E’ una magia quella accaduta il 7 dicembre a Roma. E’ la notte del Fitzcarraldo. In verità è solo una serata, da oltre un decennio, ma una di quelle a rilascio prolungato che rimane dentro fino al momento di dormire, con la stessa intensità provata dall’entrata in teatro o meglio nel Teatro. Sì, perchè tutto inizia con la maestosità del Teatro Argentina, con la sua forma a ferro di cavallo che ruota intorno allo spettatore abbracciandolo con gli oltre cento palchi. Sarà che il clima del Natale fa la sua parte, che in un periodo di terrore come questo in cui molti fuggono dagli affollamenti e dai luoghi “sensibili”, invece il Teatro era pieno, era volumetricamente folla, sarà che chi stava per esibirsi non era una compagnia di attori professionisti, ma i detenuti attori del Teatro Libero di Rebibbia; quello che si è presentato ieri ai nostri occhi era uno spettacolo ovunque si girasse lo sguardo. Bello il testo, la storia vera di un avventuriero, detto Fitzcarraldo, che voleva costruire un teatro dell’Opera in Amazzonia, ingaggiando un gruppo di rozzi marinai che durante il duro viaggio scopriranno i testi d’opera e si appassioneranno fino a voler diventare parte del progetto. E’ un viaggio interiore, di sviluppo, quello che il palco dell’Argentina ha proposto sia nella finzione che nella realtà. Sono bravi e molto credibili gli attori, vanno oltre il risultato di quello che dovrebbe essere un laboratorio, un palese frutto di lavoro serio svolto dai detenuti e da chi ha dato vita ad un’iniziativa di questo valore come Laura Andreini Salerno, Fabio Cavalli e Valentina Esposito. Poi lo spettacolo, quello del testo finisce e continua a luci accese in sala, quando cominciano ad agitarsi le braccia dei parenti che vedono in questa serata l’occasione per un saluto, un saluto anche gridato oppure per lanciare un bacio e qualche meritato “bravo!” E tutto prosegue fuori, sulla strada di Largo Argentina, qualcuno si raggruppa davanti al Teatro, qualcun altro si allontana e tra chi resta e chi se ne va scorre il legame di alcune lacrime.
Bello davvero! Bella iniziativa del Carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, quella di aprire le porte. Cultura e sociale, unendosi, hanno fatto una magia di Natale!