Genesi e declino del Talk Show made in Italy
Fonte: espresso.repubblica.it

Genesi e declino del Talk Show made in Italy

Maurizio Costanzo fu il primo ad importare il talk show in Italia con il suo “Bontà loro” progenitore del ben più celebre Costanzo Show dove la casalinga era ospite insieme a Miss Italia ed alla star di turno, discorrendo di tutto o niente; solo a metà anni ottanta Gianfranco Funari nelle sue trasmissioni all’ora di pranzo ebbe l’intuizione di invitare come ospiti anche i politici, fino ad allora grigi protagonisti nelle Tribune Politiche, mischiando i due generi.Fu però Michele Santoro che contribuì con le sue varie Sammarcande a far diventare “evento” da prima serata l’approfondimento politico, non più “rito liturgico”ma duello rusticano , dove il suo stile da conduttore d’assalto conquistò milioni di telespettatori sdoganando il talk show come genere di sicuro successo .

Per anni si è puntato forte su questo genere, riempiendo i palinsesti con i vari Porta a Porta, Ballarò, Matrix e varie imitazioni, tipo l’Arena di Domenica in: era infatti conveniente dal punto di vista dei costi di produzione fatti salvi i cachet “faraonici” dei conduttori. L’apice del talk show politico lo si è avuto quando Santoro ebbe l’opportunità nella sua trasmissione Anno Zero di avere ospite nientemeno il “nemico” Berlusconi, dando vita ad una memorabile puntata se non dal punto di vista giornalistico almeno da quello degli ascolti, visto che la 7 raggiunse picchi  di share inimmaginabili.

Grazie a questo exploit e alla tenuta di alcune trasmissioni storiche è stata sottovalutata la crisi del talk che oggi viene giustamente rifiutato da un pubblico oramai “bulimico” e lo si vede dai dati dello share: il flop di Floris a la 7 nel suo clone di Ballarò, la crisi di identità delle trasmissioni di Rai e Mediaset e soprattutto il crollo dell’ Anno zero santoriano, nel quale persino Travaglio è meno incisivo del solito,dovrebbe far riflettere riguardo ad una drastica riduzione in termini di offerta di questo prodotto . Il critico televisivo Aldo Grasso ha certificato il de profundis del genere, invece il talk show avrebbe bisogno di nuove facce almeno tra i politici(non dei soliti noti) e soprattutto nuove idee da parte degli autori, Santoro in primis.

Giuseppe Di Maggio

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