Traduzione di Adalgisa Marrocco
Titolo originale: Stereotype 4 / “Migrants undermine our welfare systems”
Fonte: “Is what we hear about migration really true? Questioning eight stereotypes”, Migration Policy Centre
Si pensa spesso che i migranti prendano molto ma restituiscano poco ai loro nuovi Paesi di residenza. Questo è lampante quando si parla dei sistemi di welfare etichettando, ad esempio, i migranti come persone in cerca di benefici o come “turisti del benessere”.
Tale percezione probabilmente deriva dal frequente ricorso a strumenti di assicurazione sociale da una buona parte di migranti a basso reddito, come accade per le indennità di disoccupazione, gli alloggi popolari, i bonus per figli a carico. Tuttavia, questi servizi si rivelano relativamente poco gravosi per lo Stato, se confrontati al costo della sanità e dei sistemi pensionistici.
Essendo i migranti solitamente più giovani dei cittadini autoctoni (si veda Falsi miti sull’immigrazione #1) ed economicamente attivi, una sostanziosa percentuale di essi contribuisce al mantenimento della previdenza sociale e della sanità, mentre solo una piccola percentuale fa uso di agevolazioni. Per questo motivo, le popolazioni di origine straniera costituiscono un sostegno per i sistemi di welfare di quasi tutti i Paesi europei.
Per quanto riguarda Paesi che costituiscono eccezione, le lacune sono maggiormente causate dalle barriere che gli immigrati devono superare per accedere ai mercati del lavoro che non dall’immigrazione stessa. I migranti sono anche accusati di minacciare in qualche modo i sistemi di welfare e di insidiare la solidarietà collettiva, poiché alcuni di loro si sentirebbero distanti dalla maggioranza della popolazione. La premessa di questa argomentazione è che i gruppi sociali più disposti a ridistribuire la ricchezza sono anche maggiormente integrati.
Tuttavia, non abbiamo nessuna prova che la diversità di nascita pregiudichi la solidarietà europea. In realtà, sembrerebbe vero il contrario. Immigrazione e diversità dovrebbero produrre un atteggiamento positivo nei riguardi della redistribuzione. La percezione negativa è in gran parte causata da interessi di classe che dividono immigrati e cittadini nativi.
I nativi altamente qualificati pensano che gli immigrati dotati delle loro medesime competenze contribuiscano al mantenimento degli interessi economici comuni, risultando bendisposti ad ampliare le reti di assicurazione sociale in favore dei colleghi stranieri. D’altro canto, i nativi scarsamente qualificati, come i migranti poco qualificati, ricorrono più frequentemente ai sistemi di welfare. Quindi, essi si preoccupano più del mantenimento delle prestazioni sociali che non di ampliarne l’accesso a beneficiari di altra nazionalità.