Essere Migliore di come si è stati fino a quel momento può essere una sfida o un progetto, può rappresentare un momento di conquista di un nuovo sé con cui mostrare un lato del tutto diverso e pure presente e forte.
Questa è la storia di Alfredo Beaumont. Valerio Mastandrea che magistralmente ne veste i panni, racconta la nascita di un uomo nuovo: dismessa l’immagine del gentile Alfredo, sempre disposto a sacrificarsi e a dire “sì signore” senza batter ciglio, capace di farsi calpestare per la sua ingenua bontà, Alfredo tira fuori quell’ironico cinismo che lo fa apparire così cattivo da diventare persino attraente.
Migliore, lo spettacolo scritto e diretto da Mattia Torre, è l’esempio strepitoso di come l’uomo possa in fondo riuscire a ridefinire la propria immagine, oltrepassando l’aspetto cui tutti sono stati abituati e diventando finalmente protagonista della propria vita. Alfredo non ha fatto altro che assecondare le ire, i nervosismi, le richieste talvolta davvero esasperanti del contesto in cui vive, finché l’assoluzione in un processo per il quale era accusato di omicidio lo rende infine presente a se stesso, se vogliamo, e comunque consapevole di quanto quel fare tanto umile e sottomesso sia stato in fondo un’ingiustificata trappola esistenziale.
Mastandrea, in un monologo piuttosto serrato, passa abilmente da un personaggio all’altro descrivendo con credibilità l’essenza meschina di quello sciame umano rimasto fino lì a padroneggiare su di lui. Tutto cambia all’improvviso quando quell’omuncolo mai considerato inizia a compiere azioni distaccate e crudeli, con quel tanto di freddo sadismo che lo rende brillante e degno di rispetto agli occhi dei più.
Migliore è certamente un ottimo esempio di teatro: la narrazione corre velocemente sul palcoscenico, ad ogni passaggio del racconto è come se i volti dei diversi personaggi che si affacciano nella vicenda venissero disegnati. La voce, quella di Valerio Mastandrea, accompagnata dalla colonna sonora firmata Giuliano Taviani, diviene lo strumento, la matita con cui i contorni di ogni protagonista vengono definiti.
Uno spettacolo dinamico, pur nella sua immobilità. Un uomo da solo in scena che fa pochi passi e riesce a suddividersi in tanti altri soggetti, ne esprime le caratteristiche, i difetti, le fissazioni. E quello stesso uomo è colui che sceglie ad un certo punto di imporsi, di cambiare direzione. Superato il senso di politically correct che ha fatto fin lì di Alfredo un uomo mediocre, talmente buono e accomodante da non meritare nulla, si scorge infine la nascita di una persona diversa, certamente meno morbida, ma anzi disumana e tanto tremenda da meritare l’attenzione e l’apprezzamento di tutti. Basti pensare ad esempio alla crudele figlia del capo di Alfredo: una donna algida, con quella sua aria da manager tutta d’un pezzo, capace di crollare al primo virile e inaspettato segno di sensuale attenzione.
Si ride di gusto ascoltando le avventure di Alfredo, ci si lascia amabilmente rapire dalle cattiverie che compie e infine se ne rimane conquistati.
In scena fino al 22 gennaio al teatro Ambra Jovinelli, Migliore è lo spettacolo da non perdere in questo nuovo inizio di anno!