Le agitate di Santa Maria della Pietà

Le agitate di Santa Maria della Pietà

Ha debuttato ieri 9 aprile nella signorile cornice dell’Off/Off Theatre di Via Giulia a Roma lo spettacolo “Santa Maria della Pietà – Le Agitate” scritto da Luisa Casasanta, diretto da Orazio Rotolo Schifone ed interpretato, oltre che dalla stessa Casasanta, da Masaria Colucci, Aura Ghezzi, Laura Mazzi, Edoardo Purgatori, Mattia Terruzzi ed Elena Vanni. Lo spettacolo sarà in scena fino al 13 aprile

L’idea di questo lavoro, da crediti, è da attribuire al regista.

All’interno di un ambiente che ben richiama – grazie al bel lavoro di scenografia di Jean Paul Ame – il padiglione XVII del famoso manicomio romano di Santa Maria della pietà chiuso definitivamente alla fine del 1999 grazie alla salvifica legge Basaglia del 1978 – si dipana la vicenda collettiva e le vicende individuali di quattro donne legate tra loro da un denominatore comune: essere state denunciate dai mariti perché volevano scegliere liberamente come condurre la propria vita.

Oltre alle quattro pazienti si muovono sulla scena un infermiere, il medico primario della struttura e una suora che abitano quella che può dirsi una storia molto ricca dal punto di vista descrittivo e notevolmente coinvolgente da quello emotivo e che può vantarsi di una ricchezza “politica” non comune nei testi dei giorni nostri.

Luisa Casasanta ha infatti il merito di aver messo nero su bianco un insieme di parole che non si limitano a dar vita a situazioni meramente teatrali in cui ci si occupa esclusivamente di fatti e relazioni, ma che portano altresì in dote, tramite il gioco dei dialoghi e delle confessioni, urla di dolore che sbattono in faccia le gravi ingiustizie inerenti ad una condizione femminile che è sempre stata gravata dal giudizio castrante di uomini ideologicamente e fisicamente violenti verso le proprie mogli, madri e figlie.

Lo spettacolo in questione, ambientato nel 1969, mette dunque in luce, grazie ad un ordinato e non supponente lavoro di regia combinato alla qualità generosa e misurata di tutti gli interpreti, un vortice di ingiustizie e mostruosità che coinvolgono le condizioni di disumanità nelle quali, fino alla rivoluzione illuminata di cui sopra (Basaglia), sono stati costretti i pazienti psichiatrici e la condizione di prestabilita subalternità che ha sempre obbligato le donne a non poter disporre di nulla in nessun modo, essendo impossibilitate a decidere del proprio corpo in caso di gravidanza, ad amare una persona del proprio stesso sesso o ad amare spiritualmente e carnalmente chi si vuole, quando si vuole e nella misura che si vuole.

Insomma, un lavoro intenso, impegnativo e impegnato che si presenta con le migliori intenzioni e una buona riuscita, dovendo probabilmente permettere agli interpreti di migliorare la confidenza con i loro percorsi recitativi e al disegno complessivo una ricerca di sintesi e snellezza che renderà il tutto ancora maggiormente efficace

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