto di silenzio in memoria di Carrasco. A dimostrazione che l'assassino dell'esponente socialista ha dietro di sé un retroterra significativo, a cominciare dalle bestie delle curve: uguali in tutti i paesi, pronte sempre a far valere con la violenza la loro misera identità. Per isolare questo retroterra Zapatero dovrà combattere una dura battaglia, culturale prima ancora che politica. Ma intanto il leader del Psoe ha tutto il diritto di godersi il trionfo. Mentre il clero fondamentalista, responsabile di avere sferrato un attacco forsennato contro di lui, quasi fosse in gioco il futuro del cattolicesimo in Spagna, si sta leccando le ferite, e forse capisce di aver sbagliato a mettere in gioco il suo prestigio e la sua credibilità in una battaglia che gli spagnoli hanno dimostrato di non condividere. Più di tutti dovrebbe riflettere sulla sconfitta colui che è stato l'anima nera della strategia elettorale dei vescovi, Joseph Ratzinger: l'uomo che sin dalla sua elezione non ha saputo far altro che pronunciare una quotidiana serie di divieti e imposizioni, spendersi per riaffermare la supremazia della Chiesa sulle istituzioni civili, il suo potere inquisitorio contro tutto ciò che significhi diritti umani, dignità e libertà di scelta delle persone. Nel paese di Torquemada quello che può essere considerato il suo più degno erede ha ricevuto ieri un pesante schiaffo sulla guancia. Speriamo ci rifletta sopra. Non sempre, e non dappertutto troverà i Casini e i Cuffaro, i Mastella e le Lonardo, i Ferrara e le Binetti. E non è escluso – lo abbiamo già detto – che il successo spagnolo di Zapatero infonda un po' più di coraggio nel laicismo tremebondo di Veltroni e dei suoi uomini. Troveranno che gli italiani sono un po' più moderni di quanto loro siano portati a credere.
(10.3.08) La sinistra che vince contro Sarkozy nelle municipali in Francia, Zapatero che trionfa nelle politiche in Spagna: due risultati che fanno capire il vento che tira in Europa. Il leader del Psoe ha riportato il premio del suo coraggio, della sua tenacia, del “socialismo del fare” che rappresenta. Dovrà affrontare una situazione economica che a causa delle turbolenze internazionali si preannuncia non facile – negli anni prossimi la Spagna difficilmente potrà sostenere i ritmi di crescita del recente passato – e fare i conti con la ripresa del terrorismo, che ha voluto sporcare con la sua firma queste elezioni. Dal punto di vista politico, forse più dell'omicidio in sé, che potrebbe essere il gesto di un esaltato, ci sembrano gravi i fischi allo stadio di Bilbao dei tifosi vicini alla sinistra indipendentista basca durante il minuto di silenzio in memoria di Carrasco. A dimostrazione che l'assassino dell'esponente socialista ha dietro di sé un retroterra significativo, a cominciare dalle bestie delle curve: uguali in tutti i paesi, pronte sempre a far valere con la violenza la loro misera identità. Per isolare questo retroterra Zapatero dovrà combattere una dura battaglia, culturale prima ancora che politica. Ma intanto il leader del Psoe ha tutto il diritto di godersi il trionfo. Mentre il clero fondamentalista, responsabile di avere sferrato un attacco forsennato contro di lui, quasi fosse in gioco il futuro del cattolicesimo in Spagna, si sta leccando le ferite, e forse capisce di aver sbagliato a mettere in gioco il suo prestigio e la sua credibilità in una battaglia che gli spagnoli hanno dimostrato di non condividere. Più di tutti dovrebbe riflettere sulla sconfitta colui che è stato l'anima nera della strategia elettorale dei vescovi, Joseph Ratzinger: l'uomo che sin dalla sua elezione non ha saputo far altro che pronunciare una quotidiana serie di divieti e imposizioni, spendersi per riaffermare la supremazia della Chiesa sulle istituzioni civili, il suo potere inquisitorio contro tutto ciò che significhi diritti umani, dignità e libertà di scelta delle persone. Nel paese di Torquemada quello che può essere considerato il suo più degno erede ha ricevuto ieri un pesante schiaffo sulla guancia. Speriamo ci rifletta sopra. Non sempre, e non dappertutto troverà i Casini e i Cuffaro, i Mastella e le Lonardo, i Ferrara e le Binetti. E non è escluso – lo abbiamo già detto – che il successo spagnolo di Zapatero infonda un po' più di coraggio nel laicismo tremebondo di Veltroni e dei suoi uomini. Troveranno che gli italiani sono un po' più moderni di quanto loro siano portati a credere.