di Marco Bombagi
Gli unici codici sono quelli genetici che fanno sì che in un solo essere umano si concentrino tanti immensi talenti. A Roma, nelle sale sotterranee del Palazzo della Cancelleria, a due passi da Campo De’ Fiori, rivive l’incredibile esperienza terrena di Leonardo Da Vinci con la mostra “Il genio e le invenzioni – Le grandi macchine interattive” allestita dal 2009.
Al di là del celebre libro da cui fu tratto il noto film che catalizzò l’attenzione del mondo anni fa, sopravvivono al trascorrere dei secoli le pure opere d’ingegno di un uomo straordinario che fu al contempo pittore, ingegnere e scienziato.
L’esposizione presenta quasi cinquanta macchine create dalla sconfinata intelligenza del figlio di Ser Piero da Vinci: macchine per il volo, come il predecessore del paracadute, una bicicletta, una sega idraulica e molte altre. Tutte funzionanti e a grandezza naturale, per immergersi in un’atmosfera insolita e affascinante, tra disegni e 3D.
Dal Novembre 2015 infatti, il visitatore può comprendere il funzionamento delle macchine grazie all’utilizzo di immagini virtuali riprodotte tramite 9 ologrammi, strutturati per presentare gli studi di Leonardo su volo, guerra, ingegneria e pittura. Rappresentazioni tridimensionali fluttuanti, presentate in 4 teche, che fanno apparire l’opera in maniera realistica e nitida, un oggetto fisicamente presente.
Molte delle creazioni non furono mai realizzate dall’autore, ma la precisione dei disegni, insieme all’enorme quantità di appunti, i Codici Vinciani, ha permesso la costruzione vera e propria di quelle che per secoli erano state mere idee confinate su carta e inchiostro.
Una mostra che ha attratto migliaia di visitatori nel corso di questi anni e che, nella cornice del centro storico della Capitale, consente di calarsi non solo nello spirito del passato, ma soprattutto nel furore creativo di uno dei personaggi più importanti della storia, la cui intelligenza, un “dono di Dio” come lo definì Vasari, lo guidò a precorrere il futuro, con realizzazioni che si sarebbero riviste solo centinaia di anni più tardi.