Dal 5 al 16 febbraio è andato in scena lo spettacolo Elena, la matta presso la Sala Umberto di Roma e, a grande richiesta, tornerà in scena dal 6 all’11 maggio 2025 presso lo stesso teatro. Lo spettacolo è stato realizzato con il patrocinio della Fondazione Museo della Shoah.
Attraverso la drammaturgia di Elisabetta Fiorito, liberamente ispirata al libro di Gaetano Petraglia “la matta di piazza Giudìa”, la regia di Giancarlo Nicoletti e l’interpretazione di Paola Minaccioni, ha preso vita la vera storia di Elena Di Porto. “Elena la matta” così veniva chiamata nel quartiere del Ghetto di Roma. Appartenente ad una famiglia poverissima, Elena si distingue, fin da adolescente, per la sua spiccata avversione per le ingiustizie.
Un’ attrice emotivamente intelligente, in grado di stare in ascolto con ogni singolo spettatore come Paola Minaccioni ci ha condotti con una sensibilità rara in una storia che non parla solo di Shoah ma anche di emancipazione femminile, degli abusi del fascismo, di quanto sia brutta e crudele la guerra che tutto capovolge e investe. Ci ha ricordato che se una donna osava ribellarsi alle botte del marito, alla famiglia che la voleva sposa e madre sottomessa, veniva considerata pazza e andava dritta in manicomio. Invece la sua era solo voglia di autodeterminarsi, volontà fortissima di vivere la propria vita in libertà. Elena la matta non è un monologo ma un vero e proprio spettacolo corale.
Ad una prima analisi può sembrare che l’unica voce narrante sia quella di Paola Minaccioni ma non è così, alla narrazione partecipa anche la musica di Valerio Guaraldi che la esegue dal vivo insieme a Claudio Giusti. Portano avanti la storia anche le luci di Gerardo Buzzanca, le scene di Alessandro Chiti, i costumi di Giulia Pagliarulo. Tutti questi elementi, già di straordinaria qualità presi singolarmente, messi insieme ad arte dal regista Giancarlo Nicoletti, fanno si che lo spettacolo si presenti a noi in una fluidità disarmante. C’è un elemento importantissimo che tendiamo a dare per scontato quando andiamo a teatro: le luci, la musica, la voce degli attori, la scenografia e i costumi sono tutti elementi vivi che viaggiano nell’aria per un tempo limitato e che il cuore dell’attore è così grande e generoso da contenere tanti cuori quanti sono quelli dei presenti in sala.
E se un giorno ci troveremo ad alzare la voce per un diritto che ci viene negato e ci sentiremo dire “non fare la matta”, pensiamo a Elena Di Porto e urliamo più forte.