Presentato il 30 maggio alla Galleria Corsini, nell’ambito della rassegna Libri Barberini/Corsini, “Storie dell’arte per quasi principianti” di Valter Curzi. Un testo per tutti, neofiti e addetti ai lavori, che vuole “soccorrere la crescente richiesta di bello e di arte delle persone”, sottolinea l’autore. “Perché la cultura si può fare in maniera piacevole”.
Un’espressione infelice di qualche anno fa recitava: “Con la cultura non si mangia”. Se ora è chiaro a tutti quanto tale opinione fosse dal sen fuggita, specie in considerazione dell’importanza che ricopre il comparto turismo nel Pil di ogni Paese, è necessario compiere il passo successivo. Ovvero provare a rendere la cultura indipendente dal concetto di turismo, nobilitandola e avvicinandola alle persone. Il 30 maggio alla Galleria Corsini è stato presentato al pubblico il libro “Storie dell’arte per quasi principianti” di Valter Curzi, professore ordinario di Storia dell’Arte Moderna all’Università La Sapienza.
“Un libro difficile che si legge con facilità” lo definisce Luigi Ficacci, direttore dell’Istituto Centrale del Restauro durante la presentazione a cui hanno partecipato anche, oltre all’autore, Flaminia Gennari Santori direttore delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica e Fabio Viale, l’artista autore dell’opera inserita nella copertina del libro. Un testo che si propone di venire incontro alla crescente richiesta di arte da parte dei cittadini. “I numeri dei visitatori di mostre e musei”, si legge nella nota stampa dell’evento, “vanno di giorno in giorno aumentando. L’interrogativo di cosa rimanga dell’esperienza di visita è alla base di questo libro”.
Rendere consapevoli per persone di ciò che ammirano, senza dimenticare però che l’avvicinarsi al bello deve essere un piacere. “Coniugare la conoscenza con l’emozione”, prosegue la nota, fornendo “anche ai non addetti ai lavori” strumenti utili ad approfondire l’incontro con l’arte. Fondamentale il linguaggio per coinvolgere quante più persone possibile. “La ricerca di conoscenza si lega alla necessità di avere delle storie”, aggiunge Curzi. “Il linguaggio nel libro fa appello a quello del racconto. Si legge come un romanzo in cui si vuole vedere come va a finire”.
“Una sfida anche pensando alla riorganizzazione dei musei, che non devono essere solo per addetti ai lavori ma devono coniugare conoscenza e godibilità del racconto”. Il bello dell’arte come un’avventura, che porti il pubblico ad ascoltare ciò che le opere hanno da dire.