Titolo originale: Stereotype 6 / “Economic migrants are trying to cheat our asylum system”
Fonte: “Is what we hear about migration really true? Questioning eight stereotypes”, Migration Policy Centre
É un ritornello frequente che alcuni migranti arrivino in UE attraversando il Mediterraneo sui barconi per ottenere asilo ed accedere al mercato del lavoro europeo. Si ritiene anche che questo flusso di persone sia in crescita. La realtà è diversa. Tra il 1998 e 2009, il numero di persone che ogni anno partono dall’Africa verso l’Europa non è poi molto aumentato.
Gli anni più recenti hanno registrato numeri meno costanti, con percentuali di arrivi insolitamente basse nel 2010 e 2012, compensati da picchi nel 2011 e 2013. I dati totali relativi al 2014 si preannunciano cospicui per i seguenti motivi: il crescente numero di siriani che tentano di accedere all’Europa via mare; l’attuale situazione politica in Libia, che permette la libera attività dei trafficanti; il programma italiano Mare Nostrum, che ha tratto in salvo quasi 50.000 persone dall’ottobre scorso.
Il rischio di perire durante il viaggio è però drammaticamente aumentato dall’inizio del nuovo millennio, al punto che la traversata del Mediterraneo è oggi tra le rotte marittime più pericolose al mondo. La probabilità di morire si attestata al di sopra del 3%, che equivale a 30 vittime ogni 1000 persone che tentano la traversata. La stima riguarda ogni annata (eccetto il 2010), secondo i calcoli del Migration Policy Centre. La crescita del bilancio delle vittime è in gran parte dovuto al gioco del gatto col topo che avviene in alto mare, in cui i migranti sono costretti ad adattarsi alle più aspra sorveglianza e a sempre più lunghi e pericolosi tragitti.
I migranti che arrivano in Europa via mare sono una categoria a sé stante e non bisognerebbe considerarli incognitamente in cerca di lavoro. Essi provengono prevalentemente dall’Africa Sub-Sahariana Africa (in particolare da Eritrea, Nigeria e Somalia), oppure da altri Paesi problematici come Siria e Afghanistan. Eppure non sono questi i Paesi da cui provengono la maggior parte dei richiedenti asilo, nonostante si tratti di luoghi dalle condizioni politiche estreme, e la maggior parte delle persone che ne fuggono sarebbero idonee per la protezione internazionale, se effettuata via mare.