COSE DA NON CREDERE, IMPROVVISAMENTE TUTTI CONTRO TREMONTI
(24.10.09) Da Berlusconi volato in Russia per conversazioni private con il suo amichetto Putin (ne vedremo i riflessi tra qualche anno sugli asset Fininvest) a Fini, da Draghi alla Confindustria, il ministro dell'economia – considerato troppo conservatore, troppo prudente, troppo attento al deficit e poco allo sviluppo – sta ricevendo botte da tutte le parti. Letta e Berlusconi lo scavalcano a destra sull'Irap, Fini e Baldassarre a sinistra su famiglie e inquilini. Un po' la rivolta del partito della spesa, un po' il fuoco di sbarramento del partito del premier, irritato per alcune mosse che avevano fatto sospettare uno smarcamento di Tremonti in vista del dopo Berlusconi. E si conosce la suscettibilità paranoica del premier da questo punto di vista. Ma ci sono anche motivazioni serie in questa ondata di critiche. Dopo la guerra rumorosa di Tremonti contro le banche, i piccoli imprenditori si stanno accorgendo a loro spese che grazie ai suoi provvedimenti le banche li trattano peggio di prima (leggere per credere questa accorata lettera aperta che uno di loro gli indirizza sul Messaggero all'insegna del “Ridatece Visco”). E sul Corriere Francesco Giavazzi gli spiega che dalla stretta del debito pubblico si esce con più crescita e che per accelerarla non occorre aumentare le tasse ma ridurle. In una situazione così politicamente ed economicamente delicata è però difficile che Berlusconi, anche se le pressioni contro la linea Tremonti dovessero accentuarsi, possa decidersi a fare a meno di lui (è più facile che Tremonti possa decidere di fare a meno di Berlusconi). Tutto lascia credere quindi che le tensioni, almeno apparentemente, rientreranno. Ma certo i rapporti tra il premier e il ministro dell'economia difficilmente torneranno più come prima.
(24.10.09) Da Berlusconi volato in Russia per conversazioni private con il suo amichetto Putin (ne vedremo i riflessi tra qualche anno sugli asset Fininvest) a Fini, da Draghi alla Confindustria, il ministro dell'economia – considerato troppo conservatore, troppo prudente, troppo attento al deficit e poco allo sviluppo – sta ricevendo botte da tutte le parti. Letta e Berlusconi lo scavalcano a destra sull'Irap, Fini e Baldassarre a sinistra su famiglie e inquilini. Un po' la rivolta del partito della spesa, un po' il fuoco di sbarramento del partito del premier, irritato per alcune mosse che avevano fatto sospettare uno smarcamento di Tremonti in vista del dopo Berlusconi. E si conosce la suscettibilità paranoica del premier da questo punto di vista. Ma ci sono anche motivazioni serie in questa ondata di critiche. Dopo la guerra rumorosa di Tremonti contro le banche, i piccoli imprenditori si stanno accorgendo a loro spese che grazie ai suoi provvedimenti le banche li trattano peggio di prima (leggere per credere questa accorata lettera aperta che uno di loro gli indirizza sul Messaggero all'insegna del “Ridatece Visco”). E sul Corriere Francesco Giavazzi gli spiega che dalla stretta del debito pubblico si esce con più crescita e che per accelerarla non occorre aumentare le tasse ma ridurle. In una situazione così politicamente ed economicamente delicata è però difficile che Berlusconi, anche se le pressioni contro la linea Tremonti dovessero accentuarsi, possa decidersi a fare a meno di lui (è più facile che Tremonti possa decidere di fare a meno di Berlusconi). Tutto lascia credere quindi che le tensioni, almeno apparentemente, rientreranno. Ma certo i rapporti tra il premier e il ministro dell'economia difficilmente torneranno più come prima.