Quali sono gli strumenti per una rivoluzione? Al Teatro 7, dall’11 al 30 ottobre 2022, Matteo Vacca, Maurizio Paniconi e Alessandro Tirocchi in “Banda disarmata” portano in scena la loro insurrezione non violenta in una commedia moderna, brillante e densa di significato.
Se le prime rinfrescate autunnali vi fanno tornare la voglia di andare a teatro e vi piacerebbe dedicare una serata al divertimento, senza rinunciare agli spunti di riflessione, lo spettacolo diretto da Matteo Vacca è la scelta giusta per voi. Un cast di appena tre attori, in una intensa prova recitativa, riesce ad intrattenere senza un momento di noia grazie a tempi comici riuscitissimi, un’ottima interpretazione di ruoli complessi e un’accurata costruzione dei personaggi in ogni dettaglio, dal carattere alla gestualità.
L’esilarante commedia, scritta da Adriano Bennicelli, racconta la storia di tre persone con caratteristiche che, in un modo o nell’altro, nel contesto della nostra società generano un handicap: Iaio (A. Tirocchi) è un irascibile e amareggiato paraplegico, che tenta di nascondere la sua sedia a rotelle quando può; il suo migliore amico Damiano (M. Paniconi) è un eterno bambino, sognatore dall’anima buona e semplice, che ha grandi difficoltà nel trovare lavoro. I due faranno amicizia con Tito (M. Vacca), autoironico professore cieco che vive con sua madre.
Lo spettatore si trova quindi ad empatizzare non solo con i singoli personaggi, ma con il trio che si viene a formare: una piccola “Armata Brancaleone” con dinamiche assolutamente normali, fatte sia di cameratismo e aiuto reciproco per realizzare i propri sogni, che di egoismi e rabbia corale verso un sistema che non crea le stesse opportunità per tutti. I tre non hanno altri strumenti che quelli musicali; di certo, è dura invocare solo con essi la rivoluzione di cui avrebbero bisogno davanti al Quirinale… ma vale la pena tentare.
La pièce, che si sviluppa in un unico atto, funziona e scorre anche grazie a una regia efficace, con cambi di scena e luci ben coordinati. A tutto questo fa da cornice una scenografia curata e d’effetto, opera di Lina Zirpoli e Giovanni Valgimigli, che sfruttano in modo creativo e intelligente ogni angolo dello spazio a disposizione.
Al Teatro 7 (peraltro attivo nel sociale con i progetti della sua Organizzazione di Volontariato) dimenticherete per un po’ l’esistenza del linguaggio politically correct, perché di argomenti seri e delicati, qui, si riesce a parlare in modo leggero, pragmatico e privo di maschere. Si scherza su tutto, non solo sulle difficoltà psicofisiche dei protagonisti. Anche l’assistenza personale alle persone con disabilità, l’immigrazione, il pregiudizio, i diritti dei padri separati, diventano tematiche su cui si può ridere proprio perché condite da quella nota dolceamara che trasforma la risata stessa in una grande critica alla società in cui viviamo. Il consiglio che vi diamo è quello di partecipare a questa rivoluzione, a teatro e nella vita quotidiana, con il sorriso ma anche con la testa.
Dopotutto, come direbbe Alberto Sordi: “Quanno se scherza, bisogna esse’ seri”.