di Marco Bombagi
Daniele Nardi è partito per il Pakistan. Sabato 27 dicembre dall’aeroporto di Fiumicino a Roma è decollato l’aereo che ha portato lo scalatore italiano ad Islamabad, prima tappa del viaggio verso la cima del Nanga Parbat, celebre ottomila himalaiano, per tentarne la scalata invernale, in stile alpino e utilizzando una via nuova. Impresa mai tentata prima. Con lui 250 kg di attrezzatura, scarpe da donare ai bambini poveri e la bandiera dei diritti umani.
Il giorno è arrivato, la montagna è lì che aspetta. Daniele Nardi, alpinista nativo di Sezze Romano in Provincia di Latina, si prepara alla partenza per la grande avventura che lo porterà ad affrontare una cima leggendaria, il Nanga Parbat in Pakistan.
“L’ultimo giorno prima della partenza”, si legge nel comunicato stampa ufficiale, “ci si concentra sull’attrezzatura, afferma Daniele Nardi a pochi minuti dal volo. Mentalmente ripercorri ciò che accadrà. Riapri tutti i bauli, riordini l’attrezzatura, fotografi tutto affinché uno abbia la certezza di ciò che deve arrivare. Ultimi ritocchi ai bagagli: un fornellino in più e un altro paio di guanti possono essere utili a quelle temperature (- 60 gradi centigradi). Chiusi i bauli si chiude un capitolo importante di mesi di preparazione. Si deve solamente prendere il volo ed arrivare ai piedi del Nanga Parbat per iniziare a scalare”.
Dopo l’arrivo nella capitale pakistana sono previsti diversi spostamenti in jeep e poi circa quattro giorni di cammino prima di arrivare al Campo Base, i primi di gennaio 2015, alle pendici del gigante di 8.126 metri. Con Daniele ci saranno Roberto Delle Monache, alpinista e assistente alle riprese, Federico Santini, videomaker, Elisabeth Revol e Tomek Mackiewicz, anch’essi scalatori. Insieme completeranno il gruppo di spedizione.
“Arrivati al Campo Base”, aggiunge l’alpinista d’origine pontina, “ci prenderemo due settimane per far abituare il nostro corpo alle basse temperature e all’altitudine (circa 4.000 metri sopra il livello del mare). Dal quattordici/quindici di gennaio saremo pronti per il tentativo di scalata. A quel punto non ci resta che attendere una finestra sufficientemente ampia di bel tempo per poter iniziare la vera e propria scalata alla vetta”.
Il meteo sul Nanga Parbat ad oggi è buono, c’è stato un dicembre di bel tempo e questa è una notizia che fa ben sperare Daniele e tutti i compagni. Impossibile però prevedere cosa accadrà fra venti giorni.
“Le sensazioni sono molto buone”, dice ancora Nardi. “Mi sono allenato bene, il fisico ha risposto ottimamente ai carichi di lavoro. Quest’anno, a differenza dei due precedenti tentativi, ho curato molto di più l’alimentazione e la respirazione. Se a tutto ciò aggiungiamo le notizie positive che ci giungono dal meteo e il fatto che questa volta ho un team di professionisti di alto spessore che mi affiancherà nel tentativo di questa impresa, non posso che partire consapevole delle nostre forze e con uno spirito altamente positivo”.
Infine una curiosità: “Quando sei in Paesi come il Pakistan”, conclude l’alpinista, “senti la mancanza dell’elemento femminile. Le poche donne che si vedono sono nascoste da ampi vestiti. Un ambiente senza la presenza piena di una donna perde di sensibilità, dolcezza e serenità”.
Oltre all’attrezzatura tecnica indispensabile alla scalata, Daniele porterà con se 3 bidoni pieni di scarpe donati da Guido Saccardi ai bambini pakistani, l’Alta Bandiera dei Diritti Umani ed il gagliardetto del CAI di Tivoli che ha voluto salutare Daniele ed il suo team prima della partenza.