di Giulio Claudio de Biasio
Avete mai provato ad utilizzare un oggetto per uno scopo diverso da quello per cui era stato prodotto? Ecco che state utilizzando il pensiero divergente: ovvero la capacità di risolvere un “problema” con diverse soluzioni creative. Questo è il cuore della mostra The Art of the Brick di Nathan Sawaya che viene ospitata dall’Auditorium Parco della Musica fino al 26 febbraio.
Il talentuoso artista americano torna nella Capitale a distanza di un anno, con un’esposizione più ricca della precedente: oltre 70 opere tutte realizzate con i famosi mattoncini Lego. Definita dalla CNN una delle dieci mostre imperdibili al mondo, The Art of the Brick festeggia il suo nono anno di giro per il globo passando dagli Stati Uniti alla Cina fino ad arrivare in Australia.
Nel video introduttivo, all’inizio del percorso della mostra, l’artista ci spiega come il famoso mattoncino Lego è diventato lo strumento indispensabile per l’espressione della sua creatività e come ciò che nasce come giocattolo per bambini può diventare il mezzo per trasmettere le più profonde emozioni umane.
Le opere che incontriamo durante il percorso espositivo sono sia riproduzioni d’arte sia opere originali. Come non citare l’imponente scheletro di T-Rex, composto di più di 80.000 mattoncini, o la statua di Augusto di Prima Porta riprodotta in dimensioni originali?
Ma le sculture che colpiscono il visitatore sono proprio quelle “personali” pensate e create da Sawaya. In quest’ultime troviamo affrontate, attraverso rivisitazioni artistiche di figure antropiche, le varie sfaccettature dell’animo umano.
Sono degne di nota anche le riproduzioni di quadri famosi come La Notte stellata di Van Gogh o La Ragazza col turbante di Jan Vermeer, ma altrettanto affascinanti sono i ritratti della propria compagna, vera Musa ispiratrice dell’artista. Queste sorprendenti opere bidimensionali strizzano l’occhio alla pop art, passando dal puntinismo alla pixel art.
E’ evidente come alcune di queste creazioni siano la testimonianza del percorso emotivo che ha portato l’artista ad avere il coraggio di mettersi in gioco (mai parola fu più adatta), rinunciando alla professione da avvocato e puntando tutto su ciò che lo faceva stare bene: l’arte. Il messaggio che vuole comunicare è un elogio quindi al pensiero divergente, a guardare le cose da un altro punto di vista, provando a “fare arte” con oggetti di uso comune stimolando la creatività celata in ognuno di noi.
Un’ulteriore piacevole sorpresa che Sawaya ci riserva al termine del percorso espositivo è quella di darci la possibilità di metterci alla prova offrendo al visitatore un vero e proprio spazio creativo composto di enormi cesti contenenti centinaia di mattoncini Lego a disposizione di chi si sente ispirato.
Tutto questo rende The Art of the Brick una mostra da non perdere e soprattutto adatta a tutte le età.
Pensate che sia facile realizzare un’opera con i Lego? Beh non resta che andare all’Auditorium Parco della Musica di Roma e scoprirlo!