I volti e i destini di atleti indimenticabili, le cui gesta hanno varcato i confini delle singole discipline arrivando a toccare il cuore della gente. Il giornalista e scrittore Andrea Scanzi sale sul palco della Sala Umberto per Eroi, storie emblematiche di sport, la sera del 4 dicembre. Vi tornerà il 20 febbraio 2018. Drammi e trionfi, sacrifici e rinascite di persone fuori dal comune in un monologo appassionato e coinvolgente.
Destini diversi di campioni accomunati dallo loro unicità e dalla gloria raggiunta. Soprattutto dai ricordi speciali regalati alle platee di tutto il mondo; quel mondo che non li ha mai dimenticati. Alla Sala Umberto salgono sul palco gli idoli dei tifosi d’ogni epoca grazie allo spettacolo Eroi, storie emblematiche di sport. Un monologo del giornalista e scrittore Andrea Scanzi, per la regia di Angelo Generali e la direzione di scena di Simone Rota, sull’eccezionalità dell’essere fuoriclasse.
Eroi è un viaggio emozionante ed ironico attraverso la poesia, talvolta anche tragica, di vite straordinarie. Rese tali, paradossalmente, dalla normalità di vicissitudini che ne indirizzano il percorso, amplificando o soffocando quel talento innato o forgiato dal sacrificio che è alla base di ogni carriera agonistica. Lo spettatore viene così risucchiato dall’intensità del racconto nel vortice di sentimenti che prende forma sul palco, fatto di immagini e voci.
Scanzi porta così il pubblico nella storia di Pietro Mennea, con la sua corsa rabbiosa e indomabile nata nella povertà, o di Nadia Comaneci, leggiadra Dea della ginnastica offesa da un destino violento. Rivivono le scalate del pirata gentile Marco Pantani, che scattava sulla bici per abbreviare la fatica di una salita che non gli piaceva, e che l’avrebbe condotto nel precipizio. Fino ad incontrare il genio e la follia di George Best, uno dei più grandi calciatori e aforisti di sempre che tuttavia non seppe dribblare il demone dell’alcol.
E poi i volteggi del Signore degli Anelli che fu più forte di ogni infortunio, Yuri Chechi, o la parabola malinconica di Gilles Villeneuve, il pilota più amato e rimpianto da Enzo Ferrari. Su tutti, forse, colui che riuscì ad essere vera icona, simbolo politico oltrechè idolo sportivo per l’eleganza letale con cui conseguiva le sue vittorie: Muhammad Alì.
Colonna sonora di questa grande storia può essere un pianoforte sbagliato, divenuto giusto grazie alla maestria di un genio, o semplicemente gli applausi. Quelli di un pubblico soddisfatto alla fine di un grande spettacolo.