Provare a preservare l’immensa ricchezza storica, artistica, paesaggistica del Paese non è solo una missione a carattere prettamente culturale, ma anche gesto altamente politico, per creare sentimento comunitario, coscienza civica nazionale. È stato presentato a Palazzo Barberini, nell’ambito della rassegna Libri Barberini/Corsini, il volume “Carteggio di guerra (1914-1919). Corrado Ricci e la protezione del patrimonio artistico durante la Grande Guerra” di Eleonora Maria Stella.
Un libro che parla di distruzioni, quelle che ogni conflitto armato porta drammaticamente con sé, e di eroismi, quelli di chi, oltre i campi di battaglia, combatte per i capolavori d’arte e con essi per l’anima collettiva dei territori. Grazie al carteggio di guerra di Corrado Ricci, studioso e direttore generale delle Belle Arti durante il periodo del conflitto, è possibile leggere con occhi diversi la storia di un’impresa gravosa ed importantissima. Documenti rari ed immagini inedite compongono infatti un archivio dedicato, custodito per volere dello stesso Ricci nella prestigiosa biblioteca Classense di Ravenna, sua città natale e analizzato dall’autrice.
Pagine che parlano della difficoltà e dell’enorme responsabilità di realizzare un’operazione di messa in sicurezza dell’immenso patrimonio monumentale e culturale italiano, in special modo quello delle regioni del nord-est e della Lombardia. Assieme a Ricci troviamo un’altra figura cruciale in quel momento, quella di Ugo Ojetti, scrittore, giornalista e divulgatore, in guerra da volontario e incaricato dai comandi di salvare e proteggere i capolavori a rischio distruzione. Una missione in comune, quindi, per Ricci e Ojetti. Più civile che militare, a ben vedere.
Perché entrambi credevano che la cultura potesse costituire un elemento unificante per una giovane nazione come l’Italia e le sue diverse genti. Un concetto sottolineato anche dagli ospiti intervenuti alla presentazione del libro assieme all’autrice, dopo l’introduzione di Flaminia Gennari Santori direttrice delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica, di cui Palazzo Barberini fa parte: Carlo Birrozzi, direttore dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione e Giovanna Capitelli dell’università di Roma Tre.
Un lavoro che si basa sui documenti, analizzati e trascritti dall’autrice, che lo stesso Ricci aveva provveduto ad ordinare per trasmetterli e conservarli. Foto e testi legati in una storia il cui filo conduttore permette alle memorie e ai ricordi di giungere al lettore. E così rivive l’impegno per salvare l’eredità culturale italiana, fondamento d’identità per il Paese e per l’Europa. Una visione “carducciana” secondo cui l’arte e la storia devono rapportarsi non solo con l’uomo colto ma anche e soprattutto con quello meno istruito. Se la cultura è base di cittadinanza, allora deve essere per tutti.