La Tunisia non si ferma di fronte al terrorismo, ma ha bisogno di aiuto per proseguire il proprio cammino di sviluppo e democrazia, gli antidoti più efficaci contro il fondamentalismo.
Un messaggio emerso chiaramente dagli interventi che si sono susseguiti durante i lavori del convegno dal titolo “La democrazia tunisina, un modello per tutto il mondo arabo”, svoltosi a Roma, presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, lo scorso 31 marzo e organizzato da Isiamed, Istituto Italiano per l’Asia e il Mediterraneo.
Dopo il dramma consumatosi al museo del Bardo il 18 marzo la reazione della Comunità Internazionale, ma soprattutto quella del popolo tunisino, è stata veemente. Al sostegno morale, tuttavia, ora deve aggiungersi quello politico ed economico.
“Continueremo ad andare avanti sulla strada della democrazia”, ha detto Naceur Mestiri, ambasciatore tunisino in Italia presente al convegno. “Il terrorismo ha colpito un luogo di cultura, il museo del Bardo di Tunisi, nel giorno in cui il Parlamento votava una legge contro terrorismo e riciclaggio di denaro illecito. Simboli del cambiamento che sta avvenendo nel nostro Paese”.
“Dobbiamo però essere accompagnati su questo cammino”, ha proseguito Mestiri, “perché è la povertà che favorisce il fondamentalismo e il sostegno che chiediamo deve essere considerato come un investimento geostrategico per salvaguardare la vostra e la nostra libertà”.
Parole profonde sono arrivate anche da Chekib Nouira, Presidente dello Iace, Istituto degli imprenditori arabi: “Quella tunisina del 2011 non è stata una rivoluzione islamica o panaraba, ma democratica. È stata realizzata da giovani istruiti ed educati ai valori occidentali di libertà e diritti. Per questo abbiamo bisogno di investimenti in istruzione oltreché nel commercio. Quello che è buono per noi lo sarà anche per voi”.
Ignoranza e povertà sono quindi le piaghe da combattere per aggredire il terrorismo e il fanatismo. Imparare a conoscere e a conoscersi è la miglior cura al male dell’estremismo.
Marco Bombagi