Regione Lombardia apre al dibattito per impedire la regolarizzazione dei luoghi di culto musulmani. Lo spettro dell’incostituzionalità è dietro l’angolo
di Adalgisa Marrocco
Il Consiglio Regionale della Lombardia apre la discussione sulla modifica alla Legge Regionale n° 12/05 riguardante edifici di culto e attrezzature destinate a servizi religiosi. Le correzioni sono state proposte da Lega Nord, Fratelli d’Italia e da parte di Forza Italia e NCD ed hanno un obiettivo ben preciso: bloccare la regolarizzazione dei luoghi di culto per la comunità musulmana, composta da circa 420mila residenti lombardi.
LE STRINGENTI NORME – Il progetto di modifica alla Legge Regionale non contesta in maniera diretta l’istituzione di moschee, ma agisce stabilendo voto referendario per la realizzazione di nuovi edifici e ponendo rigorosi vincoli di carattere urbanistico. L’esempio più eclatante è l’obbligo di costruire un parcheggio con capienza pari al 200% dello spazio adibito al culto: proporzioni che, probabilmente, non vengono raggiunte nemmeno dal parco auto dei centri commerciali e che renderebbero necessaria l’ubicazione delle moschee in aree extraurbane, difficilmente raggiungibili da chi si sposta con i mezzi pubblici. In più, ricalcando maccheronicamente lo stile apartheid, dovrebbero essere introdotte distanze minime tra gli edifici di culto appartenenti a differenti confessioni. Infine, potrebbe diventare obbligatoria l’installazione di video-sorveglianza nelle strutture religiose. Proposte che vanno ad aggiungersi a quelle presentate qualche mese fa da Massimiliano Fedriga, capogruppo della Lega Nord alla Camera: istituzione del registro degli Imam e dovere di parlare italiano all’interno delle moschee.
RISCHIO INCOSTITUZIONALITÁ – Reas Syed, responsabile legale del Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano, ha dichiarato: «la norma proposta ha numerosi profili di incostituzionalità e avrebbe l’effetto di discriminare non solo i musulmani ma tutte le minoranze religiose». A dare ragione al CAIM, giunge l’Avvocatura Regionale che ha voluto sottolineare come la libertà religiosa sia garantita dalla Costituzione e non possa essere regolamentata da norme urbanistiche di competenza regionale. È respinta anche la proposta di referendum perché produrrebbe nuovi e superflui oneri per gli Enti Locali, anche se il capogruppo leghista, Massimiliano Romeo, suggerisce il voto online.
IL CONTROSENSO DELLE SPESE REFERENDARIE – La comunità islamica rivendica il fatto di non aver mai richiesto soldi pubblici per la costruzione di moschee. Così, le futuribili circostanze farebbero emergere un controsenso: spendere denaro di Enti Locali per capire se l’esente costruzione di luoghi religiosi possa essere avallata o meno.
ESTREMISMO POLITICO – Se la modifica alla Legge Regionale n° 12/05 dovesse essere vagliata dal Consiglio Regionale lombardo, si creerebbe un precedente allarmante e altre aree metropolitane (e, soprattutto, multiculturali) potrebbero reclamare una regolamentazione simile. Ci troviamo di fronte ad estremismi politici mirati a combattere presunte derive estremiste di carattere religioso: misure preventive che violerebbero la libertà individuale e causerebbero discriminazione. Francesco Ruffini, storico, giurista e Senatore vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, scriveva: «lo Stato moderno non deve più conoscere tolleranza, ma solamente libertà: poiché quella suona graziosa concessione dello Stato al cittadino; questa invece diritto del cittadino verso lo Stato». Davanti a proposte simili, svanisce finanche la concessione. E svanisce lo Stato moderno.