A Palazzo Barberini, Gallerie Nazionali di Arte Antica, il 29 settembre è stato presentato, nell’ambito della rassegna Libri Barberini\Corsini, il volume “La collezione Chiaramonte Bordonaro nella Palermo di fine Ottocento” di Claudio Gulli. Un ricco spaccato culturale e storico di un Paese in mutamento, in cui si sviluppano le vicende di un protagonista del suo tempo.
Non un catalogo di opere, ma un lavoro di salvaguardia culturale, una biografia realizzata con gli strumenti di uno storico dell’arte. Il 29 settembre a Palazzo Barberini, nell’ambito della rassegna #libriabarberini delle Gallerie Nazionali d’arte antica di Roma, è stato presentato il volume “La collezione Chiaramonte Bordonaro nella Palermo di fine Ottocento” di Claudio Gulli.
“Un libro polifonico, in cui si sente la voce di Bordonaro ma anche quella di mercanti, storici e collezionisti”. Lo definisce così la direttrice Flaminia Gennari Santori, intervenuta assieme all’autore, a Paolo Coen, professore ordinario di Storia dell’arte moderna all’Università di Teramo e Valter Curzi, professore ordinario di Storia dell’arte moderna alla Sapienza di Roma. Dal testo emergono infatti molteplici informazioni sul contesto storico politico in cui si inserisce il protagonista della storia.
“All’inizio Bordonaro è antipatico”, aggiunge Gennari Santori, “ma poi ci accompagna nel proprio percorso di conoscitore che acquista, legge, fa esaminare”. Gabriele Chiaramonte Bordonaro è un ricco rampollo di una delle famiglie più facoltose della Sicilia, che diviene senatore della giovane Italia unita. L’inizio della sua carriera politica coincide con quello della sua vita da collezionista-amatore tra Roma, Firenze e numerose capitali europee. Egli arriverà a possedere più di quattromila opere e oltre quattrocento dipinti, tra cui capolavori attribuiti a Giotto, Sandro Botticelli, Anton Van Dyck.
Bordonaro è esponente di “una élite economica che forse credette di trovare una via d’uscita dal provincialismo” come scrive Gulli, attraverso un collezionismo che viene definito “bulimico” e “onnivoro”. Il suo metodo è quello del collezionista conoscitore, con una ricca corrispondenza, anche fotografica, con esperti e studiosi allo scopo sia di accertare le attribuzioni delle opere, sia di accrescere la propria consapevolezza e cultura anche grazie alle molte, assidue, visite nei musei.
Il libro di Gulli non è solo la storia, da leggere come un romanzo, di un danaroso appassionato di opere d’arte e della sua collezione di capolavori, ma un vero spaccato storico e politico di una terra in un periodo di profondo mutamento. E questa terra non è solo la Sicilia, ma l’Italia.