di Marco Bombagi
Scoprire all’improvviso l’omosessualità del proprio figlio è niente in confronto a una cena con gli insopportabili genitori del suo fidanzato. Uno scontro senza pietà ma con molta ironia che ha come campo di battaglia un tinello borghese e per armi le molteplici maschere del politically correct, ovvero “quando non puoi dare dello stronzo a uno stronzo di colore per non passare da razzista”. Oppure quando sei condannato a sorridere anche quando lì per lì senti che ti stia cadendo il mondo addosso.
Uno spettacolo pungente e caustico che non annoia mai e che ricorda, pur nelle ovvie specificità e senza nulla togliere all’indubbio estro dei protagonisti e al tocco dell’autore, una recente, splendida opera per il cinema di Roman Polansky:Carnage, appunto. E di massacro si tratta, in effetti. Inteso come distruzione di ogni formalismo posticcio rispetto ad un tema di stretta attualità.
Scritta e diretta da Angelo Longoni e in programmazione alla Sala Umberto dal 9 febbraio, “L’amore migliora la vita” è una commedia divertente e profonda al contempo, che conduce lo spettatore nei meandri di vite terribilmente normali che possono essere quelle di chiunque di noi, a prescindere dall’orientamento sessuale dei figli.
Tra mediocrità e sogni infranti, frustrazione ed ego ipertrofico, due coppie sono costrette ad incontrarsi dopo che i rispettivi figli maturandi sono stati sorpresi nelle docce della scuola dal bidello Alfredo in atteggiamenti inequivocabili. E perciò sospesi.
La cena per conoscersi non nasce sotto i migliori auspici, anche a causa delle differenze culturali e sociali tra i protagonisti che ben presto faranno cadere, complici alcol e droghe leggere, ogni convenzione sociale nonché freno inibitore. I protagonisti della vicenda, quindi, più che i ragazzi che già si accingono ad iniziare una propria vita lontano, risultano essere quei genitori fragili e inadeguati, condannati ad una normalità sopportabile solo grazie alla dissimulazione e all’oblio di sé.
Un muro di carta che si tiene unicamente grazie alla prevedibilità delle situazioni quotidiane, ossia fino a quando accade solo ciò che ci si attende. Di fronte al più piccolo mutamento di schema, però, tutto cade miseramente e ci si abbandona alle emozioni e all’istinto. Basta una cena con persone insopportabili per far emergere la nostra vera natura. A questo punto l’omosessualità di un figlio è il minore dei problemi.