La vittoria del primo presidente USA che nel discorso di insediamento di 4 anni fa affermò espressamente di essere il presidente di tutti gli americani, credenti e non credenti, ci riempie di felicità.
Certo, sappiamo bene che di fronte alle difficoltà eccezionali del sistema economico e finanziario mondiale, la prima speranza che dovremmo esprimere è quella di una rapido aggiustamento non solo degli sbagli e delle truffe compiute, ma soprattutto per l’instaurazione di un nuovo sistema economico planetario che sappia conciliare la produzione di beni con la loro equa distribuzione, senza provocare l’arricchimento di minoranze ingorde ai danni della maggioranza dei cittadini. E questo ci aspettiamo dal presidente rieletto a capo della più potente nazione della terra. Ma ci aspettiamo anche il compimento delle promesse sulla parità di diritti di tutti i cittadini indipendentemente dalla propria concezione del mondo sia religiosa che laica.
Ci compiacciamo infine della sconfitta di tutti quei sistemi religiosi americani che hanno osteggiato la sua rielezione perché la sua azione politica non teneva conto dei loro pregiudizi, soprattutto per quanto riguarda l’orientamento sessuale di tutte le persone. E proprio su questo tema il presidente ha concluso il suo discorso di ringraziamento, affermando di essere il presidente che assicurerà il diritto di tutti all’uguaglianza, bianchi, neri, ispanici, nativi, eterosessuali e omosessuali.
Un fendente su cui schiumeranno di rabbia i sistemi religiosi omofobi.
di Giulio C.Vallocchia (No God)