I Mezzalira – Panni sporchi fritti in casa, ha debuttato il 15 febbraio al Teatro Cometa Off e sarà in scena fino al 27 febbraio. Scritto da Agnese Fallongo e interpretato dalla stessa autrice, da Tiziano Caputo e da Adriano Evangelisti con la regia di Raffaele Latagliata.
La necessità dell’essere umano di sentirsi raccontare delle storie in cui si vede rappresentato potendo prendere distanza da sé, si perde nella notte dei tempi. C’è chi le storie vuole ascoltarle e chi è nato con il fuoco di raccontarle che gli arde dentro. È il caso di Agnese Fallongo e Tiziano Caputo, la loro messa in scena si nutre di una necessità ancestrale di raccontare che viene da lontano, da quando il teatro era un rito sociale, una catarsi che la comunità richiedeva a gran voce. Agnese Fallongo e Tiziano Caputo sono il sodalizio artistico più riuscito e fortunato che conosca. In scena sembra che condividano uno stesso cuore pulsante che si incarna in due corpi diversi. Dopo tanto tempo ho avuto la fortuna di assistere ad uno spettacolo in cui è la storia a muovere gli attori e non viceversa.
La famiglia Mezzalira prende vita davanti ai nostri occhi: madre, padre, figli e nonna. L’inizio è dei più romantici: si lascia il paese vecchio e si va verso la città nuova, in valigia c’è tanta speranza e pochissime altre cose poiché la famiglia è vittima di antiche e incancrenite gerarchie che vogliono un padrone ricco di terreni e tanti mezzadri che si spaccano la schiena a lavorarli e che muoiono di fame. Però si va verso il nuovo e tutto ci fa sperare in meglio. Invece l’atmosfera si incupisce e la drammaturgia procede per strati fino ad arrivare al nucleo centrale. Agnese e Tiziano i protagonisti diretti, Adriano Evangelisti, invece, con la sua narrazione asciutta, sembra stare sempre un po’ in disparte rispetto all’azione ma vi entra con fluidità e immediatezza appena le maglie si allargano e scoprono uno spazio che lui prende con naturalezza. La regia di Raffaele Latagliata ci avvolge e ci porta, letteralmente, in un altro mondo, ci prende per il bavero all’inizio dello spettacolo e ci lascia andare solo alla fine senza chiedere il permesso. i canti, i giochi di ritmo e i rumori sono usati con grande maestria proprio quando la storia lo richiede e così il pubblico si figura porte che sbattono, schiocchi di schiaffi, rumori di un carretto che procede e così via. La scenografia, curata da Andrea Coppi, si compone di due complessi compatti che diventano cucina, chiesetta, camera da letto, carretto, balcone, senza mai farci sentire la mancanza di scene più strutturate, è perfetta così com’è. Agnese e Tiziano, in un gioco attoriale sapientissimo, diventano tutti i personaggi che la storia richiede e il cambio è talmente fluido e omogeneo che al pubblico sembra di essere davanti al lavoro di una compagnia di almeno cinque elementi. Le storie, necessarie e ben raccontate, cambiano la vita, I Mezzalira è una di quelle.