DOMANDE SENZA RISPOSTA. CHI HA VINTO E CHI HA PERSO
(8.6.09) Ci sarà tempo per commentare queste elezioni ma intanto si può dire, in estrema sintesi, che le hanno perse tutti tranne Di Pietro e la Lega. Cioè quei partiti che hanno fatto leva più sulle emozioni (l'opposizione incondizionata a Berlusconi, i respingimenti feroci dei clandestini invasori) che sui ragionamenti. Fallita la speranza di un'investitura plebiscitaria, Papi si lecca le ferite e fa i conti di quanto gli sia costato il ciondolo regalato a una ragazzina per il suo sedicesimo compleanno: mille euro al suo gioielliere e qualche milione di voti ai suoi competitori. Franceschini, con il suo 26%, che è comunque un insuccesso anche se non è il crollo che si temeva, spera di avere allontanato lo spettro di un redde rationem: non a caso la prima cosa che ha detto è stata “E ora non ricominciamo a litigare”. Ma noi speriamo che nel Pd si ricominci non a litigare ma a discutere e a “fare politica” eliminando gli equivoci di fondo che lo rendono non un partito ma una gabbia di pennuti. Il risultato che più deve far pensare è però quello dei due gruppi di sinistra più i radicali, nessuno dei quali ha raggiunto il quorum ma che insieme arrivano al 9%. E che, se si fossero uniti, sicuramente avrebbero preso molti dei voti dirottati altrove per il timore che si rivelassero inutili, come in effetti poi è stato. Una forza uguale e contraria alla Lega Nord buttata via dalle spropositate ambizioni e dagli egoismi autoreferenziali. Può servire da lezione?
(8.6.09) Ci sarà tempo per commentare queste elezioni ma intanto si può dire, in estrema sintesi, che le hanno perse tutti tranne Di Pietro e la Lega. Cioè quei partiti che hanno fatto leva più sulle emozioni (l'opposizione incondizionata a Berlusconi, i respingimenti feroci dei clandestini invasori) che sui ragionamenti. Fallita la speranza di un'investitura plebiscitaria, Papi si lecca le ferite e fa i conti di quanto gli sia costato il ciondolo regalato a una ragazzina per il suo sedicesimo compleanno: mille euro al suo gioielliere e qualche milione di voti ai suoi competitori. Franceschini, con il suo 26%, che è comunque un insuccesso anche se non è il crollo che si temeva, spera di avere allontanato lo spettro di un redde rationem: non a caso la prima cosa che ha detto è stata “E ora non ricominciamo a litigare”. Ma noi speriamo che nel Pd si ricominci non a litigare ma a discutere e a “fare politica” eliminando gli equivoci di fondo che lo rendono non un partito ma una gabbia di pennuti. Il risultato che più deve far pensare è però quello dei due gruppi di sinistra più i radicali, nessuno dei quali ha raggiunto il quorum ma che insieme arrivano al 9%. E che, se si fossero uniti, sicuramente avrebbero preso molti dei voti dirottati altrove per il timore che si rivelassero inutili, come in effetti poi è stato. Una forza uguale e contraria alla Lega Nord buttata via dalle spropositate ambizioni e dagli egoismi autoreferenziali. Può servire da lezione?