Da Bernard-Henri Levy a Furio Colombo, molti intellettuali tradizionalmente paladini dei diritti umani nel mondo scoprono talvolta un certo doppiopesismo, come in questi giorni per l’offensiva militare d’Israele nella Striscia
Assuefazione alla violenza. Le solite scene raccapriccianti. Ogni guerra è così, esalta la parte più oscura dell’animo umano.
La cronaca dell’ennesima mattanza in atto in questi giorni a Gaza conferma tale triste regola e il quotidiano computo di vittime e feriti, spesso in tenerissima età, quasi non stupisce più, tanto l’uomo occidentale è assuefatto alla violenza, come se questa fosse figlia di qualche fiction tv o direttamente della playstation.
Coerenza vittima di guerra. Non è solo la crudeltà delle bombe e dei morti, però, a non destare adeguata indignazione, ma anche la mancanza di coerenza di alcuni intellettuali liberal e progressisti sempre in prima linea per la pace, i diritti umani violati e la democrazia. Tranne in certi casi, come questo.
Operazione chirurgica chi? Vengono in mente insigni nomi del mondo della cultura europea come Bernard-Henri Levy e Furio Colombo, che in questi giorni hanno scritto sull’argomento, senza dimenticare André Glucksmann.
Scrittori, saggisti, giornalisti celebri nonché impavidi difensori d’ufficio d’ogni uomo sofferente, che tuttavia tendono a dimenticare questa conclamata vocazione quando la parte del carnefice, a detta degli stessi Stati Uniti per bocca dell’ingenuo John Kerry, segretario di Stato americano, viene interpretata da Israele.
Uso sproporzionato della forza. “Ci sono i missili di Hamas”, si dice per giustificare la violentissima offensiva militare di Tsahal, l’esercito dello Stato ebraico, in zone ad altissima densità abitativa con armi tutt’altro che chirurgiche, usando proprio le parole di Kerry.
Si finge di dimenticare che da un lato l’Iron Dome, il tetto d’acciaio che protegge i cieli d’israele dagli attacchi, dall’altro la natura obsoleta e approssimativa dei razzi qassam di Hamas, letteralmente fatti in casa in maniera improvvisata, fanno sì che non vi sia giustificazione per bombardamenti e tank, e il numero delle vittime dalle due parti lo dimostra, con un uso della forza la cui sproporzione è chiara a tutti tranne che a certi esperti, che scivolano sul terreno sdrucciolevole della coerenza personale difettando, a questo punto, anche di credibilità.
Piano con le parole. E non è corretto liquidare con l’infamante epiteto di antisemita chi pone certe questioni. Certi abissi non vanno usati con leggerezza. Si richiede solo un po’ di verità e serietà, la guerra purtroppo le merita entrambe.
Marco Bombagi