Un lembo di Croazia dal cuore veneziano, raro esempio di come sia possibile parlare italiano all’estero ed essere compresi.
Attenzione però, a non considerare generico retaggio di italianità la presenza della nostra lingua nella memoria e nell’identità dell’Istria, la più grande penisola dell’Adriatico per estensione la cui forma ricorda un diamante o un cuore, in quanto Venezia più che Roma è la ragione di quest’eredità.
In un terra dove tutti i cartelli stradali sono bilingue, come a Bolzano, e dove l’11% della popolazione è di origine italiana, quasi tutti parlano un dialetto che ricorda le calli della laguna e il ricordo della Serenissima è presente anche nell’architettura, con gli edifici e campanili in gotico veneziano con annesso leone alato che spuntano ovunque sulla costa da S. Marco fin giù, a Dubrovnik.
La penisola istriana è un affascinante mosaico di sapori e profumi, punto di contatto naturale tra diverse culture in quest’angolo del Vecchio Continente.
Dall’anfiteatro romano di Pola alla splendida basilica Eufrasiana di Porec, l’italiana Parenzo, gioiello bizantino. E poi l’influenza veneziana, senza dimenticare la cultura glagolitica, l’antico alfabeto dei popoli slavi la cui memoria sopravvive proprio nell’entroterra istriano, lungo il percorso tra Roc e Hum, e l’eredità cristiana che ha lasciato frutti nell’arte e nell’architettura.
La varietà geografica del territorio nella relativa brevità delle distanze, inoltre, permette di passare in mezz’ora d’auto dalla costa scogliosa bagnata da un mare splendido e invitante, all’interno montuoso e collinare, caratterizzato da borghi silenziosi su alture punteggiate di vigneti e ulivi.
Dalla grigliata di pesce a quella di carne in un attimo, quindi, il tutto favorito, e non è poco visti i tempi, da un altro cambio, quello di valuta, la Kuna, ancora favorevole per le tasche del turista flagellato in casa dall’euro.
A tutte le latitudini un minimo comun denominatore, l’amore per la natura che si vede dal rispetto del paesaggio e del modo d’intendere la dimensione turistica, settore su cui la Croazia ha puntato sin da subito per crescere. Fonte di ricchezza, ovvio, ma frutto di un tesoro fragile. Non una preda da spolpare, anche perché in questo caso si corre il rischio di dissipare per sempre tale tesoro. Una lezione che dovremmo imparare anche noi.
L’Istria del mare e della collina, della terra rossa e ferrosa dalle varietà enogastronomiche e dall’immensa bellezza paesaggistica. L’Istria dal cuore veneziano e dall’anima europea e slava, ricca di storia e cultura da ammirare, magari sorseggiando un calice di buona Malvazjia o Refosk.
Marco Bombagi