Čechov va in scena, dal 10 fino al 22 ottobre, al Teatro Lo Spazio di Roma con Tre Sorelle, testo riadattato dal regista Lorenzo De Liberato e dall’aiuto regista Cristiano Demurtas.
Molto bravi i giovani ragazzi del cast, Francesca Bellucci, Luisa Belviso, Alessandro De Feo, Ludovica Di Donato, Alessio Esposito, Lorenzo Garufo, Fabrizio Milano, Gioele Rotini, Marco Usai, Irene Vannelli, abili a dar vita ad un classico imperniato sul senso del tempo e sull’immobilismo che pervade la vita dei protagonisti.
La scena è fissa in un’ambientazione d’interni di una casa comune della Russia del primo novecento, tra la sala da pranzo e la veranda del giardino, dove la vita scorre in sordina in una quotidianità fatta di sogni e ambizioni, puntualmente disattese.
Le tre sorelle, Olga, la maggiore, insegnante in un liceo per ragazze, Masha, sposata giovanissima a Kulygin, un professore buono d’animo che però non ama, e infine Irina, la più giovane e con il sogno di lavorare, rimaste orfane, vivono in compagnia di loro fratello Andrej, aprendo spesso la casa ai loro amici, giovani ufficiali, vagheggiando il giorno in cui potranno tornare a Mosca, sottraendosi così alla vita di provincia.
La disposizione del pubblico sui i tre lati dell’ambientazione, fa sentire lo spettatore parte in causa di quanto succede tra quelle mura domestiche e, piano piano, il pubblico, insieme agli attori, si sente appartenere al tempo immobile dei protagonisti.
Amori non corrisposti, corteggiamenti, lavori non soddisfacenti, noie coniugali, diversità caratteriali, insieme al tema della femminilità e della maternità, della cavalleria e, in generale, dell’insoddisfazione legata al non riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati, sono la trama, sotto traccia, di un testo che, nel suo complesso, non presenta colpi di scena sorprendenti.
La vita delle tre sorelle scorre sul palcoscenico proprio come accade nella vita reale: senza apparenti sconvolgimenti ma, alla fine dello spettacolo, ci si rende conto di quanti mancati cambiamenti siano accaduti e di come, in effetti, proprio ciò che non succede sia il reale protagonista del racconto.
L’amarezza per la mancata conquista dei propri obiettivi e il dispiacere per il fallimento della propria esistenza sono infatti i veri temi nodali del testo e gli conferiscono drammaticità senza però mai toccare picchi di pathos perché il destino, accettato come ineluttabile, tra cinismo e freddezza, ironia e satira, viene sempre affrontato con sottile umorismo.
E’ un testo impegnativo questo de Le tre sorelle, lungo quattro atti e di sicuro non adatto a tutti proprio perché, ciò che non va in scena, rappresenta in realtà il vero cardine di questa storia in cui ogni speranza naufraga un po’ alla volta.
E’ il tempo, in sostanza, il vero protagonista del racconto, l’unico elemento capace di gettare le maschere con cui schermiamo i nostri volti, i nostri veri desideri, le nostre fragilità e la nostra vera natura, per mettere a nudo come il destino dell’uomo sia, in realtà, una clessidra a cui, lentamente, non ci si può che arrendere.