(13 settembre 2012) di Maria Laura Cattinari Presidente Libera Uscita
Ho vissuto con interesse e con passione l’emozione grande che il bellissimo film “La bella addormentata” di Marco Bellocchio regala. Assolutamente lontano da facili ideologismi, ci riporta, con lucidità e profondità, alla storia recente (2009) degli ultimi giorni di Eluana Englaro intrecciandola, in modo mirabile, ad altre umane, tragiche storie di fine vita, di vita artificiale, di rifiuto del vivere ma anche……..d’Amore. Non mi pare, come è stato scritto (v. Giona A. Nazzaro su MicroMega) che Bellocchio ci offra l’immagine di: “…un paese moralmente ed eticamente in ginocchio”. Non lo credo perché tali non sono i personaggi che, in modo complesso, mette in scena. Certo in ginocchio appare il mondo della politica, i politici e chi potrebbe in proposito nutrire dubbi? Ma pure qui c’è una speranza incarnata nel personaggio del Senatore del Pdl, magistralmente interpretato da Servillo, e dai Parlamentari, che con coraggio e determinazione si opposero alla maggioranza berlusconiana che tutto tentò in quei primi giorni del 2009 per impedire il corso della Giustizia. Ciò che emerge con chiarezza è la molteplicità delle risposte che certi temi comportano ed il rispetto che esigono, da cui l’unica conclusione possibile da trarre, prepotente e vera è: “ LIBERI DI SCEGLIERE!” Ma la complessità dei messaggi che il Regista ha affidato a questa pellicola mi pare vada oltre. Ad esempio, la difficile scelta della grande attrice (Isabelle Huppert) di abbandonare tutto per amore della figlia in SV ( stato vegetativo) ha un risvolto catartico nell’inconscio o meno del personaggio che emerge nel sogno come un bisogno impellente di mondarsi da macchie profonde…vere o reali, indotte o meno è un altro discorso. Ma ciò su cui, in conclusione, desidero soffermarmi è la bella storia d’amore tra i due giovani collocati sui fronti opposti ( movimento sedicente “per la vita” e difensori della libertà di scelta) Qui il messaggio mi ha ricordato un film del grande regista Karl Theodor Dreyer, “Gertrud” del 1964. Una stupenda elegia d’Amore da cui ricaviamo che nella vita umana due sole cose veramente esistono e contano: Amore e Morte e qui Bellocchio ci dice che l’amore frantuma tutto ciò che divide e trasforma il nostro modo di percepire la realtà. Questo si ricava dall’esperienza d’amore che illumina la giovane figlia del Senatore che, intendo la figlia, per la prima volta comprende il vero significato dell’ultimo abbraccio del padre alla madre finalmente liberata da un’agonia che non era più in grado di sostenere. Muore, liberata dall’amore del marito che “stacca la spina”. Un gesto che rimane nell’ombra, che risolve un dramma personale, che, pur nella sua importanza, non ha certo la grandezza dell’eroica lotta civile di Beppino Englaro al quale tutt* dobbiamo tantissimo Un grande film!! Grazie Marco Bellocchio! di Maria Laura Cattinari Presidente Libera-Uscita